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Dalle epistole greche a Tinder: l’evoluzione della messaggistica d’amore

Ma come facevano nel Medioevo senza le emoji?

Dalle epistole greche a Tinder: l’evoluzione della messaggistica d’amore  Ma come facevano nel Medioevo senza le emoji?
Le Relazioni Pericolose (Stephen Frears, 1988)
Le Relazioni Pericolose (Stephen Frears, 1988)
Amata Immortale (Bernard Rose, 1994)
Affresco del Tempio di Iside, Pompei (II sec. a.C.)
Amata Immortale (Bernard Rose, 1994)
Bright Star (Jane Campion, 2009)
Il poeta favorito, John William Godward (1920)
Giuseppe alla Corte d'Egitto, Lawrence Alma-Tadema (1874)
Ask Me No More, Lawrence Alma-Tadema (1906)
Ritratto di Murasaki Shikibu, Suzuki Harunobu (1767)
Bassorilievo romano conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Saffo ispirata dall'amore, Angelica Kauffmann, 1775

La lettera d’amore più antica del mondo, curiosamente, non è una lettera: ma un messaggio che viene dettato dalla principessa Rukmini a un bramino che lo pronuncia per il re Krishna in un testo sacro dell’induismo che risale a più di 5000 anni fa: «Oh, più bello di tutti i mondi…», inizia. E anche se di lettere d’amore sono pieni i frammenti egiziani, quelli dell’antica Cina Imeriale e della Corea, bisognò attendere l’antica Grecia e, secoli più tardi, l’ellenismo per sentir parlare d’amore in termini sostanzialmente più moderni: dai versi che Saffo rivolgeva alle sue allieve e compagne, passando per i frammenti di Anacreonte, messaggi e lettere spesso in forma poetica che erano una delle forme più sofisticate di quelle antiche civiltà che vivevano in realtà l’amore in una maniera straordinariamente moderna. Quattro secoli prima di Cristo, Callimaco di Cirene scrive al giovane Archino un epigramma per chiedergli scusa di essersi presentato ubriaco a casa sua nel cuore della notte – la moderna versione di un WhatsApp di scuse dopo una bella raffica di “Ehi, dove sei? Vogliamo vederci?” scritti alle quattro di mattina dopo la discoteca e sei gin tonic. Una raccolta più completa ce la dà nel secondo secolo prima di Cristo il misterioso Alcifrone che registrò nelle sue Epistole 118 lettere d’amore degli ateniesi dell’epoca. Nello stesso periodo, a Roma, Ovidio scriveva le lettere d’amore delle eroine mitologiche – sorta di fan fiction ante litteram che ebbe un successo forse irreplicabile nella storia della letteratura.

Affresco del Tempio di Iside, Pompei (II sec. a.C.)
Bassorilievo romano conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Saffo ispirata dall'amore, Angelica Kauffmann, 1775
Ritratto di Murasaki Shikibu, Suzuki Harunobu (1767)
Il poeta favorito, John William Godward (1920)
Giuseppe alla Corte d'Egitto, Lawrence Alma-Tadema (1874)
Ask Me No More, Lawrence Alma-Tadema (1906)

Saltando a piè pari secoli di storia in cui molte lettere d’amore vennero scritte e lette senza che il linguaggio si evolvesse sostanzialmente, giungiamo in Italia, nella Verona del XII secolo, dove i Modi Dictaminum di Maestro Guido spiegano per filo e per segno come scrivere una lettera d’amore – incluso il consiglio di esagerare sui propri sentimenti. Più sintetici si è in Giappone dove il principe Genji, come racconta Murasaki Shibiku, invia a destra e a manca poetici componimenti scritti su ventagli o oggetti preziosi. E se per Lady Murasaki la lettera d’amore è breve, stringente e soprattutto sempre astutissima, in Francia la storia d’amore proibita tra Abelardo ed Eloisa (un illustre teologo e la sua giovane studentessa) produsse forse l’epistolario d’amore più celebre della storia europea. A detta di molte ragazze presenti in redazione e intervistate a proposito dall’autore di questo articolo, però, una corrispondenza tanto lunga che sfocia in un nulla di fatto poteva essere una power move nel Medioevo ma oggi sarebbe meno consigliabile. E se comunque un messaggio d’amore è sempre una buona idea, a volte in alcuni casi non funzionano. Avete presente quando rileggete, a distanza di mesi, le smancerie che scrivevate alla vostra ex? Ecco, la stessa situazione di disagio la danno i messaggini d’amore che Enrico VIII mandava ad Anna Bolena a metà ‘500 scarabocchiandoli di nascosto sul bordo dei libri di preghiera. Ma sappiamo tutti come finì quella storia.

