Vedi tutti

Perché lo Sparta Rotterdam gioca senza numeri di maglia fissi

Una scelta dettata dalla tradizione ma anche dal marketing

Perché lo Sparta Rotterdam gioca senza numeri di maglia fissi Una scelta dettata dalla tradizione ma anche dal marketing

Ogni giocatore ha un suo numero di maglia. È una regola che sulla carta non ammette deroghe nel calcio professionistico, ed alla quale tutti i club si sono allineati. Anche per gli indubbi benefici che questa porta in termini di marketing, popolarità e soldi. È infatti una soluzione che in primis offre a quasi tutti i calciatori la possibilità di aumentare il valore del proprio brand legandosi ad un preciso numero di maglia che in molti casi sopravvive anche ad un cambio di squadra, sempre più comune nel calcio contemporaneo. L’esempio più ovvio in questo senso riguarda Cristiano Ronaldo e la maglia numero 7 che, a parte un breve parentesi al Real Madrid, ha indossato per tutta la sua carriera arrivando a creare la sigla CR7. Allo stesso tempo, assegnare un numero ad ogni giocatore permette ad una squadra di massimizzare i ricavi derivanti dalla vendita delle maglie da gioco. D’altronde la popolarità di un giocatore viene misurata anche da questo aspetto, da quante maglie con il proprio nome è in grado di vendere. C’è però una squadra europea che ha deciso di fare le cose a modo suo rinunciando in nome della tradizione. Si tratta dello Sparta Rotterdam.

La squadra olandese è infatti l’unica tra i massimi campionati europei che non ha numeri definiti ed ogni partita scende in campo con la classica numerazione da 1 a 11. Non solo, la distribuzione dei numeri di maglia segue anche la vecchia logica secondo la quale ad ogni ruolo appartiene un numero di maglia ben preciso, ripercorrendo quanto accade ancora oggi nel rugby. E quindi il terzino destro veste il 2, a centrocampo giocano il 6 e l’8 mentre l’ala sinistra veste la maglia numero 11. La decisione di non assegnare più dei numeri fissi ai propri giocatori venne presa dal club nel 2010 dopo la retrocessione in seconda divisione, mentre ad alzare l’asticella e a distribuire i numeri di maglia agli undici titolari seguendo la numerazione dei manuali fu Alex Pastoor, allenatore dello Sparta dal 2015 al 2017. Niente numeri fissi anche per i giocatori in panchina ma in questo caso c’è un po’ più di libertà dato che in questo senso, ad esempio non ci sono regole su quale numero debbano indossare gli attaccanti oppure i centrocampisti che cominciano una partita dalla panchina. A facilitare la distribuzione dei numeri, poi, c’è la decisione del club di abbandonare anche i nomi e quindi sul retro della maglietta compaiono i loghi di due back sponsor. Per cui eventuali cambi di formazione dell’ultimo minuto possono essere gestiti senza particolari drammi.

Una scelta romantica certo, per salvaguardare la tradizione del club professionistico più antico dei Paesi Bassi, visto che fu fondato nel 1888 da otto studenti e giocatori di cricket. Il valore della maglia dello Sparta Rotterdam, dalla tradizionale home jersey a bande verticali rosse e bianche adottata dopo un viaggio a Sunderland della dirigenza nel 1899, a tutte le versioni di away e third jersey che lo Sparta ha indossato dal 2010 ad oggi, rimane uno degli asset principali del club. Ma allo stesso tempo la si può interpretare come una scelta di marketing precisa, probabilmente la miglior soluzione possibile per portare pubblicità e attenzione ad una squadra che altrimenti verrebbe risucchiata nell’ombra generata dalle squadre più importanti del calcio olandese come Ajax, PSV e Feyenoord. Difendere la tradizione inoltre è la scelta più logica per una squadra che si vanta di giocare in un castello. E non è un modo di dire: lo stadio di casa dello Sparta è comunemente noto come Het Kasteel, “il castello” in olandese, per via del suo design originale di cui è stato mantenuto un edificio a due torri all’interno dell’attuale struttura esterna.