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Cosa è successo tra Mesut Özil e la Cina

Un tweet contro il governo potrebbe creare problemi all'Arsenal e alla Premier League

Cosa è successo tra Mesut Özil e la Cina  Un tweet contro il governo potrebbe creare problemi all'Arsenal e alla Premier League

Molto spesso si parla di Mesut Özil per le sue prestazioni in campo, identificandolo come una delle cause della crisi di risultati dell'Arsenal, il calciatore tedesco è però anche uno di quelli che in passato ha espresso giudizi su tematiche importanti come la politica e il razzismo, tanto che nell'ultimo weekend sembra aver fatto scoppiare un caso diplomatico con il governo cinese.
Venerdì scorso attraverso il suo profilo Twitter Mesut Özil ha pubblicato due foto nelle quali in turco condannava gli abusi subiti in Cina da oltre 1 milione di Uiguri, una minoranza mussulmana della regione del Xianjing che dal 2009 è tenuta segregata in campi di concentramento da parte del governo comunista degli Han. Il calciatore dell'Arsenal ha pubblicato le foto mostrando la bandiera azzurra del Movimento Indipendentista del Turkestan orientale, proibita dalle autorità cinesi. 
Il tweet sta causando un problema diplomatico e un danno alla Premier League, che ha nell'emittente televisiva cinese CCTV il suo miglior partner commerciale, grazie a un contratto triennale da 700 milioni di dollari. Il primo provvedimento è stato quello di annullare la messa in onda del big match giocato domenica tra i Gunners e il Manchester City, alla quali è seguita la chiusura del suo fan club che vedeva oltre 30 mila iscritti e l'eliminazione di qualsiasi ricerca Baidu collegata al suo nome. Özil ha fatto sollevare una questione più ampia sul possibile coinvolgimento del governo turco e sui recenti casi di attivismo tra gli sportivi, che dalla NBA alla NFL stanno provocando danni economici alle proprie federazioni. 

Mesut Özil ha deciso di sfidare il governo cinese, aggirando una censura che sta nascondendo tutte le testimonianze degli Uiguri, comprese quelle dell'esistenza di campi di concentramento, inizialmente negati dal regime Han salvo poi ammetterne l'esistenza ma descrivendoli come "scuole professionali per smorzare gli slanci estremisti islamici e il fascino della violenza". 
L'immagine data da Özil della questione Uiguri è però quella di un reporter:

«Bruciano i loro Corani, chiudono le loro moschee, mettono al bando le loro scuole, uccidono i loro imam, gli uomini vengono rinchiusi nei campi e le donne sono costrette a vivere e sposarsi con uomini cinesi. [...] i Paesi musulmani rimangono in silenzio, non dicono nulla, li hanno abbandonati. Non capiscono che consentire tacendo a una persecuzione è anch’essa una persecuzione»

La presa di posizione contro la violazione dei diritti umani aveva coinvolto lo scorso ottobre anche la NBA, a causa sempre di un Tweet da parte del General Manager degli Houston Rockets Daryl Morey, il quale si era espresso a favore delle proteste da parte di Hong Kong, salvo poi chiedere scusa alla Cina per conservare i rapporti economici.

Non era bastato l'intervento del Commissioner della NBA Adam Silver e le scuse di James Harden e per evitare il boicottaggio delle amichevoli dei Rockets a Shenzen e Shanghai e la cancellazione delle partite della franchigia dalla TV nazionale. 

Il quotidiano cinese Global Times le ha definite "Fake News" e la Federazione Calcistica Cinese le ha giudicate "inaccettabili in quanto feriscono i sentimenti dei supporter cinesi". Non arrivano difese neanche dalla politicamente-neutrale Premier League e dall'Arsenal, che ha preso le distanze per salvare i legami economici con la Cina, attraverso scuse pubblicate su Baidu e Douyng (la versione cinese di Tik Tok). 
Non è la prima volta che manifestando le proprie idee politiche Özil provoca imbarazzo nell'ambiente calcistico.
In passato il 10 dei Gunners aveva detto addio alla Nazionale per "senso di razzismo e mancanza di rispetto", attaccando la federazione e i media tedeschi, riaprendo anche il dibattito sulle nazionali multietniche, nelle quali la diversità viene celebrata solo in base alle vittorie.
È successo in passato per aver manifestato idee politiche e sociali scomode, in particolare per l'amicizia con il leader turco Recep Erdogan, che utilizzò una foto con Özil per la sua campagna elettorale del 2018, diventando nello stesso anno anche testimone di nozze del calciatore. 

Considerando proprio l'amicizia tra i due una lettura della questione ha riguardato il probabile coinvolgimento del presidente turco in questa vicenda, il quale avrebbe sfruttato l'amicizia e i 25 milioni di follower dell'attaccante dell'Arsenal, in modo analogo a quanto accaduto il mese scorso con i calciatori della Nazionale turca e il loro saluto militare

Le proteste di una nuova categoria di sportivi che non si nascondono dall'esprimere le proprie idee politiche, condivise o meno, nell'ultimo periodo stanno gettando ombre intorno alla diffusione dei valori sportivi e morali, trascurati in nome del business. In Premier League di recente un episodio simile era accaduto con Hector Bellerin, che con un "Fuck Boris" si era schierato contro il Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson alla vigilia delle ultime elezioni. 
Sembra che per il momento la questione si stia limitando a giudicare Mesut Özil come l'insofferente giocatore di un deludente Arsenal, quello capriccioso che calcia i guanti dopo essere stato sostituito dopo 58 minuti nella sfida contro il City, e non come cittadino, nato da genitori immigrati, che ha maturato una propria verità - condivisibile o no - sul temi come libertà e religione, che per il momento non sembrano dover centrare con il calcio.