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Come nasce l’upcycling nella storia della moda?

Dalla corte della regina Vittoria fino a The Refresh Sessions di Tommy Jeans

Come nasce l’upcycling nella storia della moda? Dalla corte della regina Vittoria fino a The Refresh Sessions di Tommy Jeans
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Catherine Laz
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Janette Beckman
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Derek Ridgers
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Marcus Graham
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia / Credits: Patrick AVENTURIER
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia / Credits: Patrick AVENTURIER
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
L'abito modificato da Elise Kreutzer al Costume Museum di Bath
Un abito di Alessandra di Danimarca disegnato da Elise Kreutzer
Gli abiti di Alessandra di Danimarca al Costume Museum di Bath
L'abito da matrimonio di Alessandria di Danimarca
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker

Il prossimo 3 aprile, il progetto The Refresh Sessions di Tommy Jeans ripartirà con una nuova edizione che vedrà i laboratori creativi del brand impegnati in un tour in tre tappe di Roma, Napoli e Bari. Il tema di The Refresh Sessions è l’upcycling, di cui si farà portavoce la co-host dei tre appuntamenti, la stylist e consultant Silvia di Grazia, che trasformerà gli item portati dai partecipanti in oggetti per la casa o cappelli. E proprio in occasione del lancio di questa terza edizione di The Refresh Sessions sarà bene distinguere chiaramente tra due termini che il pubblico ha sentito e risentito centinaia di volte negli ultimi anni: recycling e upcycling.

La distinzione non è solo semantica ma riguarda due tipi di pratiche molto distinte tra loro: il recycling, infatti, prende un materiale di scarto e lo riporta alle sue condizioni originarie; mentre l’upcycling trasforma il materiale di scarto in un nuovo prodotto valorizzandolo sul piano economico o estetico. L’idea dell’upcycling è vecchia quanto l’umanità – eppure il concetto possiede una sua interessante storia nel corso del ‘900 fatta di apporti diversi che confluiscono tutti nella medesima filosofia.

L'abito da matrimonio di Alessandria di Danimarca
L'abito modificato da Elise Kreutzer al Costume Museum di Bath
Gli abiti di Alessandra di Danimarca al Costume Museum di Bath
Un abito di Alessandra di Danimarca disegnato da Elise Kreutzer

L’upcycling nella moda non nasce soltanto dalle esigenze delle classi meno abbienti – ma esiste da sempre anche nel lusso. Gli studiosi hanno ampiamente documentato l’abitudine delle clienti della haute couture ottocentesca di trasformare e riutilizzare i materiali dei loro costosi abiti per farli durare decenni: alla corte della regina Vittoria, trasformare e ritrasformare abiti era una questione d’abitudine anche per una donna come la principessa Alessandra di Danimarca, nuora della regina, che chiedeva alla couturier inglese Elise Kreutzer continue metamorfosi dei propri abiti – incluso quello da sposa: la storica Kate Stradstin racconta che nel 1863, a pochi giorni dal matrimonio reale con Edoardo VII, Alessandra fece trasformare a Elise Kreutzer il suo abito nuziale in un abito da sera; mentre nel 1874 fu un abito utilizzato tre anni prima che venne rimodellato dalla couturier per un nuovo ballo. Il padre della moderna couture, Frederick Worth, si occupava anche di rimodellare le sue vecchie creazioni in nuovi capi nella stessa epoca. Una simile abitudine apparve, curiosamente, anche in Via col Vento, film del 1939 ambientato nell’800, in cui il personaggio di Vivien Leigh usa una tenda per fabbricare un abito verde. Al di fuori delle corti reali, comunque, la tecnica del riutilizzo dei capi era rimasta diffusissima presso le classi sociali più umili – venendo anche incoraggiata dal governi britannico durante la Seconda Guerra Mondiale con la campagna Make Do and Mend.

Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia / Credits: Patrick AVENTURIER
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia / Credits: Patrick AVENTURIER
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia
Il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew in Thailandia

Le cose iniziano a farsi più interessanti nei decenni successivi: nel 1964, Alfred Heineken, fondatore dell’omonimo birrificio, si trovava nelle Antille Olandesi e osservò da un lato il crescente problema dell’inquinamento con vecchie bottiglie usate rigettate dal mare sulle spiagge e, dall’altro, della difficoltà da parte degli abitanti dell’isola di trovare materiali da costruzione. Gli venne l’idea di produrre bottiglie di vetro che, svuotate, potessero essere riutilizzate come materiale da costruzione. Heineken consultò l’architetto John Habraken che, dopo qualche tentativo, creò la WOBO – il primo packaging riutilizzabile della storia industriale. Lo stesso Heineken si fece costruire una casetta in giardino usando le nuove bottiglie ma il progetto non prese piede per resistenze interne all’azienda. Dieci anni più tardi un critico inglese, venuto a sapere del progetto, ne scrisse entusiasticamente inserendo le bottiglie anche sulla copertina di un libro. Fu a quel punto che Habraken tornò a discutere con l’azienda olandese che supportò l’idea di riaprire il progetto di un edificio di upcycling disegnato da Rinus van den Berg e che avrebbe dovuto avere pilastri fatti con barili di petrolio, soffitti fatti con i tetti degli autobus Volkswagen e mura fatte con le bottiglie di birra. Il progetto, però, non vide mai la luce anche se nel 1984, in Thailandia, il tempio di Wat Pa Maha Chedi Kaew venne ricostruito usando 1,5 milioni di bottiglie di birra - non quelle di Heineken però. 

Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Derek Ridgers
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Janette Beckman
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Catherine Laz
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Marcus Graham
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker
Punk inglesi negli anni '80 / Credits: Shirley Baker

Mentre nel mondo degli accademici e degli ingegneri si andava formando l’idea di upcycling (che ancora non aveva questo nome) nel mondo della moda le subculture giovanili degli anni ’80 iniziavano a sperimentare con il riutilizzo creativo dei tessuti: i punk inglesi furono forse i primissimi a riadattare vecchi abiti ai gusti moderni, specialmente i jeans, trasformando l’umile spilla da balia, utilizzata per tenere insieme i diversi pezzi uniti insieme, in un simbolo di ribellione e anarchia.  Fu solo nel 1998, però, che il termine upcycling venne coniato dall’imprenditore ed economista Gunter Pauli, inventore del concetto di “economia blu”, che lo usò per la prima volta nel suo libro Upsizing: The Road to Zero Emissions. Il termine venne ripreso nel 2002 da William McDonough e Michael Braungart nel volume Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things che era scritto con inchiostro alla soia su pagine di plastica che consentiva di poter cancellare la scrittura e riutilizzare il libro per un nuovo testo. Proprio in quegli anni, nella moda, Martin Margiela rivoluzionava l’idea stessa di couture  con le collezioni Artisanal del suo brand, i cui abiti erano ricomposti a partire da piumini, guanti da baseball e persino pezzi di ceramica.

I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue
I design di Martin Margiela al Palais Galliera, Parigi / Credits: Vogue

Negli ultimi anni, con le crescenti preoccupazioni derivate dall’avanzamento del cambiamento climatico, l’industria della moda ha iniziato a implementare misure sempre più complete per ridurre la sua impronta sul pianeta e implementare nuovi e più sostenibili modelli produttivi. La spinta è partita non solo dall’alto delle corporation ma anche da parte del pubblico che, durante il boom del fai-da-te avvenuto durante il lockdown, ha popolarizzato il riuso creativo e le tecniche di upcycling diffuse attraverso social come Instagram e TikTok.

È proprio per rispondere a questa esigenza che Tommy Jeans, nell’ambito più generale delle sue iniziative sostenibili, ha non solo iniziato a implementare un modello circolare per la produzione dei suoi 15 milioni di paia di jeans l’anno, ma ha anche riunito designer indipendenti locali e pubblico con iniziative come The Refresh Sessions che cancellano la distanza tra chi possiede il know-how tecnico e chi invece il desiderio di imparare per promuovere atteggiamenti positivi verso la sostenibilità. Un primo risultato del nuovo approccio è stata la collezione FW20 del brand, la prima nel suo genere a essere prodotta a partire da materiali completamente riciclati, ma quello più durevole è The Refresh Sessions, giunto quest’anno alla sua terza edizione, con una community sempre più grande.