
Cosa ci dicono oggi le immagini di Tokyo in pieno lockdown
Tokyo, Milano, Londra, New York: come deve cambiare la città del futuro
È un colpo al cuore guardare oggi le immagini scattate a maggio di una Tokyo completamente deserta. Non c'è solo la consapevolezza di tutto quello che è accaduto da maggio ad oggi, in Giappone come nel resto del mondo, ma c'è la chiara constatazione di una città che appare fragile come non mai, irreale, a tratti distopica. L'attraversamento pedonale di Shibuya vuoto, uno dei luoghi più emblematici e iconici della città, è la rappresentazione più esplicativa e puntuale di una città in lockdown, per certi versi sconfitta, per altri solo cristallizzata. I grandi grattacieli, gli imponenti palazzi in cemento, le enormi vetrate che riflettono il paesaggio della città e che costeggiano le strade di Tokyo, trovando un equilibrio architettonico unico tra passato e futuro, restano sospesi, come immobilizzati, in attesa del ritorno alla vita.













Tokyo non è più così, lo sappiamo, lo abbiamo visto durante l'ultima Tokyo Fashion Week appena conclusasi. Una settimana della moda simbolica, che sancisce il ritorno in strada - e in passerella - di volti, trend setter e influencer atipici, che non rientrano nei tradizionali canoni estetici imposti dall'industria della moda, che non vivono di trend passeggeri e di grandi loghi da sfoggiare, ma che prediligono un'interpretazione personale di una moda che nasce e si sviluppa per strada, nei quartieri, nelle zone della città, come raccontò a suo tempo in modo ineccepibile una Bibbia del fashion come FRUITS Magazine. Ancora oggi lo stile giapponese - e insieme ad esso i grandi designer che lo fecero conoscere al mondo - resta un unicum nella storia della moda, persino ora, in tempo di globalizzazione e social media, in cui potenzialmente tutto può diventare popolare ovunque, Tokyo si fregia di un carattere innovativo, avanguardistico, assolutamente peculiare.

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Nonostante insegne in lingue diverse e stili architettonici differenti, quel carattere sospeso che dominava Tokyo nei mesi del lockdown è lo stesso che ha caratterizzato anche New York, Londra e Milano nelle settimane più dure della pandemia, portando ad una riflessione sul ruolo che le città ricoprono nella vita dei loro abitanti, e su come possono essere ripensate, in un dibattito trasversale che si collega alla progettazione e all’architettura stessa delle città.
Un argomento che torna nuovamente rilevante ora, quando in molti Paesi europei vengono introdotte misure stringenti per affrontare la seconda ondata, e a cui nss magazine ha dedicato la Digital Cover 04, intitolata Milano Sospesa.












A Milano come a Tokyo la componente creativa della città gioca un ruolo fondamentale nel ridisegnamento di quartieri che non rientrano più in categorie assolute come 'centro' e 'periferie', ma che rendono ogni parte della città un microcosmo autosufficiente e originale, in cui il principio del compact living rende davvero a misura d'uomo metropoli che per troppo tempo hanno sopraffatto i propri cittadini. Quartieri multifunzionali, che possano fungere sia da centri finanziari che culturali, che possano ospitare sia uffici che teatri, ospedali, scuole e musei, rappresenterebbero l'incontro tra settori e industrie diverse che nel loro insieme contribuiscono a rendere una città interessante, viva, un luogo in cui valga davvero la pena vivere.