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Storia delle maglie del Chievo Verona

E di come furono disegnate dal Presidente del club, Luca Campedelli

Storia delle maglie del Chievo Verona E di come furono disegnate dal Presidente del club, Luca Campedelli

Le maglie del Chievo Verona hanno sempre avuto un certo tono natalizio, forse a causa dell'onnipresente sponsor Paluani sulle maglie che immediatamente rimandava ai pandori prodotti dall'azienda guidata dalla famiglia Campedelli. E proprio il Presidente Luca Campedelli che divenne a ventitré anni il più giovane di sempre in Italia, oltre a guidare la squadra di un piccolo quartiere di Verona fino alle vette del campionato di Serie A, fu uno dei primi a intervenire nel design delle maglie della squadra. Anzi in alcuni casi disegnò personalmente le divise del Chievo nel corso della sua presidenza, lo ha confermato lui stesso in un’intervista per Repubblica rispondendo così a chi gli chiedeva se questa storia fosse un’invenzione oppure la verità: "Da quando sono presidente. E non condivido i colori pazzi che vedo adesso: la maglia di cortesia, in trasferta, può avere qualche licenza, mai esagerare. Il mio Chievo è giallo e blu. Qualcuno a Verona vuole togliermi i colori, il Cangrande, la scala: se ne faccia una ragione".

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Il Cangrande a cui fa riferimento Campedelli è Cangrande I della Scala ovvero la sagoma del cavaliere simbolo del club che a metà degli anni ‘90 ha cominciato a comparire sulle maglie del Chievo principalmente come figura stilizzata sul lato sinistro della divisa accompagnando la squadra dalla Serie B sino alle porte della Champions League per trasformarsi poi lentamente in un simbolo di nostalgia dei bei tempi che furono mentre la squadra languiva nelle zone medio basse della classifica, un agrodolce intermezzo verso il ritorno in Serie B e il fallimento societario arrivato nel 2019. La scala, invece, è un riferimento a “la scala di Verona” ovvero una scala a pioli bianca su sfondo rosso simbolo della casata dei Della Scala, dinastia che governò sulla città di Verona, utilizzato come logo secondario del club nelle away jersey. Ma per quanto nelle sue parole Campedelli facesse intendere di essere un paladino della tradizione, le sue iniziative stilistiche non sempre hanno seguito questo corso. Tutt’altro: gli azzardi non sono mancati.

Le maglia da casa del Chievo Verona

Le home jersey sono sempre, o quasi, partite da tre elementi di base: la sagoma del Cangrande, il giallo come colore primario e le maniche blu. In alcuni casi questa combinazione ha consegnato delle divise ricordate con affetto da tifosi e appassionati, come quella utilizzata nella stagione 2001/02 in occasione della prima storica partecipazione alle Serie A del club. Per il resto potere alla fantasia. Nella stagione 2006/07, ad esempio, venne proposta una replica della maglia utilizzata dall’Ucraina ai Mondiali del 2006 con stalattiti blu a spezzare bruscamente la zona centrale della maglia. Nella stagione 2017/18 venne introdotto un sistema di chiusura laterale a tre bottoni a contorno di un colletto a girocollo che Campedelli prese in prestito dalla scherma, una delle sue passioni insieme ai font medievali di dubbio gusto. Nel 1998, infatti, Campedelli decise di rivoluzionare il logo del club introducendo per la prima volta i caratteri fraktur. La svolta definitiva avvenne nel 2013 con l’introduzione di un font fatto sviluppare appositamente dal club che risultò indecifrabile e che per anni ha rappresentato il simbolo del decadimento stilistico nel calcio italiano.

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Le seconde e terze maglie del Chievo

Discorso a parte meritano i modelli realizzati per le away e le third jersey. Una di quelle che maggiormente vide la mano di Campedelli fu la versione da trasferta per la stagione 2012/13, una jersey bianca con fini righe verticali nere simili alle divise dei New York Yankees, e infatti lo stesso Campedelli confidò di aver preso ispirazione da un vecchio film sul baseball per realizzare la maglia. La third jersey sempre di quella stagione, invece, venne realizzata con un rettangoli giallo e uno verde che si dividevano simmetricamente le due metà delle maglie, un chiaro riferimento al Newton Heath ovvero la denominazione originale del Manchester United, squadra di cui Campedelli è tifoso.

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Gli esperimenti stilistici non finirono qui: vennero riproposte delle divise azzurre in omaggio al primo colore sociale del club con forme e tonalità ogni volta differenti, ci fu un altro omaggio al baseball con una maglia argento ispirata ai San Francisco Giants e persino un tributo alla Formula 1 con una divisa nero e verde in omaggio alla British Racing Motors. Ovviamente non mancarono delle divise speciali per Natale con dettagli in oro luccicante ma la citazione finale è dedicata alla rivedibile quanto indimenticabile home jersey squamata per accompagnare l’uscita del film “Anaconda” che il Chievo indossò alla Scala del Calcio, San Siro.