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Altre lettere nascondono significati più commoventi: nel 1623, il visconte di Villiers, amante di re Giacomo d’Inghilterra, scriveva castamente «vi amo più di me stesso» prima di definirsi affettuosamente «l’umile servo e cane del re». Durante quest’epoca nacque l’idea di amore galante, specialmente al di qua della manica, alla corte di Re Sole in Francia, dove praticamente si scambiavano tante lettere e bigliettini d’amore da fare arrossire le chat di Bumble. Non si fece in tempo a entrare nel ‘700 che le lettere erano diventate uno dei generi letterari più famosi: capolavoro assoluto di quell’epoca fu Le Relazioni Pericolose di Chorderos de Laclos, storia che venne tra l’altro adattata in un film di culto negli anni ’90 di nome Cruel Intentions e che trasforma le lettere d’amore in gelidi strumenti di ingegneria sociale e spietata conquista. Con un po’ di malignità, Laclos ci dice che il momento più alto per le lettere d’amore è anche il più basso: quando la loro forma diventa sublime e studiatissima, il loro scopo non è altro che l’egoismo e l’ambizione. Che poi è il motivo per cui si sta su Tinder oggi, ma okay. Le cose cambiarono con l’arrivo del nuovo secolo e del romanticismo: dai vari Werther, Ortis ed eroine gotiche di Ann Radcliffe, passando per le lettere all’Amata Immortale di Beethoven e quelle a Paolina Bonaparte di Napoleone la lettera d’amore confonde i limiti di privato e di pubblico, mostra la grandezza di questi protagonisti della storia e della cultura attraverso i loro voli più poetici. Beethoven è così poetico, in effetti, che la sua lettera d’amore diventa un plot point del primo film di Sex & The City, uscito fortunatamente prima che Christ Noth fosse cancelled e And Just Like That vedesse la luce del giorno. Tempi beati.

Le Relazioni Pericolose (Stephen Frears, 1988)
Le Relazioni Pericolose (Stephen Frears, 1988)
Amata Immortale (Bernard Rose, 1994)
Amata Immortale (Bernard Rose, 1994)
Bright Star (Jane Campion, 2009)

Lettera dopo lettera arriviamo al giorno d’oggi. Se la carta e i servizi postali si sono evoluti, non lo stesso si può dire delle lettere d’amore – meno sdolcinate e, nel caso di quelle spedite ai soldati al fronte, abbastanza piccanti. Ma la vera, grande svolta nella storia delle lettere d’amore arriva con due figure storiche che svettano sopra Napoleone e Paolina Bonaparte: Tom Hanks e Meg Ryan in C’è Posta per Te – primo film in cui i due protagonisti si innamorano via chatroom e e-mail. È il 1998 e siamo sull’orlo di una nuova epoca. Gli SMS e gli emoji cambiano letteralmente la maniera in cui percepiamo la comunicazione: da Kelly Rowland che scrive messaggi sconsolati a Nelly nel video di Dilemma nel 2002, ai genitori di tutti i teenager italiani che scoprono gli enormi costi della bolletta telefonica dopo che la prole ha passato una notte a scambiarsi SMS d’amore (per i più giovani: esistevano tempi in cui Whatsapp e Tinder non esistevano). Tra chatroom su Netlog, trilli di MSN e fanciulle dalla dubbia identità incontrate su Badoo, la vera svolta avvenne il 12 settembre del 2012, giorno in cui droppò la prima versione di Tinder. Fu come la scoperta del fuoco: una sorta di Pokedex per i single (e, nei casi fortunati, le coppie) che permise a tutti di flirtare e scambiare messaggi da casa propria.

Questa è anche l’epoca del sexting, quella in cui l’inerente scandalosità e segretezza del messaggio d’amore si arricchisce di immagini, di suoni con le note vocali e in cui la relazione a distanza viene colmata da FaceTime e non da pagine e pagine di missive impregnate di profumo. La tecnologia svolge un ruolo fondamentale: più questa progredisce, più gli innamorati di tutto il mondo strappano gli ostacoli che li separano, sentono prima la propria voce, poi si vedono – a volte dormono persino in diretta.

Di recente, poi, i messaggi hanno traslocato: dallo schermo degli smartphone a quello degli smart watch fino alla tecnologia indossabile come i bracciali di B-R1NG Company, costruiti in un materiale brevettato di nome XL EXTRALIGHT che tramite un microchip interno e una app dedicata consentono di creare, personalizzare e condividere video 3D, immagini e contenuti NFT a chiunque li indossi su tutti i social media esistenti. Che cosa abbia in serbo la Gen Z per il futuro non è dato sapere: ci sarà un giorno in cui le coppiette trasformeranno le proprie foto in NFT proprio come, ai tempi di Moccia, appendevano i lucchetti al Ponte Milvio di Roma? Con le nuove tecnologie digitali, tutto è possibile.