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La strana storia dei colletti con i lacci sulle maglie da calcio

Dagli inizi del secolo fino al revival di Umbro per la prima stagione della Premier League, alti e bassi dei più strani colletti di sempre

La strana storia dei colletti con i lacci sulle maglie da calcio Dagli inizi del secolo fino al revival di Umbro per la prima stagione della Premier League, alti e bassi dei più strani colletti di sempre

I colletti delle maglie sono uno degli elementi che maggiormente definiscono lo stile e l’epoca, da quelli alzati modello polo, quelli a V che arrivano fino al petto o quelli girocollo ultraleggeri che vanno tanto di moda ora. Ma nessuno riassume un'estetica e un'idea di design quanto il colletto con i laccetti che si intrecciano per tenere insieme i due lembi di tessuto. Uno stile che appartiene ai primi modelli adottati durante l’inizio del secolo scorso, quando i materiali non permettevano di realizzare maglie performanti e leggere come ora e ci si affidava a design molto simili a quelli usati per le t-shirt da tutti i giorni. 

Il colletto con i cordini è stato molto usato quindi nell’archeologia del calcio, specialmente in Inghilterra quando non vi era grande differenza tra le maglie da calcio e quelle da rugby e i portieri usavano ancora spessi maglioni di lana che si gonfiavano sotto la pioggia. Una necessità per creare maglie comode senza ricorrere all’uso dei bottoni, dei piccoli tesori all’epoca, che permettessero di slacciarsi senza cedere ma che tornò improvvisamente di moda agli inizi degli anni ‘90 grazie soprattutto al lavoro di Umbro. Il brand inglese che forse come nessun altro ha definito lo stile con il quale si giocava a calcio durante i nineties ha indubbiamente firmato tra i kit più iconici della propria produzione proprio aggiungendo questo tocco vintage ai colletti.

Il revival del colletto laced up arrivò proprio nella stessa stagione quando fu inaugurata la Premier League, l’ormai storica 1992/93 quando l’azienda di Cheadle fornì i kit a 11 delle squadre impegnate nella competizione. Un numero spropositato e impensabile al giorno d’oggi, che Umbro onorò con questo template che portava indietro le lancette del tempo alle origini del calcio inglese. Un ritorno al passato per guardare al futuro, un modello senza tempo che trasforma i giocatori più forti dell’epoca in bardi medievali o comparse di Games of Thrones. I laccetti comparvero nei colletti maglie dell’Ipswich Town, Aston Villa, Sheffield United e soprattutto Manchester United, diventata una vera e propria icona sulle spalle di Eric Cantona e Ryan Giggs. La terza maglia, quella divisa verticalmente in giallo e verde pallido è ancora oggi una delle più strane ed allo stesso tempo ricercate dai tifosi dei Red Devils. Ma anche la seconda del Chelsea, bianca a sottili righine rosse e lo sponsor Commodore rimane un esempio dell’inventiva e dell’eleganza di Umbro all’epoca.

Ma non solo Premier League, anche per l’Ajax in quella stagione Umbro realizzò una seconda maglia contraddistinta dall’uso dei laccetti su un pattern di righe verticali nere, verdi, blu notte e blu petrolio che è stata ripresa in tempo recente anche da Patta. O il Saint-Etienne, che per addirittura quattro anni consecutivi ha vestito delle maglie Lotto con un collo dai baveri prepotenti e allacciatura medievale. Ma è stato in Italia che la moda ha preso effettivamente piede, con Asics che l’anno successivo rispetto alle maglie di Umbro realizzò i kit per Roma e Sampdoria seguendo il trend dei cordini. Rispetto a quelli usati dall’azienda inglese, i lacci di Asics erano spessi come corde da barca. E se tale stile si accordava perfettamente alla maglia di una città portuale, come quella blucerchiata, meno forse alle altre squadre sponsorizzate. O sempre Umbro che realizzò una terza maglia per il Napoli identica a quella dell’Aston Villa e quella del Parma che accompagnò gli emiliani alla conquista della Coppa Uefa

Dopo la sbornia della metà anni 90, quando anche le nazionali sembravano non poter far a meno di questo colletto del secolo precedente - tra gli esempi più rappresentativi ricordiamo la maglia della Francia ad Euro 96 e quella della Svezia ai Mondiali successivi, proprio in Francia - il trend svanì rapidamente com’era arrivato. Negli anni qualche sponsor tecnico ha provato a riesumare questo stile, associandolo soprattutto a maglie celebrative, legate a qualche anniversario del club. Come la prima maglia del Cagliari ad inizio millennio, firmata da Biemme e contraddistinta da vistosi lacci rossi su fondo blu o quella dell’Empoli realizzata da Erreà per la stagione 2002/03. La scorsa stagione sia la Sampdoria che il Palermo hanno realizzato una maglia celebrativa per i loro 120 anni. I blucerchiati con Macron hanno realizzato una maglia accennando un colletto con dei laccetti bianchi su maglia bicolore, non dissimile da quella del Palermo di Kappa anch’essa divisa in due per mantenere il riferimento alle divise usate un centinaio di anni fa. 

Ad oltre un secolo di distanza dalle prime apparizioni su un campo da calcio il laccetto rimane uno degli accessori più curiosi visti sulle maglie da gioco, in grado di renderle immediatamente fuori tempo sospese tra una profonda identità storica e un salto nel bosco di Sherwood.