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La boutique di Prada Marfa è diventata un problema

Come un finto negozio in mezzo al deserto ha peggiorato la vita della città

La boutique di Prada Marfa è diventata un problema  Come un finto negozio in mezzo al deserto ha peggiorato la vita della città

Prada Marfa è la celebre opera artistica che riproduce una piccola boutique dell’omonima casa di moda in mezzo al deserto del Texas; si tratta di un’installazione permanente realizzata nel 2005 dagli artisti scandinavi Michael Elmgreen e Ingar Dragset (con il via libera di Miuccia), dove sono presenti veri prodotti firmati Prada – le scarpe però, per evitare eventuali furti, sono tutte destre. L’opera – grazie alla sua estetica efficace, accentuata dal fatto di trovarsi in mezzo al nulla – aveva fin da subito riscosso molto successo; poi tra il 2018 e il 2019, dopo essere comparsa in una foto di Beyoncé condivisa su Instagram e in una puntata de I Simpson, è diventata definitivamente mainstream. Prada Marfa è un’installazione che nelle sue intenzioni doveva puntare il dito contro il consumismo e il capitalismo, eppure ha finito per alimentare proprio i meccanismi che criticava; l’opera ha infatti contribuito a rendere Marfa, il piccolo centro abitato da cui prende il nome (anch’esso in mezzo al nulla), una meta turistica molto ambita. Con poco meno di 2mila abitanti, la città oggi è piena di ristoranti di alto livello, bar dai toni hipster e gallerie d’arte contemporanea. La cittadina, a circa sessanta chilometri da Prada Marfa, è frequentata da artisti, designer, registi e persone facoltose, un magazine d’arte porta il suo nome e ci sono in ogni stagione numerosi eventi esclusivi, tra cui un festival di cinema. Un residente intervistato da Vanity Fair l’ha descritta come «un’utopia» per gli abitanti della East Coast, mentre secondo la giornalista Carolina Miranda, che si occupa di arte ed è stata intervista a proposito da Npr, è «una specie di avamposto di Brooklyn a tema western».

Se da un lato Prada Marfa ha definitivamente fatto conoscere al grande pubblico questa cittadina, dall’altro c’erano già alcuni presupposti che rendevano Marfa una meta interessante, per lo meno per gli appassionati d’arte moderna. Fino a circa cinquanta anni fa Marfa era una comunità rurale in lento declino che si basava perlopiù sull’allevamento: qui, però, ci si trasferì Donald Judd, architetto e designer newyorkese considerato tra i maggiori esponenti del minimalismo, e ben presto cominciò a posarvi le sue installazioni, attirando molte attenzioni sulla cittadina. Judd raccoglieva anche le opere di altri artisti, tra cui Robert Irwin, Carl Andre e Roni Horn, e in questo modo Marfa divenne in breve tempo meta di artisti e persone interessate all’arte contemporanea. Un residente di Marfa, parlando con la testata americana Axios, ha detto che l’intenzione di Judd era di stabilirsi in un posto isolato e non quella di attirare turisti; l’ex direttore della fondazione Chinati, il museo fondato da Judd a Marfa nel 1986, ha aggiunto che l’artista aveva effettivamente l’ambizione di contribuire all’economia della città, ma non attraverso il turismo, bensì con progetti più pragmatici come quello di renderla una comunità autosufficiente.

@yrwalcam La icónica Prada del desierto

Dopo la morte di Judd, avvenuta nel 1994, alcuni investitori privati cominciarono invece a incentivare il turismo basato sull’arte: vennero quindi ristrutturati alcuni edifici della città, aprirono hotel e ristoranti esclusivi, furono inaugurati nuovi spazi espositivi e vennero organizzati sempre più eventi per appassionati d’arte moderna. Il turismo, unito agli investimenti degli ultimi decenni, ha permesso di salvare una comunità che altrimenti sarebbe probabilmente scomparsa, così come è accaduto in alcune delle zone più remote del Texas. Al contempo, però, queste attenzioni verso Marfa, sempre più in voga grazie anche e soprattutto a Prada Marfa, stanno mettendo in difficoltà i suoi abitanti. I pochi che traggono benefici dal turismo locale sono arrivati di recente in città, e non sono invece coloro che ci vivono da tempo – ha spiegato ad Axios Abby Boyd, presidente della Camera di commercio del comune. Le maggiori conseguenze di questo fenomeno si sono viste nel settore immobiliare: dal 2015 a oggi il costo delle case a Marfa è aumentato di oltre il 250%, ed è sempre più difficile trovare abitazioni sotto i 500mila dollari – questo è un grosso problema dato che il reddito medio dei suoi residenti non arriva a 40mila dollari. Di conseguenza, anche se il turismo aiuta l’economia locale, molti abitanti di Marfa sono stati costretti a cambiare città.