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Il trend babygirl è il futuro del menswear

Come un altro termine di internet si è infiltrato nel dizionario della moda

Il trend babygirl è il futuro del menswear Come un altro termine di internet si è infiltrato nel dizionario della moda

Moda e pop culture vanno di pari passo. Come le sfere del pendolo di Newton, un trend lanciato in uno di questi due “universi” ha ripercussioni certe sull’altro, anche se molto spesso non si riesce a capire quale delle due sfere si sia mossa per prima. È secondo questa teoria che nel mondo dei media e della moda maschile si sta sviluppando il trend babygirl, termine che le community di internet utilizzano per descrivere le star “adorabili” dei nuovi media. Jacob Elordi, stella nascente del cinema, ha consacrato la definizione in diretta televisiva durante l’ultima puntata del Saturday Night Live, ma il termine ha cominciato a farsi spazio mesi prima, quando i prediletti dei red carpet erano ancora Harry Styles, Oscar Isaac e Jeremy Strong. La lunghissima lista di nomi della pop culture che aderiscono alla descrizione del vocabolo - aggiungiamo a supporto della nostra tesi Pedro Pascal, Timothée Chalamet e Andrew Garfield - dimostra la persistenza mediatica di babygirl nel linguaggio digitale, un fenomeno che ha invaso anche le passerelle della Fashion Week. Malgrado sia possibile che l’aumento di look dall’immaginario “dolce” nelle collezioni moda uomo sia una conseguenza del trend babygirl, le collezioni prodotte prima del lancio del termine sui nostri schermi suggeriscono un’anticipazione della tendenza, più che una reazione. 

Un concetto inizialmente molto letterale, nella moda la mascolinità “dolce” ha subito una lenta trasformazione. Durante i primi anni del suo arrivo in passerella - parliamo dell’ultimo decennio, non dell’800 ovviamente - le collane di perle e lo smalto suscitavano scalpore radicalizzando l’argomento. Portata avanti da brand indipendenti e designer emergenti come Harris ReedPalomo Spain, la moda genderfluid era molto più polarizzante, sia per prodotto che per percepito: o c’era lo smoking o c’era l’abito da sera, o c’era la critica o c’era la lode. Quando poi il trend si è diffuso a macchia d’olio in tutti gli atelier, andando ad intaccare anche le case di moda più conservatrici, tra cui Giorgio Armani, Dior Men e Fendi, lo scontro tra il rigore e la morbidezza hanno dato vita ad un compromesso tra parti. Oggi i colori neutri smorzano le collezioni più audaci, quelli accesi rallegrano quelle più rigorose, e così portare lo smalto o una borsa a mano non sembra più un atto politico, ma semplicemente moda. 

Mentre in passerella si sviluppava la moda genderfluid, nell’industria dell’intrattenimento gli attori queer e le donne guadagnavano terreno sui set cinematografici, da My Policeman a Euphoria - in cui vediamo Jacob Elordi personificare tutte le qualità della mascolinità tossica, dalla violenza fisica a quella verbale, dalla manipolazione al completo narcisismo. Questo fenomeno ha portato non solo a maggiore rappresentazione di corpi diversificati nei media contemporanei, ma anche a una maggiore presa di coscienza da parte degli artisti uomini. Questa loro maturità è andata a cambiare anche il modo in cui si vestivano, motivandoli a sperimentare di più con i look dei red carpet e quelli degli editoriali a cui partecipavano, prova ne sono gli ultimi abiti che abbiamo visto agli Emmy e ai Golden Globes. Con Babygirl, internet ha riassunto la tendenza sempre più marcata da parte degli attori di mettere in mostra il loro lato più sensibile, sia nel loro comportamento che nel modo di vestire. 

La mascolinità “dolce” in passerella è maturata. Non più un tema ridotto agli estremi, da quando tutti i brand hanno adottato una propria versione dell’estetica babygirl, è stato trasformato in uno spettro dai mille volti. C’è chi lo esplora in maniera più lanciata, come ad esempio Loewe, Rick Owens o Charles Jeffrey, e chi invece lo fa aderendo alla tradizione, come Prada, Armani o Dior Men. Come ha spiegato Pierpaolo Piccioli alla FW24 di Valentino, «smontare da dentro gli stereotipi sull’uomo» sembra essere diventato il fine ultimo dei designer di moda maschile e delle star che indossano le loro creazioni, una frase che spiega in maniera un po’ più seria quello che il mondo dei social media sta urlando da mesi: il futuro è Babygirl.