Com’è stata la mostra di Gucci a Firenze
Un exhibit che dipinge un quadro preciso del nuovo ruolo svolto dai brand di lusso dell'ecosistema della moda
18 Maggio 2021
Qualche settimana fa, Alessandro Michele ha presentato la sua ultima collezione per Gucci, che è stata un’ode ai cento anni del brand. La celebrazione del centenario è poi proseguita, la scorsa settimana, con l’apertura di una mostra intitolata Gucci Garden Archetypes al Gucci Garden di Firenze curata dallo stesso Michele. La mostra è un’esperienza immersiva e multimediale che fa esplorare ai visitatori quindici delle più iconiche campagne di Michele attraverso una serie di sale, ciascuna dedicata a un momento specifico dell’evoluzione creativa del designer per Gucci.
Nel 2015, Michele prese il controllo del brand e lo portò in una direzione nuova – nuova non solo per Gucci ma per tutta l’industria della moda. Dall’esordio con lo show FW15 del brand e in seguito collezione dopo collezione, e campagna dopo campagna, il direttore creativo e il suo team hanno creato una visione che mostra la moda in una luce pienamente artistica. Quelle stesse collezioni e campagne sono in se stesse una forma di arte contemporanea che non vuole solo vendere abiti ma raccontare storie, creare fantasie. Un mondo che abbiamo visto nel corso degli anni attraverso schermi e cartelloni pubblicitari – e in cui ora si può entrare fisicamente. La mostra è un’antologia della creatività di Michele e dà modo di assaporarne e comprenderne in pieno ogni sfumatura e interpretazione. Il designer ha spiegato nelle sue note:
«Ho pensato che sarebbe stato interessante accompagnare il pubblico in questi primi sei anni di avventura, invitandolo ad attraversare l'immaginario, la narrazione, l'inaspettato, il glitter. Così, ho creato un parco giochi di emozioni che sono le stesse delle campagne, perché sono le campagne il viaggio più esplicito nella mia visione creativa».
Dal momento in cui si sale la scala coperta di graffiti che apre la mostra, si percepisce un forte senso di libertà e ribellione artistica, che continua a crescere lungo il viaggio. Attraverso il percorso della mostra, vengono esplorate molteplici narrazioni utilizzando diversi mezzi come una proiezione circolare che offre un'esperienza di prima mano dell'esuberante ensemble all-Black della Campagna Pre-Fall 2017 che ha celebrato l'eleganza della cultura nera; o la campagna FW18 che è stata reinterpretata attraverso un labirinto di specchi decorato da mensole colme di orologi a cucù, parrucche e sneakers.
Ogni spazio della mostra ha la sua estetica unica, ma in qualche modo esiste un filo conduttore comune che esula anche dalla moda stessa. Ogni sala dell’esposizione parla di temi come la sessualità, la cultura nera, le interpretazioni alternative della bellezza, i diritti degli animali, l'innocenza, il misticismo – solo per fare qualche esempio. Considerati nel loro insieme, questi temi non solo dipingono un riflesso di cosa Gucci è diventato negli ultimi anni, ma ci danno un'idea del ruolo che il brand ha svolto prima nell’industria della moda e, più generalmente, sul piano sociale. Un ruolo parecchio più esteso di quello che normalmente si attribuisce a un brand id moda, e che implica la ricerca di modi creativi e innovativi per stimolare la conversazione su temi importanti nel mondo e nella società di oggi.
Come dice il proverbio: «Ogni artista deve riflettere i tempi in cui vive». E nel trovare modi per creare e pubblicizzare prodotti che non solo riflettono i tempi attuali ma spesso avviano conversazioni sul futuro, Michele ci dice che la moda può e dovrebbe essere qualcosa di più che semplice abbigliamento. Quando gli è stata posta qualche domanda sul lavoro di attivismo del marchio in conferenza stampa, Michele ha spiegato che, al di là del marketing, il suo approccio è stato semplicemente un riflesso di chi è: un creativo aperto e interessato ad imparare dalle giovani generazioni e che vuole evolversi con i tempi - motivo per cui, sebbene la mostra Gucci Archetypes offra uno sguardo circoscritto al suo lavoro per il brand, più di ogni altra cosa offre uno sguardo al futuro dei fashion brands e al ruolo che intendono continuare a svolgere negli anni a venire.