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E se il running fosse il nuovo streetwear?

Tra running clubs, negozi e brandi locali, i trend nascono ancora off-line

E se il running fosse il nuovo streetwear? Tra running clubs, negozi e brandi locali, i trend nascono ancora off-line

Ci sono sport che rappresentano un'intera personalità, che definiscono meglio di qualsiasi altro dettaglio lo stile o la filosofia di vita di un individuo ed allo stesso tempo contribuiscono a formarlo. Non si sa infatti come si diventa un runner, si conosce solo la dipendenza verso la ripetitività del gesto, la performatività della fatica e l'estasi della corsa. Tutte qualità che da sempre accompagnano una delle discipline sportive più antiche dell'uomo, e che ora sono diventate un vero trend di stile e di vita. Il running infatti non rappresenta solamente 5 o 10 chilometri corsi su asfalto, ma una serie di codici non scritti, di un lifestyle e di una sportività condivisa che ha dato nuova vita anche ad un’estetica ben precisa, capace di unire minimalismo e funzionalismo. Inoltre come molti trend esplosi durante le restrizioni della pandemia da Covid-19, anche il running si è imposto come mezzo di escapismo per migliorare la salute mentale, oltre che ovviamente per rimanere in attività psicofisica. Ma la sua continua crescita non si è minimamente interrotta, anzi ha guadagnato metro dopo metro sempre più adepti. 

Se le scarpe da running sono già diventate ospiti graditi anche di web-store e negozi dedicati solitamente al lusso o allo streetwear, e se è impossibile camminare per più di dieci minuti senza incappare in una Salomon XT6 o in una Hoka Clifton, ora dobbiamo prepararci ad una totale insistenza dell’estetica running nella nostra vita. Passare dalle scarpe all’abbigliamento è infatti un incrocio obbligato per ogni brand sportivo che vuole diventare grande, vedesi Nike e adidas per avere una reference. Come borse e accessori sono spesso il primo passo per creare un brand di moda vincente, le scarpe lo sono solitamente per un brand sportivo. E ogni azienda di sneakers che si rispetti ha sempre iniziato dal running. Ora però le maratone, una volta lo sport per eccellenza dove l’unica estetica possibile era quella della fatica e del dolore, sono diventate l’occasione per i runner di esprimere la loro personalità, tra edizioni speciali e colori inusuali. La strada diventa una passerella, i 42 chilometri una lunga sfilata, le maratone una Fashion Week.

Il running infatti ha saputo creare come nessun altro sport o attività sportiva gruppi e community affiatate e verticali. Certo, rispetto ad altre discipline il running prevede costi d’ingresso molto inferiori - alla fine basta un paio di scarpe comode e una tuta - ma necessita una dedizione costante, e sono proprio queste due caratteristiche a renderlo perfetto per creare una comunità fedele. Che di conseguenza, a volte, può scivolare nell’ideazione di un brand da chi e per chi ne fa parte, per poi progressivamente allargare il raggio d’influenza. Ad oggi sono moltissimi i brand o microbrand che popolano questo mondo - e provare a riassumerli rischia solo di lasciar fuori qualcuno - ma il loro impatto va oltre il semplice design di shorts in Elastene o tank top sottili come carta velina. Essi rappresentano un lifestyle legato ad una città, ad un quartiere, ad un singolo quadrilatero di strade che si intersecano ma che ha il potere di diventare velocemente globale.

Da Satisfy a Norda, da OVER OVER a District Vision, da UVU a Soar Running, molti brand rappresentano quest'estetica minimale, scivolosa, notturna e urbana, che sa di velocità e di asfalto. Ci sono quelli nati dal basso, come merch di un Running Club, o dalla mente di qualche atleta che non trovava il compromesso giusto tra stile e performance durante le sue gare, o ancora come estensione di una filosofia di vita che abbraccia meditazione, competizione e benessere psicofisico. Che siano semplici maglie logate o completi all'avanguardia tecnica, c'è una forte connessione tra tutti i brand della scena. Ed anche brand più grandi, che per lungo periodo sono stati i dominatori del mercato, e che ora hanno scelto di virare su una comunicazione ed un prodotto capace di intercettare queste nuove community. Non mancano ovviamente le collaborazioni insieme a store, running clubs o altri brand locali, il modo più facile ed immediato per accreditarsi come cool e alla moda attraverso l'associazione con chi lo è davvero. 

Com’è stato infatti nei decenni precedenti per lo skateboarding e la sneaker culture, ciò che rende questi fenomeni così popolari in un brevissimo lasso di tempo sono la credibilità e l’organicità. Due valori non scontati in un panorama sportswear dominato da viralità, contenuti sponsorizzati e virtualità, e che invece prosperano in un contesto off-line, dove la riconoscibilità è limitata solo a chi è dentro il giro, come in un club la cui chiave d’accesso va conquistata attraverso sudore e fatica. Non ci sono scorciatoie, non si può pagare per accedere. Questi limiti rendono il running affascinante nella sua semplicità: se corri nei fai parte, altrimenti sei fuori. E se ne fai parte puoi indossarne il merch, che negli anni è diventato un vero e proprio status symbol, e condividerne i valori e gli hashtag. D’altronde in un mondo, quello della moda, in cui tutto è in vendita ciò che non si può comprare è inestimabile.