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Il brutalismo sta tornando

«La musica techno dell’architettura»

Il brutalismo sta tornando «La musica techno dell’architettura»

Di recente c’è stata una crescita di interesse verso il brutalismo, che va oltre il dibattito sulla bellezza o bruttezza degli edifici appartenenti a questa corrente architettonica. Il trend è attestato, da un lato, dalla quantità di libri sul tema usciti negli ultimi anni, e dall’altro dalla popolarità che il brutalismo ha acquisito sui social. Si parla infatti, con una certa frequenza, dell’opportunità di rivalutare il brutalismo, non semplicemente sotto il punto di vista estetico, ma più in generale come movimento. Secondo il giornalista statunitense Brad Dunning, esperto di architettura brutalista, il brutalismo – da lui considerato «la musica techno dell’architettura»«è tornato di moda perché la stabilità è particolarmente attraente in questo mondo caotico e fatiscente».

Che cos’è il brutalismo

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Il brutalismo è un movimento architettonico nato intorno agli anni Cinquanta e caratterizzato da edifici imponenti, geometrici e privi di ornamenti. Dopo la Seconda guerra mondiale molti Paesi, a fronte della necessità di ricostruzione in tempi relativamente brevi, misero da parte gli elementi decorativi tipici delle precedenti tendenze architettoniche e artistiche, tra cui l’Art Nouveau. Lo stile brutalista, al contrario, si basava su un largo uso del cemento a vista, una predilezione per la funzionalità degli edifici, e soprattutto per una propensione – in termini stilistici – alla modularità. Esempi di architettura brutalista sono presenti più o meno in tutto nel mondo: questo stile è stato sfruttato soprattutto per gli edifici pubblici, le scuole, le chiese e più in generale i palazzi istituzionali, ma anche per le case popolari – in risposta alla crescente domanda di abitazioni. La corrente passò di moda a partire dagli anni Ottanta, quando gli edifici brutalisti cominciarono a essere considerati freddi, austeri ed esteticamente brutti. Ma anche i progressivi segni di usura delle facciate di questi edifici, provocati dall’acqua e da altri fattori ambientali, contribuirono a rendere impopolare l’approccio brutalista. Il cemento grezzo «non invecchia con eleganza, ma si sbriciola, si macchia e si decompone», scrisse a tal proposito il critico inglese Anthony Daniels. L’atmosfera e l’estetica che gli edifici brutalisti richiamavano venne ben presto associata al degrado urbano: il cemento grezzo diventò «la tela perfetta per chi faceva graffiti, i cui atti contribuirono al declino di queste strutture», si legge su My Modern Met.

Perché il brutalismo è di nuovo apprezzato

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Il Regno Unito fu uno dei paesi in cui lo stile brutalista trovò maggiormente espressione, a cominciare dal complesso residenziale Robin Hood Gardens, del 1972, nel quartiere Poplar di Londra. Nel 2016 l’allora ministro dei trasporti inglese, John Hayes, definì i Robin Hood Gardens «esteticamente inutili» e invocò una «rivolta contro il culto della bruttezza». Nel 2017, prima della demolizione di un’ampia ala del complesso residenziale, una parte dell’edificio fu però acquistata dal Victoria & Albert Museum, con l’obiettivo di conservare un esempio del movimento brutalista. Oggi, invece, il dibattito sul ritorno in auge del brutalismo non riguarda tanto l’opportunità di investire risorse per ristrutturare o demolire edifici realizzati in questo stile. Le strutture associate all’estetica brutalista, piuttosto, sono di nuovo apprezzate per la precisione geometrica e il rigore. Il piano grafico è uno dei principali fattori alla base dell’attuale successo del brutalismo: ha infatti permesso che le facciate di questi edifici diventassero pattern oggetto di apprezzatissime fotografie e copertine dell’ultimo decennio. Ma più in generale, l’estetica monolitica e pesante tipica del brutalismo si ritrova sempre di più nel design e nella grafica contemporanea. In questo settore lo stile architettonico è stato uno dei principali trend del 2023, e si è imposto anche sul web: il progetto Brutalist Websites, che raccoglie siti realizzati con uno stile brutalista, ad esempio sostiene che «nel suo essere rude, senza preoccuparsi di apparire esteticamente confortevole, il brutalismo può essere visto come una reazione da parte di una generazione più giovane alla spensieratezza, all'ottimismo e alla frivolezza del design moderno».