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More Than - Stole Dimitrievski

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Stole Dimitrievski

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Siamo a Madrid, a Parque Del Oeste per la precisione, per intervistare e scattare Stole Dimitrievski, portiere della Nazionale macedone, pedina inamovibile dell’undici di partenza del Rayo Vallecano e nuovo protagonista di More Than. Per Dimitrievski Madrid è casa. È una comfort zone che in questo momento della sua vita non ha intenzione di lasciarsi alle spalle. Non è difficile instaurare questo tipo di rapporto intimo con Madrid, è vero, ma è molto più probabile che ciò accada quando si gioca per il Rayo Vallecano - un club a molti noto semplicemente per essere “la terza squadra della città” dopo Real e Atleti. Stole Dimitrievski, tra le mura del Campo de Futból de Vallecas - un piccolo impianto che però è il punto di riferimento per l’intero quartiere - si sente protetto, e viceversa le sue braccia, la sua grinta e la sua tenacia fanno da scudo ai Bukaneros. «Senza il calcio il mio cuore sarebbe vuoto, eppure non lo lascio trasparire. Durante le gare emerge un altro lato di me. È ovvio, sono competitivo, ma nei novanta minuti sono molto tranquillo considerato che sono un portiere», racconta Dimitrievski con totale nonchalance. «Nella vita di tutti i giorni, nei momenti di quotidianità, amo evadere dall’agonismo della mia professione, sono spensierato e mi piace fare festa, mi ritengo completamente pazzo». Nel mentre, di fronte ai click della camera che lo immortalano, Stole Dimitrievski si sente pienamente a suo agio nonostante la pioggia cada copiosa sul prato di Parque Del Oeste. E mentre noi ci ripariamo lamentandoci per la sfortunata giornata di maltempo, il portiere, divertito, indossa gli outfit dello shooting.

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Full Look ETRO watch ROLEX.
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«La mia fissazione per i vestiti è nata quando ero ancora un bambino. Però capisco che la giustificazione del “mi è sempre piaciuto” non sia sufficiente per quantificare il livello di attaccamento alla moda che ho raggiunto. La mia carriera calcistica mi ha fatto apprendere tanto anche sotto questo punto di vista. Prima del mio passaggio al Cadice ho vissuto per qualche mese a Udine ed in Italia, immergendomi in una nuova cultura, ho capito che coltivare il proprio stile personale è importante per differenziarsi dalla massa» ci spiega, mentre butta un occhio al pantalone per vedere se cade bene sulla scarpa. «E non sono mai stato un fan dello shopping compulsivo, quello che preferisco, ad esempio, è informarmi sulla storia di un capo che possiedo. Inoltre penso che la moda possa essere considerata come un gioco: mi piace tanto avere l’opportunità di poter scegliere brand e capi in base alle persone che mi capita di incontrare». Per Stole Dimitrievski il calcio è una cosa seria, ma senza scivolare nell’ossessione. Se nei novanta minuti di gioco è perfettamente concentrato nel respingere ogni pallone arrivi nei pressi della porta del Rayo, fuori dal campo dimostra di avere un numero sorprendente di interessi e passioni.

Ultimamente sto indossando alcuni capi tradizionali della Macedonia. Ovviamente non compongo total look con questi capi, ma abbinandoli con item più contemporanei riesco a raccontare ai miei compagni di squadra come si vestivano un tempo le persone in Macedonia. Non parlo io, parlano i miei vestiti
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Ultimamente sto indossando alcuni capi tradizionali della Macedonia. Ovviamente non compongo total look con questi capi, ma abbinandoli con item più contemporanei riesco a raccontare ai miei compagni di squadra come si vestivano un tempo le persone in Macedonia. Non parlo io, parlano i miei vestiti
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Tunnel fits, Fashion Week e Bloke-core: il rapporto tra calcio e moda continua ad essere ampiamente narrato, discusso e ovviamente sdoganato ma dentro gli spogliatoi alcuni tabù non sono stati ancora affrontati. In alcuni casi appunto gli outfit indossati dai calciatori risultano ancora strani agli occhi di chi non condivide lo stesso interesse verso il mondo della moda. «I miei compagni di squadra stanno capendo il mio stile, anche se non lo apprezzano quasi mai in pieno. Mi dicono sempre che solamente io posso indossare quei capi e che se lo facessero loro sembrerebbero ridicoli. Quando all’inizio si prendevano gioco di me mi arrabbiavo, ora ci ho fatto l’abitudine e ho capito che lo stile di una persona non deve per forza piacere a tutti e che è importante sentirsi in pace con sé stessi». Ma la personalità larger than life di Dimitrievski ha finito per contagiare anche i suoi compagni di squadra - come ha fatto con noi in un pomeriggio di fine Febbraio - usando anche i suoi abiti per raccontare la sua storia personale. «Ultimamente sto indossando alcuni capi tradizionali della Macedonia. Ovviamente non compongo total look con questi capi, ma abbinandoli con item più contemporanei riesco a raccontare ai miei compagni di squadra come si vestivano un tempo le persone in Macedonia. Non parlo io, parlano i miei vestiti».

