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Adama Sanneh

Adama Sanneh  CEO di Moleskine Foundation, Milano

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Adama wears Prada full look
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Adama Sanneh

CEO di Moleskine Foundation, Milano

«Mi considero parte di un ecosistema quindi, non posso considerare i miei successi personali se non sono connessi a un avanzamento delle persone che mi stanno attorno». 

Raccontaci di un ricordo che è importante per portarti al punto in cui ti trovi oggi professionalmente. 

È un ricordo di mio padre. Ho avuto la fortuna di avere un padre non convenzionale, un vero libero pensatore. Non ha mai avuto particolari attenzione alle tradizioni fine a se stesse o a discorsi vuoti su legacy familiari o simili. È forse per quello che rimasi cosi colpito quando un giorno, mi disse “Adama ricordati che sei un Sanneh, e noi Sanneh, quando necessario, prendiamo la leadership.” Non ricordo neanche il contesto o la causa di quella uscita, ma in qualche modo quella frase ha fatto scattare qualcosa dentro di me, dandomi una prospettiva che porto con me fino a oggi. L’idea di leadership che mi è stata trasmessa non è legata a potere, successi personali o al desiderio di prevalere ma a un'idea di responsabilità e azione. Idea che rimane al centro di quello che faccio oggi. 

Qual è la tua definizione di successo? 

Devo dire che la parola successo, mi mette sempre un po’ disagio. Mi porta su aspettative di performance che trovo poco interessanti e fuorvianti. Ad ogni modo, penso che il successo personale non possa essere disconnesso da quella di successo collettivo. Mi piace pensarmi inserito in un ecosistema quindi, non posso considerare i miei successi personali se non sono connessi a un avanzamento delle persone che mi stanno attorno, — della mia famiglia, degli amici, della mia comunità. Quindi direi che livello di successo è calcolabile nella misura in cui la mia attività personale e individuale sta contribuendo al maggior numero di dinamiche possibile di cui faccio parte.  

Cosa diresti al te stesso di 13 anni? 

Gli direi di essere più coraggioso e sfacciato nell’immaginare i propri sogni e nell’ascoltare i propri desideri. Immaginarli bene, con precisione a farli propri. Un’altra cosa che direi ad Adama tredicenne è  di lavorare sulle proprie paure prima possibile, provare a capire quale sono quelle barriere invisibili che limitano, e in alcuni casi bloccano, la capacità di vivere il mondo fino in fondo. 

Quali cambiamenti speri di vedere nel tuo settore in Italia nei prossimi 5-10 anni? 

Vorrei che il mio paese sia in grado di modificare i termini dell'equazione alla base della nostra società. Fino a quando non cambieremo le persone e le dinamiche decisionali, probabilmente avremo sempre dei risultati più o meno simili. Mi piacerebbe che la società italiana tra qualche anno, con un processo che inizia oggi, sia in grado di esprimere un pensiero nuovo, originale entrando in fase di rinascita, in grado di esprimere una creatività istituzionale. Creatività e coraggio che portino a quelle riforme sociali, in primis la legge di cittadinanza, necessarie per costruire un nuovo futuro collettivo .