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Per Abra, la moda è una questione di famiglia

Intervista al fondatore Abraham Ortuño Perez

Per Abra, la moda è una questione di famiglia Intervista al fondatore Abraham Ortuño Perez

È appena andata in scena la premiazione degli Challenge the Fabric Award (CTF), iniziativa organizzata da Ekman Group insieme allo Swedish Fashion Council per celebrare l’utilizzo di materiali bio e riciclati nel fashion design. Al Centro Congressi Fondazione Cariplo di Milano sono stati presentati i progetti degli otto brand emergenti, tra cui Abra, guidato dal fondatore e direttore creativo Abraham Ortuño Perez. Il designer è cresciuto nella regione spagnola di Alicante, luogo dalla lunga tradizione calzaturiera. Con un marcato senso dell’eccentricità e dell’umorismo, le creazioni dello stilista celebrano l’artigianato spagnolo per produrre versioni contemporanee di accessori nostalgici legati alla sua infanzia anni 2000, dalle palette su scale di fucsia ai dettagli borchiati, dalla gommosità della pelle il luccichio delle paillettes. Il look che Perez ha disegnato per il premio CFT si ispira all’abito da sposa della madre, un vestito blu elettrico anni ’80. «I miei più grandi ricordi sono legati al modo di vestire delle donne», ci racconta il designer. «Sono sempre stato affascinato dalla scelta di mia madre per questo momento. Era incinta quando si è sposata, non era una cerimonia religiosa»

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Parlando delle influenze che fin da piccolo lo hanno spinto ad interessarsi al womenswear, Abraham Ortuño Perez racconta di essere cresciuto principalmente attorno a figure femminili. «Non mi è mai interessato cosa fanno gli uomini», afferma, aggiungendo che la sua più grande ispirazione artistica è sempre stata sua sorella. «Era il mio idolo, da bambini io ero molto femminile e lei molto maschile, e a un certo punto abbiamo iniziato a indossare gli stessi vestiti». I design di Perez si ispirano così all’armadio che condivideva con la sorella, per riprendere con un nuovo taglio futuristico le silhouette che indossavano da giovani negli anni 2000. Le borchie appaiono per la prima volta tra le collezioni del brand nel 2020 quando, per una nuova versione della baguette bag, Perez ha voluto rendere omaggio allo stile Harajuku degli anni ’90. «Avevo i magazine FRUiTS ed ero ossessionato dal modo in cui si vestivano, ma indossavo tanti braccialetti con le borchie anche alle superiori», aggiunge. 

Pur essendo nato in Spagna, il brand è a Parigi da dieci anni, dove Perez ha avviato diverse collaborazioni con maison come Jacquemus, Paco Rabanne, Coperni e Loewe. Per l'ultimo, in occasione della SS23, ha creato le sneaker ricoperte d’erba, ormai virali - «avevo trovato delle immagini di scarpe abbandonate nella natura, era come se la natura se ne fosse impadronita». Ha imparato l’arte dell’upcycling a Barcellona, quando ancora prima di iniziare gli studi all’Institut Française de la Mode ha svolto tre anni da mentoree di Elena Cardona, accessory designer di Margiela. «Ricordo una borsa fatta con pezzi di fari rotti, la borsa fatta con i guanti. È molto affascinante come la visione di Martin Margiela abbia cambiato l'industria della moda facendo apprezzare la bellezza dell'upcycling, è un processo di creazione così bello». Nonostante la sua carriera nella moda abbia preso le mosse negli atelier di alcuni dei brand più famosi al mondo, sono state proprio queste esperienze a motivare il designer a lanciare un marchio tutto suo. «Lavorare con Jacquemus mi ha incentivato ad aprire un mio brand, e Jonathan Anderson mi ha davvero ispirato in quanto designer». Oggi Abra è ancora piccola, ci racconta il designer, conta solo cinque dipendenti, ma la crescente popolarità del marchio spinge lo stilista a non mollare.

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Avendo iniziato a lavorare nel mondo della moda ben prima di cominciare gli studi all'Institut Français de la Mode, viene da chiedere a Perez se, guardandosi indietro, ripeterebbe lo stesso percorso di studi. «Sicuramente, mi ha dato la sicurezza di cui avevo bisogno per avere successo, non solo i contatti diretti con i grandi marchi del lusso. Mi ha insegnato a difendere il mio punto di vista in quanto creativo, sarò sempre grato ai consigli e all’aiuto che ho ricevuto dalla direttrice Hans de Foer». Se c’è una cosa che la nostra intervista può insegnarci su Abra è questa: il brand, è un affare di famiglia. Oggi, dei cinque dipendenti che vi lavorano, tre sono parenti di Perez, la prova di come un forte senso di community sia davvero necessario per fare stare in piedi un brand indipendente. Dalle aule della IFM agli atelier di Loewe, dalle borchie degli stiletto a quelle delle ballerine, Abra è un prodotto della nostalgia e dell'affetto.