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Aboubakar Soumahoro

Aboubakar Soumahoro Attivista e Sindacalista, Roma

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Aboubakar Soumahoro

Attivista e Sindacalista, Roma

«Ogni volta che mi sveglio sogno di vedere le persone non più consumate tra i mille rivoli della miseria e dell’invisibilità».

Cos’è che ti motiva ogni giorno nella tua professione?

Stand up for your rights, questo è il principio. Mi alzo ogni giorno con un sentimento di profonda empatia, radicato nella dimensione di una spiritualità che vuole essere rivoluzionaria per dare il sorriso a tutti coloro al quale il sorriso è stato negato. E per far capire a chi continua a sorridere che quel sorriso va condiviso nella società – è un mondo di felicità collettiva. Non si tratta di far piangere qualcuno ma di far sorridere tutti. Questo significa affrontare senza girare mai le spalle le situazioni di disuguaglianza, senza mai voltarsi davanti a chi soffre ma anche sentire le sofferenze immateriali che l’occhio non vede. Dobbiamo avere la possibilità di sintonizzarsi con il battito del loro cuore e trovare ciò che è nel fondo e cercare ridare il raggio di sole del sorriso, che è sia interiore che esteriore. Ogni giorno, quando mi alzo da letto, è questo che respira e batte dentro di me. Sono convinto per svolgere questa missione di vita, bisogna incanalare le nostre iniziative in una dimensione collettiva. Non servono eroi solitari. 

Raccontami di un ricordo che è stato importante nel tuo percorso di attivista e sindacalista.

Quando mi sono trovato davanti la madre e la moglie e la figlia di 5 anni di Soumaila Sacko [un bracciante del Mali ucciso nel 2018 da Antonio Pontoriero, ndr]. Portai la sua salma nel suo villaggio. Quella bambina di 5 anni sognava e voleva avere vicino a sé suo padre e noi gli abbiamo portato la sua salma dopo che qualcuno lo aveva fucilato. È stato un momento che mi ha sconvolto e mi ha segnato e sono ricordi che porterò con me per tutta la vita. 

Cosa diresti al te stesso di 13 anni?

Gli direi di sognare, di coltivare la curiosità e l’immaginazione. E ogni giorno cercare di trasformare quel desiderio in realtà.

E nel tuo settore quali cambiamenti speri di vedere in Italia nei prossimi 5-10 anni?

Ogni volta che mi sveglio sogno di vedere le persone non più consumate tra i mille rivoli della miseria e dell’invisibilità. Vorrei smettere di vedere persone che sono state portate a vergognarsi della loro condizione di miseria, impoverimento  e invisibilità. Ci sono persone apparentemente benestanti risucchiate nella povertà e nella precarietà e che oggi vivono in situazioni drammatiche. Un sistema che crea questa vergogna è un sistema che non deve sopravvivere per i prossimi cinque anni. Ogni nostra azione deve portare a cambiare questo. Il cambiamento deve essere adesso, è nelle nostre azioni quotidiani, nel nostro sguardo e nelle nostre azioni. Dobbiamo essere critici e propositivi. Quando al posto dell’avidità ci sarà la generosità, al posto dell’invidualismo una dimensione collettiva, vorrà dire che stiamo costruendo una nuova dimensione, un sistema diverso che mette l’economia al servizio della persona. È per questo che abbiamo fondato la Comunità degli Invisibili in Movimento, che è uno spazio in cui aiutare tutti gli invisibili e i sofferenti per incamminarci tutti verso uno spazio che sia di comunità, di solidarietà, di giustizia sociale ma soprattutto di reciprocità, esaltandone la bellezza.