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La nazionale australiana ha pubblicato un video di protesta contro i Mondiali

"One that football can truly be proud of"

La nazionale australiana ha pubblicato un video di protesta contro i Mondiali One that football can truly be proud of

Mentre ci avviciniamo al 20 novembre, giorno in cui il Qatar, paese ospitante dei prossimi Mondiali, aprirà il torneo contro l'Ecuador allo stadio Al Bayt, cominciano ad accendersi le critiche verso la FIFA e la sua decisione. Dopo la protesta della Norvegia diversi mesi fa, adesso è il turno dell'Australia che con un video pubblicato sull'account Twitter dei Socceroos ha chiesto "un rimedio efficace e veloce per i problemi dei migranti e la depenalizzazione dei rapporti omosessuali." Alla protesta hanno aderito 16 giocatori della selezione che, con un video in bianco e nero hanno fermamente condannano tutte le violazioni per i diritti umani di cui si è parlato in questi anni e che sono state denunciate da numerosi associazioni istituzionali e non. Un video realizzato soprattutto per "creare un’opportunità in grado di aumentare la consapevolezza di tutti su alcune questioni importanti, così da stimolare un cambiamento a livello locale e globale." Il video poi si conclude con tutti i calciatori che recitano la stessa frase, "One that football can truly be proud of", un messaggio chiaro e che non lascia spazio ad ulteriori interpretazioni.

Staremo a vedere se questo video avrà un effetto tra le altre nazionali. Fino ad ora infatti sia la FIFA che il Qatar non si sono espresse in merito, lasciando cadere il video nel nulla. L'Australia nonostante le proteste parteciperà comunque alla competizione che la vedrà impegnata nell'ostico girone contro Francia, Danimarca e Tunisia. E con questa video del tutto inaspettato, come riportano diverse testate nazionali, la selezione australiana potrebbe aver definitivamente compromesso la sua candidatura per ospitare la prossima competizione Mondiale nel 2034 visto che, anche se non è esplicitato, è chiaro come i calciatori abbiano criticato l'assenteismo del massimo organo mondiale sia sulle morti degli operai che sulla violazione delle libertà personali in Qatar.