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Perché si parla tanto di Moneyball

In casa Milan vogliono puntare sull’approccio che ha reso famoso gli Oakland Athletics

Perché si parla tanto di Moneyball In casa Milan vogliono puntare sull’approccio che ha reso famoso gli Oakland Athletics

È caos puro in Casa Milan. Dopo l'esonero dei dirigenti Paolo Maldini e Frederic Massara, c'è poca chiarezza sul futuro del club. In mezzo a questa confusione, solo una cosa è certa, i proprietari statunitensi sono convinti di puntare sull’approccio Moneyball. Innanzitutto, cos'è Moneyball? In parole povere, Moneyball è l'arte di aspettare che le stelle della squadra raggiungano il loro valore più alto, per poi scambiarle con giocatori sottovalutati, giovani o emergenti, nella speranza che un giorno superino l'output di coloro che sono stati “mandati via”. Il metodo ebbe origini nel baseball con gli Oakland Athletics (noti anche come A’s) e il loro general manager Billy Beane, che utilizzò la sabermetrica (statistiche avanzate che analizzano l'attività in-game), al fine di rivelare qualità difficilmente rilevabili e quasi invisibili in determinati giocatori. È la perfetta strategia per i franchise piccoli, caratterizzata da una mentalità che consentì a coloro con un budget ridotto come gli Oakland Athletics di vincere - e tanto - durante la MLB degli anni 2000.

Moneyball è essenzialmente l'arte di scambiare le tue stelle al loro valore più alto di sempre per molti giocatori sottovalutati, giovani o emergenti, nella speranza che un giorno supereranno l'output di quelli che hai scambiato. Ha avuto origine nel baseball con gli Oakland Athletics (noto anche come A's), poiché il direttore generale Billy Beane ha utilizzato la sabermetrica (statistiche avanzate che analizzano l'attività di gioco) per rivelare qualità non rilevate e quasi invisibili in alcuni giocatori. È la perfetta strategia per i franchise piccoli, caratterizzata da una mentalità che consentì a coloro con un budget ridotto come gli Oakland Athletics di vincere - e non poco - nella MLB dei primi anni 2000.

L’apice delle prestazioni di Moneyball arrivò durante la stagione 2002, quando gli A’s batterono il record della MLB American League per vittorie consecutive con 20, nonostante il roster e budget modesti. La loro storia fu poi raccontata in un libro del 2003 scritto Michael Lewis, che svelò quello che fino ad allora era un segreto ben custodito: con Moneyball si vince. Iniziò così un'era di vittorie, ma anche sconfitte e rebuilding per gli Athletics, tutto nell'interesse della strategia Moneyball, il player trading e il risparmio.

Con la loro strategia esposta, gli A's iniziarono a perdere splendore, riuscendo solo ad arrivare all'American League Championship Series del 2006 (l'equivalente delle Conference Finals nella NBA o delle NFC/AFC Championship Games nella NFL), ma a ciò seguì un'assenza dai playoff di 6 anni e un periodo davvero buio per i fan di Oakland. Tuttavia, gli Athletics tornarono ai playoff nel 2012, grazie ad un gran nucleo guidato dagli All-Star Yoenis Cespedes e Josh Donaldson. Ossessionata dalla vecchia strategia del risparmio, però, la società decise di scambiare queste stelle quando raggiunsero la loro valutazione più alta nel 2014, ottenendo in cambio giocatori sconosciuti e sprofondando al fondo della MLB. Poi, nel 2018, quegli stessi sconosciuti divennero a loro volta degli All-Star e portarono gli A’s 3 volte ai playoff dal 2018 al 2020. Ed ecco che, come oramai divenne un’abitudine, gli A’s decisero di scambiare 7 dei loro migliori giocatori (inclusi 3 All-Stars) e lasciare che il loro allenatore firmasse con i San Diego Padres nel 2021. La squadra fu smontata, e con questo gli A’s tornarono a perdere, il che ci porta ad oggi. 

Nel 2023 possiamo guardare le prestazioni degli A’s durante il 21° secolo e capiamo quanto la squadra sia stata efficace nel ricostruire il roster più volte, indipendentemente dagli scambi effettuati. Questo a sua volta permise agli Athletics di continuare a competere contro avversari più forti e ricchi, sconfiggendoli diverse volte. Un po’ come la saga di Davide contro Golia, ma nel contesto del diamante. Tutto bello e tutto romantico, però l'ossessione degli A’s nell’operare con un budget limitato è ora diventata la loro più grande debolezza e, fondamentalmente, la loro fine: vittime della loro stessa strategia, colpevoli di aver esagerato. 

