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L'ossessione per i box delle sneaker

Tra semplici packaging e oggetto di culto per accumulatori seriali

L'ossessione per i box delle sneaker Tra semplici packaging e oggetto di culto per accumulatori seriali

Qualche settimana prima di trasferirmi da Roma a Milano, mia madre mi ha chiesto con un misto di preoccupazione e sdegno cosa ne avrei fatto di tutte quelle scatole di scarpe ammassate su un ripiano della mia camera da letto capaci di moltiplicarsi a vista d'occhio. Se all'inizio erano due, dopo qualche mese sono diventate dieci, poi venti e alla fine più di trenta. Grandi e piccole, colorate e monocromatiche, rettangolari e quadrate. Se anche voi rientrate in quella categoria generalmente definita come sneakerhead vi sarete scontati diverse volte nella vostra carriera con l'annoso problema dei box delle scarpe. Cosa farci? Se per molte persone la prassi è quella di buttarle, nella bolla dello sneakergame i box sono diventati un oggetto di culto con un valore quasi pari a quello di una sneaker, accessorio impescindibile ai fini dell'acquisto e capace di far oscillare il prezzo stesso della scarpa.

La prova arriva da quanto successo ad Offspring, lo store londinese che poche settimane fa ha deciso di pubblicare sui propri profili i video di alcuni commessi intenti a distruggere dei box al grido di “We don’t wear boxes!” con lo scopo, secondo lo store, di scoraggiare i reseller. Ovviamente la cosa non è passata inosservata e in pochi giorni Offspring è stato costretto a scusarsi per l'accaduto aprendo le porte di una discussione che tocca il nervo scoperto di ogni appassionato di sneaker: ha senso dare valore a un box? Se una parte razionale potrebbe portarvi a dire senza esitazioni di no, la risposta è in realtà più complessa di così. Nelle complicate regole che governano il mondo del resell, il box ha un peso tale da pregiudicare non solo il prezzo, ma anche il mercato stesso di una scarpa. Molti buyer non comprerebbero mai una Air Yeezy senza il suo box originale e i siti come StockX o Klekt seguono la stessa logica per le loro transazioni, dando così ulteriore valore a un oggetto che in alcuni casi può diventare solo un semplice ingombro. “Io le considero parte integrante della scarpa, anche se ovviamente si tratta di box che non hanno valore. Per questo sarebbe opportuno fare una distinzione tra box speciali e non” ci ha detto Ilaria Grande, sneaker enthusiast che vede nei box anche sotto un'altra lente: quella della sostenibilità. “Il problema sta un po' alla base, perché sicuramente molti box non sono sostenibili, anche se possono essere il modo migliore per conservare la scarpa bene e a lungo. Quando inizia ad averne tante diventa comodo metterle nelle proprie scatole anche solo per tenerle in ordine.” È partendo da questo presupposto che la natura stessa dei box può essere rimessa in discussione, sia nell'ottica di un approccio più sostenibile che in quella di dare un nuovo senso a un oggetto ormai vissuto in modo fin troppo passivo.  

Se in alcune release i box diventano quasi degli oggetti d'arte, pezzi d'arredamento come nel caso delle Dunk Ben & Jerry's che hanno mantenuto un legame tematico con la sneaker, in altre si limitano a semplici scatole di cartone utili unicamente per il loro scopo principale. Un po' come succede con lo stesso mercato delle sneaker, anche i box iniziano ad avere un bisogno spasmodico di innovazione. Dalla sostenibilità  al design, è arrivato il momento di dire addio a quelle pile informi di cartone ammassate nelle nostre camere da letto in una rivoluzione che non deve partire dall'acquirente, quasi inerme davanti alla logiche che muovono un mercato enorme e sconfinato, ma dal mercato stesso, dai brand chiamati ancora una volta a sbrogliare una situazione nata a causa della loro pigrizia. “Penso dipenda molto dalla persona che lo possiede e quale significato vuole dare al box” ha detto Luca Santeramo, content creator attivo su Instagram e Youtube. “A me piace esporli in camera per dargli maggiore significato e valorizzarli come oggetti da esposizione. C'è anche chi si compra una scarpa da 2000€ e butta la scatola, dipende dal tipo di valore che vogliamo dare singolarmente ai box come acquirenti.” La verità allora forse sta nel mezzo, nella capacità dei brand di stuzzicare la fantasia di una community che dovrà essere ricettiva e capace di cogliere al volo le oppurtunità che si presenteranno. Se eliminarle sembra solamente il sogno di tutte le madri frustrate per il disordine nelle camere dei propri figli neo sneakerhead, reimmaginarle potrebbe essere il passo giusto per cambiare una piccola porzione di un'industria alla disperata ricerca di cambiamento.