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L'ultimo progetto di Virgil Abloh doveva essere una DAO

Cioè una community basata su blockchain, che saranno la Big Thing del web3 nel prossimo futuro

L'ultimo progetto di Virgil Abloh doveva essere una DAO Cioè una community basata su blockchain, che  saranno la Big Thing del web3 nel prossimo futuro

Tra tutti i messaggi di ricordo e condoglianze per la scomparsa di Virgil Abloh, quello di Fred Ehrsam - co-founder di Coinbase e guru del nuovo Internet - è particolarmente interessante. Ersham non ha condiviso un ricordo o un pensiero su Abloh, ma quello che doveva essere uno dei suoi futuri progetti: SKYSCRAPER. In una serie di tweet - pubblicati con il benestare del team di Virgil - Ehrsam ha rivelato che Abloh stava lavorando al suo primo NFT e sopratutto a una DAO, uno nuovo genere di community online basata sulla tecnologia blockchain. Si tratta di una di quelle buzzword che come è successo negli scorsi mesi per “metaverso” e “NFT” rimbalzano tra addetti ai lavori e pionieri digitali per poi approdare nel mainstream. Secondo molti le DAO - per esteso Decentralized Autonomous Organization - saranno una rivoluzione pari alle criptovalute perché daranno la possibilità di creare community efficienti, senza limiti geografici, linguistici o operativi, catapultando internet e la cultura contemporanea in una nuova fase.
Il fatto che Abloh stesse lavorando ad una DAO, testimonia il fatto che quel momento in cui le DAO rivoluzioneranno le nostre vite è molto più vicino di quanto pensiamo. 

Nella serie di tweet Ehrsam ha svelato che Virgil aveva visto il progetto come il suo "atto finale". ”Un lungo progetto liberatorio. Dopo aver abbattuto le barriere con etichette discografiche e case di moda per diventare un imprenditore di grande successo, voleva cambiare radicalmente l'equilibrio di potere a favore dei creatori." Ersham ha anche pubblicato un’intera presentazione wip che doveva delineare obiettivi e struttura. 

“SKYSCRAPER è una community di design digitale, una destinazione digitale sicura per artisti emergenti e affermati per mostrare i loro progetti fisici e digitali. Una piattaforma per il futuro che sfrutta il design, la cultura e i valori comuni del passato."

I prodotti fisici e virtuali sono quindi strumentali per il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione, utili per raccogliere fondi e interesse. Ehrsam ha tra le altre cose svelato quello che doveva essere il primo NFT firmato da Virgil Abloh chiamato Self Portrait: “È il suo DAO immaginato che sfonda il Louvre, rappresenta il Web3 che abbatte le barriere all'ingresso per tutti i creatori.

Nonostante le promesse siano molto simili ad altre utopie del web (anche Instagram prometteva una piattaforma neutrale per creator), le DAO saranno fondamentalmente diverse perché si basano sulla tecnologia Blockchain che nella sua essenza decentralizza i processi, il che presuppone un ripensamento delle strutture del potere attuale.
Le DAO possono essere strumenti utili per azioni di beneficenza o senza scopo di lucro, o anche per azioni sensazionali: le due notizie che sono circolate di più riguardo le DAO per ora riguardano un gruppo che ha provato a comprare una copia della costituzione americana all'asta da Sotheby's e la Krause House, che sta provando a raccogliere fondi per comprare una franchigia di NBA. I più scettici infatti hanno sottolineato come lo strumento delle DAO rischia di diventare solo un sistema di crowdfunding basato su blockchain per operazioni strampalate come quella delle azioni di Game Stop.

 

Che cosa sono e come funzionano le DAO?

L’idea di base delle DAO è quella di superare i limiti strutturali delle organizzazioni decentralizzate. Immaginate un collettivo formato da 100 artisti internazionali che vogliono attivarsi per attività di beneficenza. Ci saranno molte decisioni da prendere (a chi donare i soldi? Che piattaforma usare per vendere i beni?). Bisognerà mettere d’accordo tutti, organizzare meeting e per quanto questo genere di organizzazione ambiscano ad essere “orizzontali” (cioè senza un capo) le dinamiche pratiche stesse fanno emergere una struttura di potere, che inquinerà la neutralità dell’organizzazione. Una DAO, è un profondo concetto a supporto di un’organizzazione che opera seguendo esclusivamente regole imposte dal codice che costituisce lo smart contract secondo il quale è stata programmata, il quale è verificabile pubblicamente da tutti. La DAO è autonoma perché opera seguendo l’insieme di regole impresse nel suo smart contract, senza l’intervento di nessuno, eccetto nel momento della sua creazione. L’organizzazione è totalmente indipendente dai suoi creatori e non può essere influenzata in nessun modo dall’esterno.

La caratteristica fondamentale di una DAO è proprio lo smart contract, cioè quello che stabilisce le regole dell’organizzazione, ed è anche responsabile della tenuta della tesoreria del gruppo. Quando lo smart contract diventa di dominio pubblico su Ethereum, le sue regole possono essere modificate solo a seguito di una votazione. A quel punto sarà impossibile per chiunque fare qualcosa contro le regole o la logica del codice. Poiché la tesoreria è definita anche dallo smart contract, i soldi non possono essere spesi senza avere l’approvazione del gruppo. Questo permette alle organizzazione di evitare di essere sabotate o rallentate dall’interno, per riprendere l’esempio del collettivo dei 100 artisti, la DAO limiterà inefficienze da causate dai membri stessi e garantirà una “tenuta stagna” fino al raggiungimento dell’obiettivo. In teoria quindi ogni partecipante ad una DAO possiede un token che teoricamente concede la stessa voce in capitolo, a differenza di un consiglio di amministrazione ad esempio. Tuttavia, emergono varie questioni ad esempio nel momento del fallimento della "missione" della DAO come vengono rimborsati gli utenti? Quanto costa il calcolo di blockchain rispetto ai possibili profitti dell'organizzazione? Chi gestisce dei ruoli operativi ha diritti intellettuali o civili maggiori?

Le DAO - come le criptovalute - si basano su una visione diversa dall’internet attuale (no, non stiamo parlando di quella nebulosa del “metaverso”) ma del web3. La denominazione orginaria era web 3.0 ma proprio la sua natura fondamentalmente diversa a spinto chi il web3 lo sta cercando di costruire di cambiarne il nome. Col termine si intende un web decentralizzato ossia un diverso funzionamento di internet in cui la struttura client/server (in cui i dati sono gestiti e conservati da enti centrali fidati) verrebbe sostituita dalla tecnologia blockchain (un registro distribuito su una rete peer to peer) e da un insieme di protocolli nuovi. Questa nuova configurazione permetterebbe di innovare il modo in cui vengono gestiti i dati, togliendo potere a strutture di governo centrali, perché essi sarebbero archiviati in più copie su una rete di computer peer to peer. Virgil vedeva il Web3, come un'opportunità per “avvicinarci un po' di più verso un'utopia per la creatività.”