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La citazione a “The Truman Show” nello show di Louis Vuitton

Il setting dello show di Virgil Abloh ricordava il famoso finale del film

La citazione a “The Truman Show” nello show di Louis Vuitton Il setting dello show di Virgil Abloh ricordava il famoso finale del film

Lo show FW20 di Louis Vuitton si è appena concluso. Nel setting della sfilata si nascondeva una citazione inaspettata al film cult “The Truman Show” con Jim Carrey. Per entrare in passerella, infatti, i modelli scendevano da una scala diagonale della stessa tinta del muro, che ricordava da molto vicino la scala da cui Jim Carrey usciva di scena nel celebre finale del film passando da una vita perfetta ma finta al mondo reale. Nelle sue note sullo show, Abloh ha detto:

“Sartoria e silhouette affusolata, simboli fermi di convenzione, affari e successo, lasciano la loro zona di comfort:neutralizzati i codici di abbigliamento del vecchio mondo, ruotati e capovolti, essi si riappropriano e abbracciano una progressiva joie de vivre. Non lasciare che illavoro quotidiano definiscachi sei”.

Il tema della collezione era “Heaven on Heart” e se il setting della sfilata simboleggiava il paradiso, forse Abloh voleva accentuarne la natura di artificio, proprio come nel film la vita perfetta del protagonista era soltanto un set cinematografico. I giganteschi strumenti da sarto che dominavano la stanza, un rocchetto e un paio di forbici, utilizzati come sedili dal pubblico rimandano invece alla tecnica dello straniamento, ovvero il porre oggetti quotidiani fuori dal proprio contesto per far riflettere sulla loro natura. Lo stesso potrebbe essere detto dell’invito alla sfilata: un orologio privo di numeri che andava all’indietro. Nelle note allo show si legge: 

"Virgil Abloh applica la meccanica del surreale per riavvolgere l'orologio della nostra comprensione collettiva inflitta dall'età. Guardare il mondo attraverso lo sguardo di un bambino, di un un adolescente o di un giovane, equivale alla prima impressione, alla purezza della mente e al rinfrescante ottimismo dell'ingenuità".

Questa "meccanica del surreale" include proprio il processo dello straniamento, nato in origine per eliminare l'automatismo della percezione. Allo stesso modo Abloh sfida le maniere automatiche in cui noi percepiamo il menswear, approfittando dell'occasione per eliminare anche quella distinzione fra sartoria e streetwear, che viene interpretato come abito indossato nella realtà, a prescindere dalla sua forma, e a prescindere dai codici sociali a cui viene associato. Liberando la definizione di streetwear dai canoni precedenti, Abloh vuole autorizzare il sogno. Non è il nostro lavoro a definirci, ma le nostre aspirazioni.

Un certo tipo di straniamento è stato impiegato anche nei look della collezione, in cui i capi classici del guardaroba maschile sono stati decostruiti o sottilmente modificati tramite layering inaspettati, gradienti di colori, incrostazioni di cristalli e costruzioni sartoriali insolite. Un tema visivo importante è stato il cielo azzurro punteggiato da nuvole, fondale caro a molta pittura surrealista e specialmente a Renè Magritte, che è stato riproposto in un’intera sezione di look, decorati con una stampa all-over simile a quello del setting dello show.

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