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Estetica e curiosità sulla super Nazionale della Costa d'Avorio

Una storia che parla di una una guerra civile, FIFA 14 e del colore arancione

Estetica e curiosità sulla super Nazionale della Costa d'Avorio  Una storia che parla di una una guerra civile, FIFA 14 e del colore arancione

La 34esima edizione della Coppa delle nazioni africane - meglio conosciuta come Coppa d'Africa - è pronta al calcio d'inizio. La manifestazione sportiva si terrà dal 13 gennaio all'11 febbraio in cinque città della Costa d'Avorio, con le partite che si disputeranno in altrettanti impianti, tutti contraddistinti da una pista d'atletica posizionata attorno al rettangolo di gioco. La Caf era in programma per l'estate del 2023, ma le avverse condizioni del Paese situato in Africa occidentale non ne hanno permesso il regolare svolgimento. Ciò significa che le squadre europee non potranno contare, per le partite di campionato, sull'impiego di alcuni calciatori chiamati in Nazionale durante questa competizione. 

La Costa d'Avorio allenata da Jean-Louis Gasset - che prosegue la consolidata tradizione di francesi che hanno seduto sulla panchina degli Elefanti - ha convocato giocatori di livello mondiale tra cui tante conoscenze della Serie A, come Kessié, N'Dicka, Fofana, Singo, Boga e Kouamé, i quali si aggiungono a Bamba, Haller, Aurier e l'infinito Gradel. Sono i prescelti che avranno l'arduo compito di interrompere un periodo non certamente positivo per il calcio ivoriano e soprattutto di avvicinarsi il più possibile all'impresa portata a termine dall'iconica rosa del 2015, che riuscì nel vincere l'ambita competizione continentale. La Costa d'Avorio può contare su una storia calcistica tra le più prestigiose in Africa, spinta da una delle tifoserie più entusiaste e colorate, e su alcuni calciatori iconici vestiti in arancione. 

La particolarità dei kit

Sul web non circolano notizie riguardo i motivi della diffusione del colore arancione sul kit della Nazionale ivoriana. Fino al 1990, la Costa d'Avorio era una delle tante Nazionali africane che scendeva in campo con una jersey verde. Poi nel 1991 ci fu il cambio estetico che rilanciò la nazionale, con la squadra che iniziò a prediligere l'utilizzo dell'arancione, non abbandonando quel colore sociale per gli anni a venire. Un colore non casuale, considerando che compare sulla bandiera del Paese africano e simboleggia la terra, la savana della parte settentrionale del paese e la sua fertilità. La sua presenza in pianta stabile sulle jersey della Costa d'Avorio ha esaltato l'unicità della squadra, ad oggi l'unica Nazionale africana che utilizza l'arancione come colore sociale.

L'arancione è stato protagonista di uno dei kit clash più catastrofici degli ultimi anni, nella partita valida per la qualificazione alla Coppa d'Africa 2019 contro la nazionale ruandese, in cui gli ospiti si presentarono con una maglietta gialla. Tra le divise più iconiche indossate dagli Elefanti sul rettangolo di gioco meritano di essere citate le versioni home e away del 1992, anno in cui il supplier Ennerre prese il posto di adidas. Curioso è invece il caso del sodalizio tra Kappa e la Nazionale, sponsor che nel 2000 produsse dei kit dall'estetica molto simile a quella del Real Betis Balompié. Dal 2005 la Costa d'Avorio è sponsorizzata da PUMA, brand con cui la Nazionale a partire dal 2010, ha saputo come sfruttare il simbolo dell'elefante, inserendolo sulla maglietta in versioni tono su tono.  

Gli eroi del 2015: Drogba, Yaya Touré, Gervinho e Gradel

@bayki._ cote d'ivoire 2015 c'était quelque chose #cotedivoire #pourtoi Elephants - Kiff No Beat

La sublimazione calcistica della Costa d'Avorio avviene nel 2015 grazie alla vittoria della Coppa delle nazioni africane. Fu la seconda della storia della Nazionale color arancio, oltre ad essere il coronamento di un obiettivo raggiunto in una competizione che rischiava di non giocarsi - inizialmente doveva tenersi in Marocco, ma venne trasferita in Guinea Equatoriale a causa dello scoppio di un'epidemia di febbre emorragica di ebola. Oltre alla mascella di Hervé Renard in panchina, quella squadra poteva contare in campo su un livello di talento unico. Wilfried Bony e Yaya Touré sono i primi nomi che vengono in mente in termini di talento e caratura; Gervinho, Seydou Doumbia Max Gradel per quanto concerne la stravaganza e lo stile.

Non tutti ricorderanno che l'ala transitata anche tra le fila della Roma e del Parma era solito presentarsi davanti ai microfoni indossando uno snapback personalizzato - e autoreferenziale - contraddistinto dal suo nome, lo stesso che indossò di ritorno in patria dalla Guinea Equatoriale. In più le loro skill principali, quali accelerazione, velocità d'esecuzione nello stretto, li hanno resi miti eterni della cultura dei videogame. La Costa d'Avorio selezionabile in FIFA 14 e FIFA 15 è stata a lungo una delle squadre predilette da tanti videogiocatori, motivo per cui gli Elefanti sono entrati di diritto tra le carte più memorabili di FIFA Ultimate Team

Quando Didier Drogba bloccò la guerra civile in Costa d'Avorio

Nonostante Didier Drogba non sia riuscito a conquistare il trofeo nel 2015, ha spesso deliziato i tifosi degli Elefanti con giocate sopraffine. Eppure, uno degli highlight più memorabili che lo riguarda è - più o meno - extracalcistico. Siamo nel 2005 e la Costa d'Avorio è nel bel mezzo di una guerra civile, spaccata a metà dal conflitto religioso. Il sud è un territorio ricco, avanzato e di fede cristiana; il nord è più arretrato e la maggioranza della popolazione è di fede musulmana. Una conciliazione sembra impossibile, fino a ottobre dello stesso anno quando la Costa d'Avorio si gioca la qualificazione per i Mondiali del 2006 in Germania. La vittoria per 3-1 contro il Sudan consente all'undici di ottenere il pass per la Germania e mentre i calciatori ivoriani stanno per lasciarsi andare ai festeggiamenti, Didier Drogba invita i compagni a formare un cerchio ed impugna un microfono: «Amici ivoriani, del nord e del sud, dell'est e dell'ovest, oggi vi abbiamo dimostrato che la Costa d'Avorio può convivere e giocare insieme per lo stesso obiettivo. Vi avevamo promesso che avremmo unito la popolazione. Vi chiediamo ora di deporre le armi in ginocchio e organizzare le elezioni. Tutto andrà per il meglio».

Le parole del numero 9 porteranno a un'apparente calma, spenta dall'eliminazione della Costa d'Avorio nel girone condiviso con Olanda e Argentina. Tuttavia, Drogba abbandonò il suo sogno di pace e propone un ultimo tentativo. Convince così il governo a organizzare la partita di qualificazione della Coppa d'Africa a Bouake, luogo-roccaforte della milizia antigovernativa. La partita fu un successo, non solo per il risultato finale di 5-0, ma perché la vittoria riaccende la speranza di unificare un'intera nazione. Anche questo tentativo, purtroppo, si esaurisce in poco tempo, e lo stato africano dovrà riaffrontare la guerra civile. Nonostante quanto accaduto, lo sforzo di Drogba di ribellarsi alla guerra non può essere considerato vano, in quanto è riuscito, come mai prima di quel momento, ad inquadrare il calcio come uno sport in grado di unire cuori e speranze della popolazione.