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È arrivato il momento di spegnere le luci dei negozi la notte

Lo spreco che abbiamo sotto gli occhi

È arrivato il momento di spegnere le luci dei negozi la notte Lo spreco che abbiamo sotto gli occhi

Il rincaro delle bollette, la crisi energetica e il cambiamento climatico rappresentano una nuova preoccupazione per l’Europa, che quest’inverno dovrà affrontare una razionalizzazione dei consumi che alcuni paragonano già alla famosa “austerity” degli anni ’70. Uno di questi è Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie Confcommercio Milano, che ha parlato ad AGI dell'ipotesi, nella lotta ai consumi per negozi e centri commerciali, di spegnere le luci che illuminano le vetrine per tutta la notte: «Si può non tenere accese le luci fino all'una di notte, ma vetrine e insegne fino alle 23, soprattutto per garantire l'illuminazione delle strade, e le altre luci spegnerle quando si chiude il negozio». Le parole di Meghnagi hanno in effetti puntato il riflettore su uno degli sprechi di energia più palesi che si vedono nelle città italiane e specialmente a Milano: le luci di negozi e uffici accese tutta la notte. Camminando in centro dopo gli orari di chiusura, in effetti, anche al di là delle saracinesche abbassate, molti negozi ed edifici pubblici (musei, banche, facciate di condomini, uffici e centri commerciali) lasciano parte della propria illuminazione accesa ventiquattro ore al giorno, in special modo le vetrine – abitudine che forse in passato poteva restare inosservata che nel 2022, nel mezzo di una crisi energetica e climatica, rappresenta uno spreco del tutto insensato ed evitabile. 

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Se una grande parte del pubblico identifica le vetrine spente con un mondo cupo e triste e saluta quelle accese come segno di civiltà e “normalità”, rimane vero che quando si lasciano luci accese in un edificio per fini puramente decorativi si sta di fatto sprecando una quantità di energia elettrica molto elevata. Pensiamo agli schermi digitali, ai cartelloni illuminati ventiquattro ore al giorno, alle vetrine di concessionari e agenzie immobiliari per citare due esempi a caso, o anche a negozi e bar di periferia che hanno luci costantemente accese. E, parlando nello specifico di Milano, basta fare un giro in centro o in Piazza Gae Aulenti per vedere come a rimanere accesi tutta la notta non siano solo le vetrine dei negozi di ogni genere ma anche interi grattacieli palesemente vuoti, centri commerciali e persino parcheggi inaccessibili. Anche nel mondo del calcio ci si è resi conto di questi sprechi, tanto che la Lega Nazionale Professionisti Serie A ha stabilito che, a partire dalla quinta giornata di Campionato, «il lasso di tempo di piena accensione dei sistemi di illuminamento dei terreni di gioco di Serie A sia fissato a un massimo di 4 ore» come scrive Rai News. Molti hanno fatto notare come in effetti l’accensione notturna delle vetrine riguardi anche la sicurezza pubblica dato che le vetrine servono anche a illuminare le strade. Ma rimane vero che in una città come Milano, dove l’illuminazione municipale è presente in ogni via, anche nelle aree fuori città dove è meno necessaria, la ricaduta sulla sicurezza pubblica di neon e vetrine dei negozi spente è solo psicologica né è responsabilità dei commercianti garantire l’illuminazione delle strade.

La verità è forse che, collettivamente parlando, tutta la nostra società si è abituata a concepire le risorse energetiche come qualcosa di scontato e, soprattutto, di infinito. Non è così: ogni minuto di luce artificiale corrisponde a emissioni inquinanti che vengono immesse nell’aria e a energia usata a vuoto. Lo spreco, in altre parole, rimane spreco sempre e comunque – e la attuale crisi energetica ce lo sta facendo capire. In Germania è stato pubblicato un piano in 19 punti per limitare i consumi, iniziativa che i giornali italiani e Twitter hanno colorato con sfumature apocalittiche parlando di “canna del gas”, di "città senz'anima", di “psicosi”, di “lockdown energetico”. Tutto uno storytelling tragico svolto nel segno della disperazione, della privazione e dell’angustia quando in realtà la limitazione dei consumi non è solo responsabile ma anche necessaria in un momento storico in cui il cambiamento climatico diventa sempre più una minaccia esistenziale. Questo agosto un collettivo di attivisti francesi di nome On The Spot Parkour è diventato virale su Internet arrampicandosi a mani nude sulle facciate dei negozi e spegnendo le insegne accese dei negozi nello stesso spazio temporale in cui il presidente Macron chiedeva ai negozianti di limitare lo spreco di energia – a questo proposito Forbes notava che per una volta il mondo sovversivo degli atleti parkour e quello del governo ufficiale erano d’accordo su qualcosa.  È difficile che a Milano qualcuno decida autonomamente di spegnere insegne e vetrine alla chiusura del negozio – ma forse non servirebbe fare i salti mortali per capire quanto stiamo inquinando (e sprecando) in nome delle apparenze.