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Talent Corner - Black Coffee

Abbiamo parlato con il dj sudafricano in occasione della sua residency ad Ibiza

Talent Corner - Black Coffee Abbiamo parlato con il dj sudafricano in occasione della sua residency ad Ibiza

Gran parte del pubblico mainstream ha conosciuto Black Coffee grazie alla sua recente collaborazione con Drake per Get it together, brano contenuto in More Life. Ma Black Coffee è molto, molto, di più di questo.

Vera e propria icona dell’house music africana, Black Coffee ha conquistato le più prestigiose console al mondo, grazie anche alle sue doti di produttore,  esplicitate in diversi album di grande successo.

L’abbiamo intervistato in occasione dell’annuncio della sua residency estiva all’Hi di Ibiza, per farci raccontare qualcosa in più sulla sua arte e su una insolita passione. 

 

 

#1 Hai un passato incredibile, ma mi piacerebbe cominciare dal presente e dal futuro. Quest’estate comincerai la tua prima residency all’Hi, ad Ibiza. Quali sono le tue sensazioni?

Sono molto eccitato, non vedo l’ora di contribuire alla riapertura. Credo che Ibiza abbia giocato, e continui a giocare, un ruolo fondamentale allo sviluppo e diffusione della dance music in giro per il mondo, e non vedo l’ora di farne parte. Non aspetto altro che l’arrivo dell’estate e di far conoscere sempre più la musica Sud Africana nel mondo. 

 

#2 Sei stato definito a più riprese come il presente della musica Sudafricana e, per questo, una fonte di ispirazione per i più giovani. Quali erano, invece, i tuoi punti di riferimento quando hai cominciato?

Basta osservare i comportamenti dei social media in Sud Africa in questi tempi. Abbiamo da poco celebrato il 16 giugno e la Rivolta di Soweto accaduta in quella stessa data nel 1976. C’erano studenti che marciavano contro l’imposizione ad imparare un certo tipo di linguaggio, e la marcia si è spesso trasformata in una carneficina nera, perché il governo ordinò alla polizia di sparare per uccidere. Quel giorno è diventato importantissimo per la storia del Sud Africa. Quando leggo i social media trovo un sacco di gente che vuole aiutare gli altri, su Twitter ad esempio tutti chiedono agli artisti di donare, aiutare, di costruire qualcosa che possa essere d’aiuto. Credo che sia qualcosa di strettamente collegato al nostro paese, al modo in cui si è formato, che ci ha portato ad avere una speciale connessione e comprensione della nostra comunità e dei suoi bisogni. Ed è quello il paese in cui sono cresciuto.
L'altro giorno mi sono imbattuto in un ragazzo che stava raccogliendo fondi per il suo network che aveva appena lanciato. Mi ha sfidato, dicendo che per ogni retweet che riceveva avrebbe donato un “rand” e così ho cominciato a twittare anche io e a donare per ogni rwtweet ricevuto.

Quindi, è da qui che veniamo, da un paese in cui se riesci a costruirti qualcosa, la prima cosa che vuoi fare è aiutare gli altri. Sono stato molto ispirato dal mio paese in tutto quello che ho fatto. 

 

 

 

#3 Negli ultimi anni, la musica africana (in tutte le sue declinazioni) ha cominciato a conquistare le pagine dei più importanti media e magazine di settore. Tu sei di Durban, ti sei mai interessato al GQOM, cosa ne pensi?

È un qualcosa che viene prevalentemente da Durban, che è nato lì e che si è evoluto solo lì per parecchio tempo. Io sinceramente guardo alla musica come un unico grande obiettivo, e quell’obiettivo è rendere le persone felici e dargli dei momenti di gioia. Il GQOM rende un sacco di persone felici, e sono contento che stia guadagnando il rispetto e il riconoscimento che merita.

 

#4 La tua musica non è solo composta da influenze tribali africane, ma è anzi mescolata alla tradizione elettronica europea. Come trovi il giusto equilibrio?

È un processo molto lungo, e sul quale ho lavorato tanto. Come producer sono esposto a così tanta musica diversa che trovare un equilibrio è la cosa più difficile da fare. Per farti un esempio: il mio range musicale va dal voler lavorare con Rihanna a volerlo fare con Gregory Porter. Sono due mondi completamente diversi, ma è quello che mi piace della musica e quello che provo a fare di continuo, far dialogare modi diversi e trovargli un equilibrio. 

 

#5 Nell’ultimo anno hai girato tanto, suonando per i club di mezzo mondo. Qual è la parte migliore e quella peggiore di essere un DJ?

La parte migliore è sicuramente viaggiare, visitare tanti posti meravigliosi. La peggiore è lasciare a casa la famiglia, perdersi momenti importanti come il matrimonio di qualche caro o la cerimonia di diploma di tuo figlio. Ma al netto di tutto è una benedizione fare questo lavoro, fare quello che ami. 

 

#6 So che sei un grande appassionato di auto. Qual è la tua preferita? E, inoltre, quando trovi il tempo di guidarle?

Mi piacciono un sacco le Mercedes Benz. Adoro anche altre macchine, ma penso che il mio top sarebbe una SLR McLaren. In Sud Africa guidiamo sul lato sinistro della strada ma con il volante a destra. McLaren non produce queste macchine, le fa solo con il volante a sinistra, quindi comprarla sarà difficile (ride). Ma è sicuramente una delle mie preferite. 

 

#7 Ascolti mai la tua musica quando guidi?

Ascolto un sacco di roba diversa: da Frank Ocean, Majid Jordan, Mac Miller, Fat Freddy’s Drop, The Internet, Jamie Woon. Sampha oltre che i classici della musica. Ascolto anche cose rap come Kendrick Lamar o Addison Park. Mi piacciono diversi generi musicali, e ogni tanto sì, mi capita di ascoltare qualche mio vecchio disco e vedere dov’ero.

 

 

cover image by John Castillo