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Tutti gli uomini vogliono vestirsi come in The Last of Us

Quella giacca di Flint & Tinder è pura poesia outdoor

Tutti gli uomini vogliono vestirsi come in The Last of Us Quella giacca di Flint & Tinder è pura poesia outdoor

Ora che il fashion month si è concluso, è il momento di tornare con i piedi per terra. Dopo aver visto tutti i sogni di raso e di cuoio che il mondo della moda è riuscito a evocare, però, rimane la sensazione che tra passerella e strada si sia aperto un ampio divario: da un lato abbiamo gli abiti concettuali di Londra, Milano e Parigi; dall’altro la popolarità di pagine come @uniformdisplay, @vjintagemales, @advanced.research e @attiresaint (senza parlare del ruolo di pubblicazioni come L’Etiquette) ha codificato un nuovo tipo di look che oggi sembra andare per la maggiore e fatto di jeans, giacche di pelle, stivali e in generale pezzi pratici e accessibili assemblati con un occhio per il distressing. Questo fascino per un menswear pratico e privo di inutili complicazioni sartoriali e concettuali, il menswear del grande outdoor americano, mescolato al successo planetario della serie The Last of Us ha fatto sì che molti apprezzassero l’assolutamente anonimo look di Pedro Pascal nei panni del protagonista Joel. Di più: nelle ultime settimane si è diffuso online un meme che raccoglie i protagonisti maschili di numerose storie di zombie apocalypse, tra cui Brad Pitt in World War Z e Andrew Lincoln di The Walking Dead, sotto la scritta «I'm afraid the zombie apocalypse will start and I won't have one of those shirts» riferendosi a una camicia verde oliva con due tasche di vaga ispirazione militare che ricorre spesso in questi film o serie tv. La tendenza si è moltiplicata in seguito con utenti Twitter che sono andati a ritrovare le camicie di flanella, le giacche Flint & Tinder e gli stivali indossati da Pascal nello show e anche le t-shirt di Bella Ramsay, facendo tra l’altro notare come anche i teenager tendano a indossare le stesse maglie attraverso film e show. La domanda però resta: come ci si può esaltare di fronte a una semplice camicia di flanella?

Nel 2022 e, con ogni probabilità, nel resto del 2023, il ruolo dei costumisti della televisione si è ingigantito notevolmente dato che ogni serie di TV di successo si porta dietro un qualche trend: dagli abiti neri di Mercoledì alla moda ultra-luxe di The White Lotus e Succession, dalla maglietta Hellfire Club di Stranger Things ai corsetti di Bridgerton, alle Vans di Squid Game fino a praticamente l’intero reparto costumi e MUA di Euphoria, se una serie TV non influenza le abitudini di acquisto dei suoi spettatori non è stata iconica come speravano i suoi produttori. In questo universo giovanile e aspirazionale, fatto di abiti un po’ sognanti ma poco adatti alla vita quotidiana, esisteva un vuoto che The Last of Us è andato a colmare: quello degli uomini che non vogliono vestirsi né come un capo d’azienda miliardario né come Nate Jacobs (cioè senza vestiti) e che magari devono calare le proprie fantasie televisive in contesti che non consentono di indossare farsetti Regency o outfit degni della famiglia Targaryen. È dunque naturale che di fronte a una serie di successo planetario delle dimensioni di The Last of Us l’audience maschile abbia visto nel guardaroba apocalittico di Pedro Pascal un modello in cui finalmente identificarsi – un ruolo aspirazionale che dà legittimità e profondità narrativa alla quotidiana camicia in flanella a scacchi di Fjällräven o alla normalissima Trucker Jacket di Flint & Tinder, per fare due degli esempi più comuni. 

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A questo punto è opportuno fare un passo indietro e provare a definire l’essenza di questo guardaroba apocalittico che già il pubblico online ha iniziato a porre in una precisa categoria. Il compito non è difficile: l’estetica è, come dicevamo poco fa, quella del grande outdoor americano, l’estetica di brand come Filson, Pendleton o L.L. Bean, quella dei boscaioli e dei moderni cowboy fatta di denim, camicie a scacchi, stivali e via dicendo. Esiste, in questo stile, un elemento nostalgico: da notare è l’assenza di prodotti moderni o troppo tecnici. Non vedremo mai una Shell Jacket di Arc’teryx in The Last of Us, per farla breve, né nulla che abbia anche un remoto aspetto futuristico. The Last of Us, così come The Walking Dead, si fonda su uno storytelling che ha le sue radici nel genere western, con tanto di fucili e di cavalli, di cittadine di provincia col loro saloon e la loro chiesa e di vasti spazi aperti dove le regole della civiltà non valgono. È un mondo dove non c’è spazio per intrighi amorosi o psicologici, per conflitti identitari o paturnie di adolescenti – è un mondo paradossalmente rassicurante, quasi del tutto rimosso dai febbrili e polarizzati conflitti ideologici che fanno dello scenario culturale pop di oggi una landa così tormentata e desolante. In questo mondo dove si sopravvive tra le vestigia del presente ma privi della tecnologia e del futurismo digitale l’espressione personale si spoglia della modernità e si rifà a un archetipo culturale risalente a un’epoca in cui ruoli sociali e di genere erano semplificati e che, per una larga parte della audience, rappresenta anche un momento forse brutale ma in cui è più facile orientarsi dal punto di vista culturale.

In ultima analisi, questi vestiti ci ricordano non tanto di tempi ma di spazi geografici e culturali meno complicati e di una realtà che può essere letta letteralmente, per via diretta e trasparente. C’è quell’aneddoto secondo cui uno studente domandò a Sigmund Freud se il sigaro che amasse fumare rappresentasse un simbolo fallico, al che il padre della psicoterapia rispose: «A volte un sigaro è soltanto un sigaro». Bene, forse il successo delle flanelle e delle giacche di Pedro Pascal in The Last of Us ci ricorda di un’epoca in cui i vestiti erano semplicemente vestiti. In un mondo popolato di zombie o mostri ricoperti di funghi, dopo tutto, non c’è spazio per le fashion week.