I portieri sono sempre tipi strani e Stole Dimitrievski non fa eccezione. Come sosteneva Dino Zoff, il portiere impregna di personalità tutta la squadra, e l’estremo difensore del Rayo sembra aver preso alla lettera, fuori e dentro il campo, il comandamento del portiere italiano. «Tra i miei compagni El Camello (Sergio Camello, ndr.) è quello che si veste meglio di tutti. Non intendo che lui abbia preso ispirazione dal mio stile, eppure sento di avergli insegnato ad essere audace nella scelta di un outfit, indipendentemente dal contesto. Lui è stato bravissimo a trasformare l’immaginario della musica che è solito ascoltare nel suo stile personale, è anche per questo che apprezzo molto come si veste», ci racconta Stole. «Mi piace circondarmi di persone che hanno buon gusto nel vestirsi, e poi è importante sottolineare il lavoro delle generazioni più giovani: sono loro che hanno il compito di scoprire - e far diventare virali - nuovi marchi».

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Full Look VALENTINO.
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Full Look VALENTINO.

Ma per quanto Stole guardi sempre in avanti, non è riuscito a resistere al fascino del suo idolo sportivo Gianluigi Buffon. Lo scorso anno Dimitrievski si è presentato al raduno della Nazionale macedone indossando la jersey rosa da portiere stagione 2002/2003 della Juventus col nome di Buffon sul retro. La maglietta indossata dal portiere in un anno in cui la Juventus vinse la Serie A e perse la finale di Champions League contro il Milan, insomma la maglietta che Buffon indossava quando Pippo Inzaghi insaccò il pallone alle sue spalle. E quando la sua nazionale ha incontrato quella italiana durante le ultime qualificazioni per Euro2024 Dimitrievski è riuscito ad incontrare il Capo Delegazione azzurro per farsela autografare e trasformarla in una reliquia. Oggi gli abbiamo chiesto di indossarla e lui ha accettato con entusiasmo, portando con sé quella maglia storica allo shooting e maneggiandola con la delicatezza che pertiene solo a chi utilizza i guanti tutti i giorni.

E proprio parlando della sua tenuta da lavoro che Dimitrievski si accende, proprio partendo dalla creatività di quella maglia di Buffon di vent’anni fa e facendo un confronto con quelle utilizzate dai portieri oggi: «Non riesco a capire perché i marchi di sportswear non sperimentano maggiormente con le jersey da portiere. Sogno che i portieri possano giocare sempre più spesso con magliette dal design stravagante: pensate ai pattern degli anni Novanta e Duemila. Inoltre, a me piace tantissimo scambiare la maglietta con il portiere avversario a fine partita. Immagina se i portieri giocassero sempre con magliette diverse e dai pattern incredibili. Abbiamo un compito speciale nei novanta minuti, quindi dovremmo giocare con jersey che possano dare ulteriore valore al nostro ruolo. Uno dei miei sogni è che la Nazionale della Macedonia del Nord possa un giorno servirsi di uno special kit da portiere per raccontare la storia del Paese che rappresenta».

Dimitrievski è davvero iperattivo, gli piace interessarsi ad ogni aspetto dello shooting con curiosità e competenza. Si capisce che il suo amore per la moda non è solo una posa ma una vera passione, una delle tante che animano la vita del portiere del Rayo lontano dal campo da gioco. La conversazione con Stole infatti ci sta rendendo più vulnerabili all’idea che i calciatori possano davvero riuscire nell’apparente impresa di coniugare il proprio mestiere con degli hobby, degli interessi che occupano una parte fondamentale della vita; ed è interessante anche provare a immaginare chi sarebbe Stole se non fosse un calciatore. Mentre Stole indossa l’ultimo look previsto nello shooting, ci condivide una lista dei migliori locali in cui bere e mangiare a Madrid. Sulle note del suo iPhone ha una lista di almeno 200 locali, classificati in base alla tipologia: pizzerie, ristoranti messicani, ristoranti giapponesi, cocktail bar, hamburgerie. «Il mio pensiero fisso è cercare nuovi interessi perché in fin dei conti riesco a ricavarmi abbastanza tempo da dedicare alle mie passioni», ci racconta entusiasta Dimitrievski. «Da poco mi sono appassionato al caffè. È una bevanda che mi affascina particolarmente. Ovvio, amo il suo sapore, ma il fatto che sia uno strumento che mi dà la carica prima e dopo gli allenamenti o le partite mi incuriosisce tantissimo. È da tempo che faccio ricerca sul caffè, lo studio come se fosse una materia scolastica. Però, se dovessi pensare a una carriera alternativa al calcio, probabilmente avrei provato a fare l'attore, sì, mi sarebbe piaciuto…(ride, ndr.)».

Photographer: Mark Yareham
Stylist: Antonio Autorino
MUAH: Olivia Aguade
Set Designer: Ainhoa Aguera
Interview: Andrea Mascia

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