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Cosa c'entra TikTok con la guerra a Gaza

Il social network sempre più legato alle questioni socio-politiche

Cosa c'entra TikTok con la guerra a Gaza Il social network sempre più legato alle questioni socio-politiche

Mentre Israele non concede quasi più ai giornalisti stranieri di accedere alla Striscia di Gaza, le informazioni sul conflitto in corso arrivano praticamente solo attraverso le due agenzie di stampa ancora attive sul territorio (Afp e Reuters), oppure tramite i canali delle organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite. In questo contesto, i social network sono diventati fondamentali per aprire una finestra sulla guerra tra Israele e Palestina, che dallo scorso 7 ottobre continua a essere il tema più commentato al mondo sui social network. Questo nonostante le numerose segnalazioni di shadow-ban che sono emerse negli ultimi mesi. In particolare, su Instagram moltissimi utenti – ma soprattutto attivisti, giornalisti e altre persone che seguono la guerra a Gaza – già in passato avevano segnalato che i loro contenuti sul conflitto in corso ottengono sistematicamente meno interazioni del solito. Il problema si era già presentato nell’aprile del 2022, in un momento in cui tra Israele e Palestina erano aumentate le violenze. In quel caso vari profili piuttosto seguiti, tra cui quello di Bella Hadid e dello youtuber palestinese Adnan Barq, avevano fatto notare che ogni volta che pubblicavano un contenuto in cui parlavano di Palestina le visualizzazioni diminuivano in maniera significativa. Anche la giornalista del New York Times, Azmat Khan, aveva dichiarato di sospettare di essere stata penalizzata dopo aver parlato di Gaza nelle proprie Storie.

Meta e lo shadow-ban

@misbah_rose #freepalestine # #gaza original sound - kurd

Meta ha delle linee guida molto stringenti rispetto a ciò che considera “terrorismo”: nei momenti in cui circolano numerosi contenuti a tema guerra – perciò potenzialmente sensibili – sembra che i sistemi di moderazione automatica tendano ad applicare in maniera meno trasparente e più indiscriminata le restrizioni, sfociando in quello che per l’appunto viene definito shadow-ban. La pratica, di cui non si conoscono molti dettagli, dovrebbe coinvolgere i contenuti che non violano apertamente le linee guida, ma si posizionano comunque al limite di ciò che è consentito diffondere. Oltre a subire un calo vertiginoso delle visualizzazioni, in alcuni casi il profilo degli utenti sottoposti a shadow-ban diventa molto difficile da trovare. È per questo sempre più persone hanno cominciato a scrivere diversamente i termini considerati più “problematici”, come ad esempio “Pal3stin4” o “G4z4”, o a usare l’emoji dell’anguria. Di fronte al timore di questo tipo di restrizioni rispetto ai contenuti pro-Palestina, numerose persone hanno scelto di parlare del conflitto a Gaza su altre piattaforme, e in particolare TikTok, che è diventata un mezzo molto popolare per seguire la guerra in corso.

 

Perché la guerra a Gaza è così popolare su TikTok?

@wizard_bisan1

Students revolution..

الصوت الأصلي - wizard_bisan1

Sia i giovani palestinesi che i soldati israeliani usano TikTok per descrivere e raccontare il conflitto. Non a caso, alcune clip provenienti da TikTok sono state usate come prova nelle udienze della Corte internazionale di giustizia, all’interno della causa mossa dal Sudafrica contro Israele, accusato di genocidio nella Striscia di Gaza. Per molte persone in tutto il mondo, gli account che raccontano sui social network la guerra in Palestina sono diventati una delle principali fonti di informazione sul conflitto. È il caso ad esempio dell’account del fotografo palestinese Motaz Azaiza, ad oggi seguito da oltre ottomila persone su TikTok e 18 milioni su Instagram. Lo stesso vale per l’account della giornalista palestinese Wizard Bisan, con un milione di follower su TikTok e 4,4 milioni su Instagram. Anche i contenuti a tema Gaza della giornalista di Al Jazeera Hind Khoudary diventano spesso virali.

@motazalazaiza I was uploding this vedio since I was in Gaza but I had no good internet to uplod it I found it in the draft #motaz_azaiza #gaza original sound - Motaz Azaiza

Non stupisce poi che, non appena aperto, l’account di TikTok di Biden sia stato subito preso d’assalto da commenti sulla guerra. Il seguito da parte degli utenti statunitensi verso questi account è talmente grande che persino le testate del Paese si sono interessate al fenomeno. Secondo la CNN, questi profili hanno particolare presa sulle persone appartenenti alla GenZ, mentre il New Yorker, sostiene che i libri relativi al conflitto tra Israele e Palestina consigliati su TikTok hanno contribuito ad avvicinare diversi giovani statunitensi alla causa palestinese. In effetti, l’82% degli utenti che su TikTok hanno visualizzato l’hashtag #standwithpalestine ha meno di 34 anni. Eppure, secondo lo stesso social network cinese, che è intervenuto nel dibattito diffondendo una nota in merito, la piattaforma è coinvolta nel cambiamento di opinione sulla guerra a Gaza solo perché il suo bacino di utenti è costituito da ragazze e ragazzi molto giovani, che storicamente tendono a posizionarsi in favore del movimento palestininese, ma questo già prima che TikTok nascesse.