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Quando arrivo a Palazzo Durini, sede in cui la event company Villa Eugénie gestisce i suoi clienti a Milano, Etienne Russo è impegnato in uno dei suoi progetti in cantiere. «Busy, busy, busy» lo sento dire con enfasi a un pr sul set. In effetti, gestire un’azienda che fa produzione eventi per brand come Chanel, Dries Van Noten, Hermes, Moncler - tanto per citarne alcuni - richiede molto, tantissimo impegno. Dentro Villa Eugénie si respira un’aria decisamente fancy: oggetti di design moderno e opere d’arte contemporanea compongono una studiata sovrapposizione di stili, immaginari e reference. Villa Eugénie è curata nel minimo dettaglio, e non potrebbe essere altrimenti considerando il fatto che il suo direttore, Etienne, ha le idee chiare su tutto. Le tinte scure, i tagli dritti, i volumi modulabili e le ombre si fondono perfettamente con la poetica dello straordinario - si passa con una coerenza disarmante da uno scenico lampadario di cristalli a ritratti concettuali ed erotici - della sua factory. Ci tiene a precisare di appartenere ad un’epoca di antichi fasti, citando Karl Lagerfeld «luxury is freedom of spirit, independence, in short, the politically incorrect». D’altronde Etienne ha cominciato a muovere i primi passi nel mondo dell’hotellerie, del clubbing e della moda verso la fine degli anni ’70. «È vero, in quegli anni regnava sovrana un’idea di divertimento generale, mentre io lavoravo sodo anche durante i weekend. Ho imparato l’attenzione e la cura estrema per il dettaglio, dal modo di acconciare il collo della camicia a come muoversi in pubblico banalmente. Dopo di che ho iniziato a lavorare come modello, e questo mi ha permesso di viaggiare e conoscere il mondo. Ho vissuto in Giappone in un momento storico in cui tutti erano ossessionati da New York» ci ha raccontato Etienne. «Sono stato a Tokyo per quattro mesi. Era l’inizio di Yohji Yamamoto, di Rei Kawakubo e di Yamamoto Kansai quando vestiva David Bowie. Ho partecipato a sfilate dove c’erano 12.000 persone, era tutto davvero elettrizzante» ha aggiunto.

 

Dopo la parentesi in Giappone, Etienne ha deciso di tornare in Belgio. «Avendo frequentato una scuola alberghiera, sono poi diventato il barista di un noto club a Bruxelles. Volevo cimentarmi in qualcosa di più grande e ne parlai direttamente con il mio capo. Mi disse di tornare da lui con un’idea». Aveva captato un sentore di novità, qualcosa che di lì a poco avrebbe cambiato per sempre il mondo della moda. «Dopo essere tornato da Tokyo, ho conosciuto così i sei di Anversa e sono stato davvero fortunato ad aver capito che stava succedendo qualcosa di unico. C’era un fermento intellettuale incredbile ed io ero felice di trovarmi nel posto giusto, nel momento giusto. Quando Dries Van Noten ha organizzato la sua prima sfilata a Parigi negli anni ’90, mi ha chiesto “Vieni a farla con me?”» ci ha raccontato Etienne. «Quella stessa energia ora la vedo a Milano ed è il motivo per cui ho deciso di trasferirmi qui». La mia giornata è «busy, busy, busy» dice ridendo. «Zoom, briefing, call: questo continuo stato di eccitazione mi tiene in vita. Non è un lavoro in cui si contano le ore, ma piuttosto si cerca (anzi, si deve) di tirare il meglio da ogni progetto. Focus su ogni dettaglio, soglia dell’attenzione al massimo e la consapevolezza di assumersi dei rischi sono essenziali per potere valutare la fattibilità di un progetto. È un continuo e incessante problem solving» spiega lucidamente il founder di Villa Eugénie. Set magnifici, installazioni, allestimenti per le sfilate dei brand di moda più importanti, Villa Eugénie è una fucina creativa inarrestabile. «Per me è molto importante essere allineato con le esigenze dei miei clienti, per quanto possano essere diverse. Se c’è un’idea forte, voglio difenderla a tutti costi. Il mio lavoro consiste nell’apportare un valore aggiunto, nel sublimare una storia: collezione, casting, hair, make up, luci, scenografia, tutto si tiene nella poetica della produzione eventi. Tendo ad essere più ambizioso dei miei stessi clienti. Tutto sta nel superarsi, continuamente» ribadisce Etienne. Di sfide, nel corso del tempo, Villa Eugénie ne ha affrontate tante. «Se c’è un insegnamento che ho fatto mio direttamente da Karl Lagerfeld, è quello di non guardarsi mai indietro». Quest’approccio si traduce in un continuo esercizio di stile che deve adattarsi alle richieste dei brand e prevedere attentamente ipotetici sviluppi. «A febbraio porteremo Moncler Genius a Londra. Scriveremo un nuovo capitolo della storia del brand italiano, calandolo in un contesto nuovo e aprendolo ad un pubblico non abituato a un modo di fare tutto italiano» ci ha spiegato Etienne. «Parte del mio lavoro consiste anche nel mettere in discussione un approccio, nel guardare le cose sotto altre prospettive, nell’aggiungere un nuovo tassello per l’appunto».  

Uno degli aspetti più complessi nell’event management è quello di tenere in considerazione aspetti come la sostenibilità. «Per lo show di Dior in Egitto abbiamo lavorato con 23 imprese locali, superando le difficoltà in loco nella gestione dei rifiuti. Il punto è che oggi la sostenibilità deve essere inglobata all’interno del processo creativo da subito» ha specificato Etienne. E Villa Eugénie tiene conto di questi aspetti ovviamente. «Ho un team pluriculturale, fatto dall’80% di donne e sempre pronto a rispondere in maniera proattiva» dice orgogliosamente. «La sfida più grande è sempre la prossima. In questo momento stiamo puntando su Milano, ma non escludo di guardare al Middle East in un futuro prossimo. Mi piace l’idea di lasciare un segno, di fare da ponte tra mondi apparentemente inconciliabili» conclude Etienne. D’altronde il suo motto è «you see the trick, you lose the magic»


Credits:

 

Photographer: Alecio Ferrari

Light Assistant: Luca Baldini

Digital Assistant: Marella Bessone

Interview: Bernardo Savastano