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L'ascesa di Matteo Berrettini dal cemento dell'Australian Open a Hugo Boss

Arrivato alla semifinale dell'ennesimo Slam, il tennista italiano si sta affermando anche per il suo stile impeccabile in campo

L'ascesa di Matteo Berrettini dal cemento dell'Australian Open a Hugo Boss Arrivato alla semifinale dell'ennesimo Slam, il tennista italiano si sta affermando anche per il suo stile impeccabile in campo

Matteo Berrettini è appena approdato alla semifinale dell’Australian Open dopo una grandissima vittoria contro Gael Monfils al quinto set e lo ha fatto in grande stile, grazie all’accordo firmato ad inizio anno con Hugo Boss. Il brand tedesco ha deciso di trasformare il tennista italiano nel proprio Global Ambassador, una scelta forte ma che allo stesso tempo riflette lo status che sta conquistando Berrettini a livello internazionale. 

Hugo Boss ha lanciato una collezione dedicata al suo ultimo talent, una capsule che comprende sia tenute da gioco che abiti adatti alla vita quotidiana che si adatta perfettamente alla figura di Berrettini. Polo, pantaloncini, cappellino, polsini e calzini per i più sportivi, ma anche magliette e tute rilassate per tutti i giorni. Berrettini ha interrotto il precedente contratto di sponsorizzazione che lo legava a Lotto per intraprendere questa nuova avventura, dotata di un respiro più largo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. 

Infatti già in campo durante questi Australian Open i suoi completi all-black, che si stagliano austeri sul sintetico turchese del Rod Laver Arena e si modellano a seconda della potenza dei suoi colpi, hanno rubato la scena. La scritta Boss a dominare sia la maglia tecnica che il cappellino portato con la visiera al contrario e con studiata nonchalance hanno ribadito l’atteggiamento in campo del tennista romano, che ha imposto il proprio gioco con autorevolezza e controllo.  

Berrettini non è solamente un abituè ormai dei piani alti del ranking ATP, attualmente ad un settimo posto che i risultati di questo Australian Open contribuiranno sicuramente ad alzare, ma ha tutto il potenziale per diventare uno di quei pochi sportivi a rompere la barriera della celebrità che di solito riesce solamente ai calciatori. 

In Italia infatti è molto complicato per sportivi che arrivano da altre discipline imporsi su un panorama mainstream ed è come se ci fossero dei posti limitati da combattere contro lo strapotere del calcio. Tra l’altro la sua cavalcata lo scorso anno a Wimbledon, chiusa solo in finale contro Djokovic, ha accompagnato quell’altra, ancora più seguita, degli azzurri agli Europei con il tennista a giocare il ruolo dell’imbucato durante i festeggiamenti. 

Berrettini ha il carattere, il carisma e la sfrontatezza per diventare uno dei volti più riconoscibili dello sport italiano. Dopo esser diventato il primo connazionale a raggiungere una finale di Wimbledon e dopo essere arrivato almeno ai quarti in ogni Slam, il 2022 può essere l’anno della sua consacrazione dentro e fuori il campo. Alla collezione con Hugo Boss, che devolverà una percentuale dei proventi al sostegno dei bambini meno fortunati in Italia, presto si affiancheranno altre iniziative, come il documentario prodotto da Red Bull “One Extraordinary Year” sulla vita degli atleti durante la pandemia. 


Oltre ovviamente ai risultati con la racchetta in mano, la sua maggiore preoccupazione. Insieme a Sinner, Berrettini rappresenta la luce del tennis italiano dopo anni di buio pesto e già in Australia ha la possibilità di mettere la mano sul primo Slam in carriera. Giovedì, sulla sua strada verso la finale si sarà un certo Rafa Nadal che, anche a 35 anni, rimane un atleta di classe cristallina e mentalità d’acciaio. Ma Matteo Berrettini, come dimostrato anche dopo il match point vinto contro Monfils, non sente minimamente la pressione.