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I 10 padiglioni più belli dell’Expo 2020 a Dubai

Da quello italiano di Carlo Ratti alle cascate monumentali della Water Feature di WET

I 10 padiglioni più belli dell’Expo 2020 a Dubai Da quello italiano di Carlo Ratti alle cascate monumentali della Water Feature di WET

L’Expo Dubai 2020, aperto all’inizio di ottobre, ha concentrato nella capitale degli Emirati Arabi Uniti il meglio dell’architettura e del design di tutto il mondo. Dopo l’interruzione dei preparativi l’anno scorso a causa del lockdown, l’esposizione universale è stata aperta con una cerimonia lo scorso 30 settembre che ha visto l'intervento pubblico dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktum e un concerto internazionale che ha incluso Andrea Bocelli, Andra Day e il pianista cinese Lang Lang, fra gli altri. Per rispettare la cadenza quadriennale, l’anno dell’evento è rimasto il 2020 e non è stato aggiornato. Esteso su un’area di 438 ettari, poco meno di 4 chilometri quadrati e mezzo, tra Dubai e Abu Dhabi, il progetto generale è stato firmato dallo studio americano HOK e possiede una piazza centrale di nome Al Wasl da cui si diramano tre macro-aree ciascuna dedicata ai tre temi dell’Opportunità, della Mobilità e della Sostenibilità. Oltre ai padiglioni di ciascun paese, ce ne sono una ventina installati da organizzazioni nazionali, partner dell’Expo stesso e dedicati a progetti speciali. 

I padiglioni sono moltissimi  e bellissimi – ma per chi non avesse il tempo di guardarli uno per uno, nss magazine ha preparato una lista dei 10 padiglioni più belli dell’Expo 2020 a Dubai.

1. Il Padiglione dell’Arabia Saudita di Boris Micka Associates

Il Padiglione dell'Arabia Saudita è stato progettato dallo studio BMA ed è il più grande in tutto l’Expo – oltre che il più high-tech. Con la sua struttura a sbalzo, la struttura sembra emergere diagonalmente dal giardino che la circonda e possiede un sistema audiovisivo integrato nelle facciate esterne e nel pavimento della piazza sottostante su cui scorrono immagini, vengono create illusioni ottiche e anche creati allestimenti scenici per presentazioni ed eventi. La facciata in vetro funge anche da tettoia, tenendo all’ombra i visitatori in fila per l’ingresso. Quando gli schermi integrati sono spenti durante il giorno la facciata diventa un monumentale specchio che riflette l’intera piazza. All’intenro la mostra è organizzato come un viaggio digitale iper-immersivo nella storia e nella cultura dell'Arabia Saudita. 

2. Il Padiglione Italia di Carlo Ratti Associati e Italo Rota Experiment

Il Padiglione Italia è stato progettato da CRA-Carlo Ratti Associati e Italo Rota Building Office, insieme a Matteo Gatto e F&M Ingegneria. Il focus del progetto è stata l’economia circolare, in linea con il tema assegnato al paese, e ha implementato un concept di architettura riconfigurabile. Bucce d'arancia, caffè, alghe e sabbia sono stati i materiali utilizzati nella costruzione della struttura che ricorda una tenda del deserto, delimitata da un tendaggio monumentale fatto di corde in plastica riciclata e con un tetto curvo creato a partire da scafi di barche per il tetto. L’interno è un grande spazio aperto, decorato da ampie vasche d’acqua e giardini verticali con percorsi espositivi all’interno e anche aree attrezzate per ospitare incontri e conferenze.

3. Il padiglione del Giappone di Yuko Nagayama/NTT Facilities

Dedicato al tema della connessione, il padiglione giapponese disegnato dallo studio di Yuko Nagayama è composto da un reticolo tridimensionale di teli in lattice che è ispirato agli origami e ai pattern geometrici tradizionali del Giappone e dell'Arabia - sottolineando la somiglianza delle due culture. La struttura del padiglione, insieme alla piscina che lo circonda creano un sistema di condizionamento dell'aria naturale, che sfrutta solo il vento, l'ombra e l'umidità circostante.

4. Padiglione Alif di Foster + Partners

Il Padiglione della Mobilità, chiamato Alif (dalla prima lettera dell'alfabeto arabo) possiede una struttura curva a coste pensata per evocare il movimento. L’intero edificio è rivestito in acciaio inossidabile altamente riflettente che riflette l’intero panorama circostante facendo sembrare viva la superficie della struttura. C’è anche un anfiteatro e un palco nella piazza intorno al padiglione che ospiterà gli eventi gli eventi pubblici come simposi e talk. Internamente, la tripartizione dell’edificio corrisponde a tre aree espositive. L’ingresso è al centro ed è dotato del più grande ascensore del mondo, in grado di contenere più di 160 persone, che porta i visitatori al terzo piano da cui poi si scende attraverso le varie gallerie fino al seminterrato. L’intera struttura è anche del tutto sostenibile, capace di raffreddarsi riflettendo la luce e di generare energia con i pannelli solari.

5. Il Padiglione della Sostenibilità di Grimshaw

Chiamato ufficialmente Terra, il padiglione permanente dedicato al macro-tema della sostenibilità è stato progettato e costruito dallo studio di architettura inglese Grimshaw. Si tratta di una struttura self-sustaining capace di generare energia e di raccogliere acqua. Al suo interno, Terra contiene 6.000 metri quadrati di spazi espositivi coperti da tetti di terra e ombreggiati da una gigantesca cupola sospesa simile ai rami del Ghaf o Albero di Loong, che è la pianta nazionale degli Emirati Arabi, realizzata al 97% in acciaio riciclato e coperta da oltre 1.055 pannelli solari che, insieme alle altre diciotto strutture sottostanti, sono capaci di produrre 4 gigawatt di elettricità in un anno. Tutte le strutture sono anche in grado di raccogliere acqua piovana e rugiada che viene poi filtrata e riciclata attraverso il giardino circostante.

6. Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti di Santiago Calatrava

Il padiglione disegnato da Calatrava per gli Emirati Arabi Uniti si trova nell’area dedicata al tema dell’Opportunità. L’intero design è ispirato ai valori fondati del paese che rappresenta: a partire dalla sua forma, che riprende quella del falco, animale nazionale degli EAU; fino all’innovazione tecnologica che anima la struttura di quattro piani, simbolo di innovazione e pionerismo. Le ali in fibra di carbonio del padiglione, infatti, possono aprirsi rivelando pannelli solari al di sotto – e tutte quante le ali possono essere aperte in tre minuti circa. All’interno del padiglione si trova una sfera che ospita un auditorium da 200 posti circondata a sua volta da un sistema di pedane e camminamenti dedicati a esibizioni e a eventi.

7. Il Padiglione di Singapore di WOHA Architects

Il Padiglione di Singapore firmato da WOHA Architects e dallo studio di landscape design Salad Dressing vuole essere la dimostrazione di come raggiungere un urban planning sostenibile mettendo insieme architettura, natura, tecnologia e cultura. Con il titolo Nature.Nurture.Future, il padiglione re-immagina l’aspetto di un ipotetico edificio di Singapore secondo il concept City in Nature. Con oltre 170 varietà di piante provenienti da diversi habitat di Singapore e incastonate all'interno di diversi strati di verde, dai giardini pensili alle pareti verticali, il padiglione crea uno spazio verde tridimensionale, trasformando in architettura le foreste pluviali tropicali, le mangrovie e persino i fiumi. L'acqua potabile prodotta attraverso il processo di desalinizzazione solare in loco viene utilizzata per l'irrigazione a goccia, riducendo al minimo il consumo di acqua. Infine tre diversi prototipi di robot rampicanti attraversano le pareti verdi, ispezionano la salute delle piante e raccolgono dati ambientali. 

8. Il Padiglione del Regno Unito di Es Devlin

Il padiglione britannico concepito dall’artista e stage designer Esmeralda “Es” Devlin è una monumentale scultura di legno sulla cui facciata anteriore scorre una continua poesia generata da un AI che crea il flusso di parole mescolando e ricombinando gli imput inseriti dai visitatori all’ingresso. La struttura è pensata per sottolineare la crescente importanza degli algoritmi nella nostra società ma anche la multiculturalità del Regno Unito, simboleggiata dall’unione di parole diverse. All’interno, c’è poi un soundscape creato dai cori tradizionali dei vari gruppi etnici che vivono nel paese.

9. Il padiglione della Svizzera di OOS con Bellprat Partner e Lorenz Eugster

Reflections è il nome ufficiale di questo padiglione firmato dallo studio architettonico OOS. Se dall'esterno il suo aspetto ricorda la classica tenda dei beduini ma in versione iper-riflettente, passando all'interno, i visitatori non solo potranno vedere al suo interno il paesaggio della Svizzera, insieme a mostre ed esposizioni che racconteranno i valori del paese e lo stato del suo avanzamento tecnologico. Superata la facciata a specchio, si entrerà in una galleria di cristallo che conduce in una stanza buia dove si potrà sperimentare il soundscape delle montagne svizzere e osservare una mostra digitale che esplora la natura e le principali attrazioni del paese.

10. Il padiglione Olandese di V8 Architects

Il padiglione dell’Olanda è uno dei più spettacolari perché porta a compimento l’idea di auto-sostentamento che sta alla base di molte delle idee di architettura sostenibile dell’Expo. Il nome del padiglione è Biotope e possiede un sistema integrato per il raccoglimento dell’acqua, la coltivazione e la creazione di energia pulita. La sua tecnologia estrae l’umidità dall’aria del deserto e la usa per irrigare un giardino verticale a forma conica usato per coltivare piante commestibili e persino funghi, grazie alla sua capacità di creare un microclima interno. I pannelli solari sono la principale fonte di energia della struttura mentre l’acqua raccolta grazie alla tecnologia di Sun Glacier cade all’interno del cono come una cascata arrivando perfino a generare 800 litri al giorno.

Bonus: Il Water Feature di WET Design

Il Water Feature non è nemmeno un padiglione vero e proprio, eppure è l’installazione monumentale più visibile dell’intero Expo e si trova al suo centro, nella Al Wasl Plaza. Il Water Feature è anche un’opera impressionante e bellissima, una sorta di arena circolare con pareti curve alte tredici metri dalla cui cima cadono di giorno ritmiche cascate di acqua che si riversano verso terra ma che, all’altezza dei visitatori, spariscono fra i fori della roccia senza lasciare traccia. Di notte lo spettacolo si ripete, solo che le ondate salgono verso la cima invece che scendere sfidando le leggi della fisica. Al centro dell’installazione poi c’è un cerchio infuocato le cui fiamme ardono cambiando colori e sfumature. Il risultato è stato ottenuto dallo studio californiano WET Design che ha organizzato la coreografia d’acqua usando supercomputer e coordinandosi con Ramin Djawadi, il compositore della colonna sonora di Game of Thrones, per l’accompagnamento musicale dello spettacolo.