Il calcio non può fidarsi delle criptovalute?
Cosa ci stanno dicendo le ultime vicende che coinvolgono Inter, Roma e Atletico Madrid
10 Maggio 2023
Nelle scorse settimane Inter e Roma hanno rimosso lo sponsor DigitalBits dalle proprie maglie, dopo che la società che opera nel mercato delle criptovalute ha saltato tutti i pagamenti nel 2022/23. Di recente anche Binance, la società che sponsorizza la Lazio ha bloccato per due volte in 48 ore i prelievi di bitcoin provocando perdite agli investitori. Il mondo delle criptovalute negli ultimi tre anni ha investito molto nello sport, sfruttando la necessità dei club di trovare nuove forme di guadagno, specialmente dopo la crisi pandemica, e dal divieto di utilizzare agenzie di betting come sponsor.
Dal calcio al basket, fino a motosport e eSport, aziende come Crypto.com, Webull, CoinBase, FTX o Socios hanno messo i propri loghi su numerose maglie, arene e monoposto, ma la recessione dell’ultimo periodo e il fallimento di grandi aziende come FTX ha portato club e leghe a rivalutare la sponsorizzazione di aziende che operano in crypto, ritenute sempre meno solide e sicure economicamente. Rispetto all’entusiasmo di soli due anni fa, ora sembra si stia attraversando un “crypto winter” che potrebbe cambiare il panorama delle sponsorizzazioni nel mondo dello sport.
A novembre 2022 la società di trading di criptovalute FTX ha annunciato il proprio fallimento, qualche mese dopo essere entrata nel mondo dello sport con sponsorizzazioni importanti come quelle in NBA (Golden State Warriors e Washington Wizards tra le altre) e mettendo il proprio logo sulle monoposto Mercedes di Lewis Hamilton e George Russell. FTX aveva acquisito nel 2021 e per 19 anni anche i diritti di denominazione di quella che ora è il Kaseya Center di Miami, casa degli Heat.
Il fallimento di FTX e di tutto il sistema in generale ha creato un crollo nelle sponsorizzazioni e il ripensamento di molti club sull’efficacia di quel modello di business. Il crollo dei prezzi ha indebolito l’appetito da parte dei club, così come la fiducia. Il legame tra club e crypto sembra essere nato quasi di fretta, in un momento in cui la crisi economica derivata dalla pandemia aveva messo in difficoltà i modelli tradizionali di marketing. È probabile che le società sportive ora stiano subendo e notando la volatilità delle criptovalute e, per non ricorrere a danni anche in termini di reputazione, inizino a interrompere prima del previsto le partnership, come nel caso dell’Atletico Madrid, che intanto non ha messo in vendita sul proprio store online la nuova maglia Away sponsorizzata WhaleFin.
Le società di criptovalute stanno perdendo quindi accordi di sponsorizzazione, come conseguenza alla diminuzione del prezzo dei token. Tutta la fiducia nel settore ne sta risentendo, dal canto loro molti club che hanno scelto di lanciare la propria criptovaluta sembrano aver approcciato questo mondo quasi con superficialità, banalizzando gli investimenti e in parte approfittando dell'inesperienza o della credulità dei fan.
Tra le leghe non è un caso che la Premier League, la più ricca tra le cinque maggiori europee, sia stata in questi anni coinvolta in molte sponsorizzazioni con aziende di criptovalute. Molti club hanno lanciato token che stanno perdendo valore già dallo scorso anno, come emerge anche da un report di The Athletic. Inoltre ci sono stati casi anche estremamente curiosi, come lo sleeve sponsor del Watford, il meme coin Dogecoin, o il training sponsor del Manchester United, la blockchain open-source Tezos. Ma anche numerose contestazioni dei tifosi, che vedono nelle crypto e nei token un modello parassitario verso i club, e che può creare danni finanziari a causa della loro valutazione estremamente volatile, come stiamo vedendo in questi ultimi giorni in Serie A.
Probabilmente le società sportive non sceglieranno di abbandonare le partnership con le aziende di trading, è possibile piuttosto che il focus delle collaborazioni non sarà quello di main sponsor economico ma che verrà sfruttata la capacità della blockchain di creare community con facilità. Il calcio nel terzo millennio infatti non può far a meno dei tifosi dislocati in tutto il mondo, e che possono essere coinvolti attraverso iniziative digitali, e purtroppo per fragilità del sistema non possono non ricorrere anche a sponsor che molto promettono e poco mantengono.