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Come il lusso sta affrontando la crisi idrica

Il nuovo piano per la riduzione dei consumi di LVMH solleva il problema della scarsità d'acqua nella moda

Come il lusso sta affrontando la crisi idrica  Il nuovo piano per la riduzione dei consumi di LVMH solleva il problema della scarsità d'acqua nella moda

Ogni anno, l’industria della moda consuma 79 trilioni di litri d’acqua, contribuendo al 20% degli sprechi di risorse idriche di tutto il mondo. Si da per scontato che, nella moda, il colpevole principale delle attuali condizioni del pianeta sia il fast fashion, ma anche i brand di lusso incidono pesantemente sulle risorse della Terra e sull'inquinamento ambientale. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che lo scorso novembre ha presentato i dati aggiornati riguardo la diminuzione delle risorse del pianeta alla Conferenza delle Nazioni Unite, entro il 2025 metà della popolazione mondiale vivrà in aree soggette a stress idrico. La Francia ha prontamente preso provvedimenti in materia, istituendo nuove leggi già nel mese di marzo per garantire una migliore gestione e distribuzione dell’acqua, nonché una diminuzione degli sprechi. Inoltre, la scorsa settimana il conglomerato francese LVMH ha presentato il suo Water Conservation Plan, che ha come obiettivo finale una riduzione del 30% dei consumi idrici per l'intero Gruppo entro il 2030.

Qual è il piano di LVMH? 

Il Water Conservation Plan di LVMH si aggiunge alle diverse iniziative per la sostenibilità lanciate dal Gruppo nel 2021 con il programma Life 360. Nell’annuncio del nuovo progetto, LVMH fa l’esempio dei risultati ottenuti da Loro Piana negli ultimi anni riguardo la salvaguardia delle risorse idriche: tra il 2019 e il 2022, il brand ha ridotto i propri consumi d’acqua del 25%, per merito di «apparecchiature per il riciclo delle acque reflue nel suo stabilimento principale,» spiega l’azienda. Nel Water Conservation Plan di LVMH sono contenute iniziative specifiche al miglioramento dell’impronta sull’ambiente del Gruppo, quali l’aggiunta di tecnologie più efficienti per il riutilizzo delle acque reflue, l’implementazione di un processo produttivo con meno consumi, e la sensibilizzazione dei clienti alla crisi delle risorse idriche attraverso la creazione di un’etichetta ambientale per ogni capo. Verso la fine del 2023, LVMH aggiungerà anche alcune modifiche alla propria struttura di produzione, per ridurre il rilascio di sostanze dannose per l’ambiente in natura. Questo progetto verrà certificato dall’organizzazione SBTN - Science Based Targets for Nature - un partner del Gruppo. 

Cosa c’entra la moda?

Negli ultimi anni gli impegni da parte del settore della moda per un minore impatto sull’ambiente sono aumentati in grande misura, seguendo la crescente attenzione mediatica ottenuta da questa causa negli ultimi anni. Malgrado le preoccupazioni delle persone e delle multinazionali per la salute del nostro Pianeta, il consumo di acqua a livello globale è aumentato annualmente dell'1% negli ultimi 40 anni. Secondo l'ultimo rapporto dell'UN World Water Development, entro il 2050 ci si aspetta che questo consumo raggiunga picchi tra il 20% e il 30%. E la moda sembra essere una delle principali cause degli sprechi d’acqua; la produzione di un paio di jeans e una maglietta richiede complessivamente circa 10 mila litri d’acqua, mentre per una camicia di seta tessuta a mano ce ne vogliono 376 litri. Oltre agli sprechi, siamo anche confrontati con il problema dell'inquinamento delle risorse idriche, dei sistemi di irrigazione e, di conseguenza, dei terreni agricoli, che è spesso causato dalle fabbriche tessili e dai loro inquinanti trattamenti dei materiali, come i processi di tintura. La produzione di tessuti sintetici richiede circa 70 milioni di barili di petrolio all'anno, il che comporta il rilascio di piombo, arsenico, benzene e altre sostanze tossiche nelle nostre fonti di acqua. Allo stesso modo, la coltivazione delle fibre naturali vergini richiede una grande quantità di pesticidi, corrispondente al 6% di quelli utilizzati a livello globale. 

Quali sono le strategie di Kering e Richemont?

Come LVMH, anche gli altri grandi gruppi del lusso, Kering e Richemont, stanno adoperando strategie per un minore spreco e inquinamento idrico. Il primo aveva annunciato già nel 2016 di aver ridotto del 19% i propri consumi d’acqua, e nel 2022 ha affermato tramite il report Environmental Profit and Loss annuale di essere riuscito a raggiungere un taglio dei consumi del 40% su acqua, inquinamento, sprechi ed emissioni nocive. Secondo CDP, che ogni anno mette a disposizione test e questionari per misurare l'impatto ambientale delle aziende, le votazioni di Kering e Richemont dimostrano miglioramenti di anno in anno. Nel 2022, Kering ha lanciato una collaborazione con l’iniziativa eco-conscia Fashion for Good per modificare i processi di lavorazione dei materiali dei brand del Gruppo in modo da ridurre drasticamente i consumi d’acqua e il rilascio di sostanze tossiche nell’ambiente.