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Minimalistic Tailoring

Minimalistic Tailoring

Le storie che si celano dietro il lavoro di un’artista, sono a mio avviso la cosa più interessante che ci possa essere. Potrei stare ore ad ascoltare racconti di invenzioni, intuizioni e fuochi di paglia, perché è proprio da lì che si riesce a comprendere al meglio la vera indole di una persona, il reale rapporto che si ha con la propria vita. L’approccio di corteggiamento indiretto delle idee, del fare propri gli stimoli esterni che caratterizza l’ispirazione iniziale dell’artista, è molto simile a quello dello stilista alle prese con bozzetti e taglio. Dentro di sé un’idea precisa, ma alle volte anche solo una sensazione, uno stato d’animo che guida la matita sul foglio, il filo e le forbici sul tessuto. Il lavoro del creativo che personalmente stimo maggiormente è quello che porta con sé una distinta visione del mondo, che si vuole enfatizzare come missione da raggiungere, come filosofia di vita per sé, da rendere comprensibile ed adottabile anche per gli altri.

Fujiwara, uno dei migliori esempi di ciò. La moda per lui viene vista come una sorta di anestetizzante contro il piattume della società. La sua scuola di pensiero si chiama “Wabi Sabi”, una sorta di religiosità dello stile. “Wabi Sabi” sta per maestria sartoriale, coniugata all’innovazione stilistica nel taglio, nelle asimmetrie, nei volumi. Una via di conciliazione degli opposti, una nuova tecnica per far incontrare sperimentazione e sapienza nel mondo della produzione dell’abbigliamento.
I capi Fujiwara sembrano cuciti per dei guerrieri, alle volte super accessoriati in cinghie e belts di ogni sorta, spesso muniti di copricapo di ispirazione bellica orientale, ma sempre legati alla maestria del tailoring. La casa giapponese si potrebbe definire l’apri porte del Minimalismo stilistico che ad oggi dilaga ovunque. Va a loro la scoperta del plain negli anni 80, ed il primato nelle credenziali del culto “Wabi Sabi”, dove si incontrano al meglio giacche sciancrate e tanks velate, calzari e stringate alla marsell, mantelle ed over coats.

Una sorta di coreografia della moda, partita da un audace assolo di tinte unite basic negli anni dell’ostentazione e del colore, arrivata dopo venti anni ad un gruppo folto di seguaci, fra addetti ai lavori e clientela, che hanno fatto del minimalismo sartoriale un mestiere ereditato da lontano e portato ancora più in là, attraverso trame intime, interpretabili e sovrapponibili.
C’era una volta il minimalismo, oggi disponibile sotto il nome di Fujiwara in esclusiva da Maira Concept.