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In Inghilterra si sta discutendo della croce di San Giorgio sulle maglie della Nazionale

Nike ha modificato i colori originali e i politici locali sono molto contrari

In Inghilterra si sta discutendo della croce di San Giorgio sulle maglie della Nazionale Nike ha modificato i colori originali e i politici locali sono molto contrari

In attesa della partita di domani contro il Belgio, la Nazionale Inglese è al centro di un forte dibattito pubblico. E no, il motivo non è la sconfitta a Wembley contro il Brasile o le scelte di Southgate. La ragione è molto più piccola e nascosta, per la precisione nel backneck delle maglie home appena lanciate da Nike per la Nazionale dei Tre Leoni. Un dettaglio che era stato inserito come easter egg per tifosi ed appassionati e che invece in meno di 48 ore dalla release ufficiale è diventato l'oggetto del contendere di politici, opinionisti e anche dell'allenatore della Nazionale. In Inghilterra infatti, come forse in nessun altro paese al mondo, il calcio è sinonimo di tradizione, specialmente quando si va a toccare quello della Nazionale, autentico simbolo unificatore per un popolo che non ha mai nascosto la sua natura identitaria. E così la rivisitazione della Croce di San Giorgio realizzata da Nike utilizzando colori inediti, il viola e il blu, per la bandiera del patrono d'Inghilterra, solitamente rossa su fondo bianco, non è piaciuta ad un pubblico bipartisan, dal Primo Ministro Rishi Sunak al leader dei Laburisti Keir Stamer

Il capo del partito d'opposizione è stato il primo a schierarsi pubblicamente contro la scelta di Nike: "Sono un grande appassionato di calcio, vado alle partite dell'Inghilterra, maschili e femminili. E la bandiera è usata da tutti, è unificante, non deve cambiare. Dobbiamo solo esserne orgogliosi. Quindi penso che dovrebbero riconsiderare la cosa e cambiarla di nuovo". Starmer ha poi continuato: "Non sono nemmeno sicuro che siano in grado di spiegare adeguatamente perché hanno pensato di dover cambiare. Potrebbero anche ridurre il prezzo delle magliette". Al momento la versione Authentic è disponibile a 150 euro mentre la versione replica arriva a 100 euro. Immediatamente è arrivata la risposta del Primo Ministro, che ha fiutato l'argomento da campagna elettorale per posizionarsi su un tema molto sentito, affermando come "ovviamente preferisco l'originale e quando si tratta delle nostre bandiere nazionali non dovremmo scherzarci, perché sono una fonte di orgoglio, di identità e di ciò che siamo. E sono perfette così come sono".

Una levata di scudi che ha spinto Nike ad emettere a stretto giro di posta un comunicato attraverso il quale ha sia voluto spiegare la propria scelta riguardo i nuovi colori, sia per ribadire come la maglia non verrà cambiata nel suo design originario nonostante le tante critiche ricevute nelle ultime ore. "Siamo un partner orgoglioso della FA dal 2012 e comprendiamo il significato e l'importanza della Croce di San Giorgio e non è mai stata nostra intenzione offendere, visto il significato che ha per i tifosi dell'Inghilterra. Insieme alla FA, l'intenzione era quella di celebrare gli eroi del 1966 e i loro successi. Le rifiniture dei polsini prendono spunto dalla tenuta da allenamento indossata dagli eroi inglesi del 1966, con una sfumatura di blu e rosso sormontata dal viola. Gli stessi colori sono presenti anche sul retro del colletto come interpretazione della bandiera". In precedenza Nike aveva definito il nuovo design un "giocoso aggiornamento" realizzato per unire e ispirare tutti i tifosi. 

Gareth Southgate, sollecitato in conferenza stampa riguardo l'argomento, ha preferito glissare concentrandosi invece sulla presenza sulla maglia dei Three Lions. "La cosa più importante", ha detto Southgate, "è che sulla maglia ci siano i Tre Leoni, la vera icona della Nazionale, il simbolo che davvero distingue la squadra". La maglia della Nazionale non è un qualcosa da prendere alla leggera, e se i brand cercano ogni volta di trovare una chiave di lettura in grado di innovare e diversificare le varie edizioni, è allo stesso tempo molto facile cadere in contraddizioni di questo tipo, dove diverse sensibilità reagiscono in altrettanti modi ad una scelta estetica. E la politica continua a utilizzare il calcio come una leva per posizionarsi rispetto alle fasce più conservatrici dell'elettorato, senza grande differenza tra i vari partiti, perseguendo una narrazione identitaria e reazionaria che non aiuta lo sport a superare alcuni dei suoi tabù più radicati.