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Dimmi che scarpino fai e ti dirò chi sei

Perché nel 2024 le scarpe da calcio segnaleranno le scelte dei principali brand sportivi

Dimmi che scarpino fai e ti dirò chi sei Perché nel 2024 le scarpe da calcio segnaleranno le scelte dei principali brand sportivi

“È davvero un peccato, ma il mondo non è ancora pronto” dice quasi sarcasticamente il professore pazzo che sembra essere uscito fuori dagli schermi del Nickelodeon, prima che Jude Bellingham versione Arsenio Lupin fugga con la valigetta seminando i guardiani come fossero difensori del Barcellona. Il tesoro contenuto nella 24 ore non è altro che un nuovissimo paio di adidas Predator, i quali sono stati ingegnosamente realizzati affinché ogni pallone colpito sia teleguidato sotto l’incrocio dei legni, che Bellingham prova immediatamente in un campetto tra lo stupore dei presenti. Ma l’aspetto forse più ironico dell’intero, bellissimo, video di adidas per la nuova release delle adidas Predator risiede in questa presunta futuristica distopia, in un mondo ancora non pronto per l’arrivo di una scarpa da calcio che cambierà il modo in cui si gioca allo sport più bello del mondo, quando stiamo parlando di una scarpa inventata dall’ex centrocampista del Liverpool Craig Johnston nel 1994 e della quale quest’anno ricorre il 30esimo anniversario. Una scarpa iconica, indossata da alcuni dei piedi più strepitosi della passata generazione e che è tornata attuale tra la Next Gen.


Tutto merito ovviamente di uno shape immortale, incastonato dalle Three Stripes che diventano zanne o artigli e ritagliato attorno ad una linguetta extra large che non dovrebbe avere più spazio nel materiale tecnico contemporaneo, dove i dettagli sono ridotti all’osso. Invece Jude Bellingham, Trent Alexander-Arnold e molti altri non vedono l’ora di indossarla, ubriachi di un ricordo che non hanno mai vissuto ma del quale vogliono in qualche modo far parte. E così adidas sta costruendo una narrazione attraverso alcuni suoi modelli storici, e per usare una parola più scomoda, classici, che vengono ripuliti dalla polvere del passato per essere nuovamente consumati da una generazione che non li aveva mai vissuti prima. Come fatto ad esempio con le Samba o le Spezial, scarpe che sono appartenute in passato a varie sottoculture, dagli hooligans inglesi fino ai punk o al brit pop, sono alla fine arrivate nei feed TikTok scevri di qualsiasi aura storica e pronti a completare un outfit check. Una strategia che si è rivelata estremamente vincente e che adidas ha scelto di riproporre anche in vista del lancio dei nuovi scarpini Predator. Un remix esaltante di 30 anni di storia presentato come il futuro.

Nike Air Max Mercurial TN: contro la tradizione

Così se adidas ha scelto la strada della valorizzazione del proprio archivio, proponendo modelli e silhouette che tornano protagonisti per un nuovo pubblico, Nike ha invece intrapreso un percorso radicalmente diverso. Ad inizio anno Kylian Mbappé si è presentato al campo d’allenamento del Paris Saint-Germain con ai piedi degli scarpini davvero speciali, un paio di Nike Air Max Mercurial Tn realizzati fondendo insieme due modelli Nike che appartengono normalmente a diversi universi. Sulla inconfondibile forma dello scarpino inizialmente indossato da Ronaldo, ecco comparire l’esoscheletro squamato e la celebre colorway viola gradiente per una sintesi che nessuno aveva immaginato prima ma, come dimostra l'instant sold-out, di cui tutti hanno bisogno. L’incontro di lifestyle e performance infatti sembra esser la chiave di lettura della strategia scelta dallo Swoosh in questo 2024, in continuità con quanto fatto nelle ultime stagioni. Così prima Kylian Mbappé e successivamente Marcus Thuram sono diventati i volti di questo rivoluzionario scarpino che si appresta a lanciare una nuova tendenza.


