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Ci sono voluti vent'anni per avere "Mare fuori"

Un fenomeno di massa inizialmente sottovalutato

Ci sono voluti vent'anni per avere Mare fuori Un fenomeno di massa inizialmente sottovalutato

Di recente su RaiPlay sono arrivati i primi sei episodi della quarta stagione di Mare fuori. La serie, soprattutto a partire dall’ultimo anno, gode di grande popolarità: è stata distribuita in oltre 20 Paesi, ed è stato annunciato un film-spinoff che dovrebbe uscire nei cinema entro la fine del 2024. Il successo di Mare fuori è così rilevante e inaspettato anche perché è una delle poche produzioni italiane a intercettare e a essere apprezzata da un pubblico trasversale, composto almeno da due tipologie di spettatori: quelli appartenenti alla Gen Z e quelli che rientrano invece nelle fasce più adulte. Due categorie, queste, notoriamente molto distanti per età e abitudini di fruizione, che difficilmente condividono gli stessi gusti in fatto di serie tv. Inizialmente, però, quasi nessuno credeva che Mare fuori potesse diventare il fenomeno di massa che è oggi. Le prime due stagioni andarono in onda direttamente su Rai 2, ma essendo questa una modalità poco adatta a coinvolgere il pubblico più giovane (che solitamente predilige lo streaming) ottennero un riscontro non del tutto eccezionale per gli standard televisivi. La popolarità di Mare fuori crebbe a partire da quando, a metà del 2022, Netflix inserì la serie nel suo catalogo. Molti spettatori, soprattutto quelli appartenenti alla GenerazioneZ, iniziarono a conoscerla solo da quel momento, e in poche settimane Mare fuori raggiunse il primo posto nella classifica delle 10 serie più viste sulla piattaforma. TikTok, poi, fece il resto, e Mare fuori divenne un argomento di discussione molto popolare sui social network. Ma fu forse durante la scorsa edizione del Festival di Sanremo che la serie venne consacrata come uno dei prodotti di punta della Rai: il cast fu infatti invitato sul palco dell’Ariston per presentare la terza stagione, e in quegli stessi giorni Chiara Ferragni dichiarò di non riuscire a smettere di guardarla. Guardando al successo che aveva riscosso su Netflix, la Rai decise poi di trasmettere la terza stagione inizialmente solo in streaming – una modalità mai sperimentata prima dalla società. La cosa si rivelò una scelta azzeccata: nelle prime due settimane di messa in onda RaiPlay registrò più di 100 milioni di visualizzazioni, il numero più alto dalla nascita della piattaforma.

Come siamo arrivati a Mare fuori

Mare fuori, prima di diventare la serie che conosciamo oggi, ha impiegato vent’anni a essere prodotta. Cristiana Farina, la sua ideatrice, aveva in mente di realizzare un qualcosa di simile già agli inizi degli anni Duemila, in particolare da quando il direttore del carcere minorile dell’isola di Nisida, in provincia di Napoli, invitò la produttrice televisiva ad assistere a uno spettacolo teatrale fatto dai detenuti. In quell’occasione Farina conobbe alcune delle persone che vivevano nella struttura, da cui poi prese ispirazione per ideare determinati personaggi di Mare Fuori, come quello di Naditza o di Viola. L’esperienza di Farina all’interno del carcere minorile culminò nella scrittura di un soggetto per una serie, intitolata Nisida, i cui diritti furono acquistati dalla Rai. Farina scrisse anche la sceneggiatura del primo episodio, ma poi il progetto si interruppe. Il tutto fu ripreso solo nel 2018, e venne intitolato per l’appunto Mare fuori – in riferimento al panorama che si può vedere dal carcere dell’isola di Nisida. I personaggi vennero attualizzati, ma l’idea di fondo rimase la stessa che Farina aveva in mente circa vent’anni prima. Le storie raccontate nella serie vennero poi ulteriormente espanse rispetto al concept originale. Una parte importante delle prime tre stagioni di Mare fuori, ad esempio, ruota attorno all’amicizia tra due personaggi che non erano previsti nel concept originale. Uno è quello di Filippo Ferrari, che a differenza della maggior parte degli altri detenuti è di buona famiglia ed è originario di Milano, mentre l’altro è quello di Carmine Di Salvo, figlio di un boss della camorra che cerca di allontanarsi dalla malavita. La loro presenza ha consentito di ampliare la narrazione e rappresentare ulteriori fenomeni che hanno giovato alla serie, come il confronto tra Nord e Sud, o tra chi è cresciuto in un contesto agiato e chi proviene dalla "strada".