Con il libro paga più basso del campionato, il giocatore più pagato degli A’s nel 2022 - Chad Pinder - aveva uno stipendio annuo di $2,7 milioni, mentre la media del campionato era di $4,4 milioni. Persino singoli giocatori come Mike Scherzer e Justin Verlander guadagnano tanto quanto l'intero roster degli Athletics. Ed è questo uno dei motivi principali per il quale gli Oakland A’s di questa stagione sono candidatissimi al titolo di "peggior squadra nella storia della MLB" con (ad oggi) la terza peggiore percentuale di vittoria di sempre e uno stadio vuoto, vittima di boicottaggi e proteste da parte dei tifosi.

Nonostante un discreto successo, Moneyball ha finto per uccidere gli Athletics, indipendentemente da come analizziamo la situazione. Quindi, vi starete chiedendo voi, cosa ne sarà del Milan visto come le possibilità che Moneyball sbarchi in Italia sono diventate molto concrete. Il proprietario del Milan Gerry Cardinale è un grande ammiratore di Beane, ed è desideroso di portare lui e la sua strategia a Milano per rivoluzionare il calcio proprio come gli Athletics cambiarono la MLB.

Con le tecnologie in continua evoluzione, il calcio è destinato ad avvicinarsi a metodi come la sabermetrica. Lo abbiamo già visto al Brentford, che, come gli A’s, ha dovuto trovare un modo per competere con avversari più ricchi e potenti quando si è assicurata la promozione in Premier League nel 2021. Dopo due anni, i Bees sono diventati un incubo per i grandi club in questa stagione - tra cui Manchester City, Manchester United e Liverpool - ottenendo un 9° posto, 3 soli punti dalla qualificazione per l'Europa League.

Considerando che il Brentford giocasse in League One quando l'attuale proprietario Matt Benham subentrò, si potrebbe dire che la strategia Moneyball da lui implementata ha funzionato a meraviglia. Giocatori come Neal Maupay, Ollie Watkins e Saïd Benrahma sono arrivati nei panni di completi sconosciuti per circa 6 milioni di sterline e sono stati venduti anni dopo come vere star in cambio di oltre 80 milioni di sterline. Scouting, crescita e vendita all’apice valutativa per arrivare ad un enorme profitto. Il tutto per poi ricominciare da capo. Ottimi per le grandi squadre, ma è davvero la strada giusta per i club più grandi?

Lo stesso Milan è stato in grado di trovare grandissimi affari negli ultimi anni - Pierre Kalulu per €1,29 milioni, Malick Thiaw per € 8,60, Mike Maignan per €15,40 e persino Olivier Giroud per € 2,85 - e usarli insieme ad altri stelle come Rafael Leão e Theo Hernández (che hanno raddoppiato o triplicato il loro valore di mercato da quando sono arrivati al Milan) per risollevarsi dal brutto periodo degli anni 2010 e vincere un tanto atteso scudetto nel 2022. Questo è bastato per tornare nell'élite italiana, ma un club come il Milan vorrà vincere anche in Champions League, soprattutto dopo aver raggiunto le semifinali di quest’anno. È qui che c’è bisogno di un salto di qualità, verso il progresso e il miglioramento, e chi meglio di grandi giocatori o acquisti importanti da vero “grande club" per centrare questo obiettivo? Investire su talenti emergenti o cercare l’affare del secolo non sarà mai abbastanza.

Mettete che il Milan finisca per preferire ingaggiare talenti sconosciuti a piccole somme nella speranza di crescerli e trasformarli in giocatori di spessore, proprio come vorrebbe questa strategia. C'è però ancora qualcosa, o meglio qualcuno, con cui Billy Beane e Moneyball dovranno fare i conti prima di mettersi all’opera. L'uomo in questione è Geoffrey Moncada, attuale capo scouting del Milan. Noto per il suo occhio esperto, Moncada non è stato solo l’uomo chiave dietro molti trasferimenti che hanno portato il Milan allo Scudetto dello scorso anno, ma è anche famoso per aver scoperto Kylian Mbappé nel 2011. Il suo metodo, tuttavia, è molto più tradizionale di Moneyball, poiché si concentra su caratteristiche umane e non misurabili, basando molte delle sue valutazioni su intuizioni e giudizio personali. È qui che sorge l'antitesi e noi, in quanto outsider, rimaniamo a chiederci come lavoreranno insieme le due filosofie. 

Il Milan è in un limbo, pieno di incertezze. Tra Billy Beane e i Geoffrey Moncada, piccole spese o grandi acquisti, non è chiaro cosa farà esattamente la squadra per arrivare a risultati sportivi. E mentre Moneyball ha enormemente aiutato i piccoli club emergenti a sopravvivere contro squadre più forti, il Milan non è né una squadra piccola né emergente. C’è chi può permettersi di lottare per vincere con tattiche eterodosse e creative, ma non è questo che ci si aspetta dal Milan. I rossoneri sono a caccia di titoli, qualcosa che Moneyball, come in molti sanno, non ha mai portato agli Oakland Athletics. In conclusione Moneyball sta cercando una nuova casa e Milano è diventata la sua prossima destinazione. Se il Milan sarà una sua vittima o ne trarrà benefici, questo lo scopriremo solo con il passare del tempo.