Certo gli scarpini customizzati che utilizzano shape lifestyle immediatamente riconoscibili non sono un’invenzione di questo 2024, visto che la stessa Nike li aveva già realizzati interpolando sia le Air Max 1 che le Jordan 1. Senza contare ovviamente i tantissimi cleat da Football Americano custom per le superstar NFL, che sono sempre molto attenti a personalizzare i pochissimi elementi delle loro uniformi da gioco, elmetto compreso. Ma il mondo del calcio, da sempre più conservatore su certi aspetti rispetto allo sport statunitense, ha invece preferito mantenere separati i due ambiti, lasciando il sempre più insistente lato lifestyle ai margini del campo. Nike invece vuole invertire tale trend, rivolgendosi ad un pubblico più giovane e urban rispetto a quello di adidas, che condivide i valori del brand e si ritrova in un modello iconico come quello delle Air Max Plus. Sul quale lo Swoosh vuole investire, come si era già capito con le release coordinate di due squadre di punta, Inter e Barcellona sul finire della scorsa stagione. Aspettiamoci quindi per Nike un 2024 ancora più incentrato sulla contaminazione tra calcio e moda, con un occhio di riguardo verso lo streetstyle e le communities sul territorio, piuttosto che sui singoli calciatori.

PUMA, Coperni e le contaminazioni tra sport

PUMA invece sta proponendo una strategia terza nel tentativo di inserirsi tra i due litiganti. Dopo una lunga campagna acquisti tra i testimonial del brand tedesco, che ha beneficiato anche delle scelte delle altre aziende, ora PUMA è tornata a scoprire il proprio archivio storico, non limitandosi però solamente a riproporre determinati modelli ma tentando di elevarli attraverso collaborazioni e nuovi progetti. In questa direzione va ad esempio la collaborazione con Coperni, che unisce in modo ardito blokecore e balletcore, due trend che a prima vista sembrerebbero lontanissimi tra di loro e che invece dialogano ampliando le possibilità del rapporto tra moda e sport. "È costruita esattamente come una scarpa da calcio ma ha l'aspetto di una scarpa elegante”, ha dichiarato Heiko Desens, Global Creative Director di PUMA la prima volta che la creazione fu presentata in passerella, ed ora che la 90SQR - questo il nome della scarpa in collaborazione - è finalmente disponibile, questo rapporto torna di attualità. Unire FUTURE, lo scarpino pensato per Neymar, ad una scarpa da danza rispetta la mission di PUMA, ovvero quello di immaginare lo sport come un universo complesso in cui diverse discipline possono convivere e contaminarsi a vicenda, senza barriere o limitazioni.

In questa direzione va ovviamente anche il lavoro che il brand tedesco sta svolgendo in Formula 1, appuntando A$AP Rocky come direttore creativo della partnership e provando a rendere l'abbigliamento da corsa il nuovo trend sportswear. E ovviamente associando calcio e motori, come ad esempio fatto già la passata stagione realizzando degli scarpini personalizzati dalla Mercedes AMG Petronas, e come immaginiamo farà nuovamente ora che avrà molta più libertà di manovra.

Così se per adidas le scarpe da calcio possono diventare nuovamente lifestyle, seguendo un sentiero evolutivo tracciato qualche decennio fa dalle Samba, per Nike la scommessa va nella direzione opposta, con l'extracampo che può diventare protagonista dello stile dei calciatori anche sul prato verde. PUMA invece vuole intersecare le estetiche di sport diversi tra loro, anche agli antipodi, valorizzando così sia il proprio archivio che i propri sforzi di posizionamento su molteplici mercati effettuati nelle ultime stagioni. E così, dopo anni nei quali le maglie da calcio sembravano l'unico elemento calcistico degno di rilevanza ecco come potrebbero essere gli scarpini a misurare le scelte dei brand in questo 2024.