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Storia dei dreadlock nel calcio

Da Gullit a Camavinga, a volte un taglio di capelli definisce una personalità

Storia dei dreadlock nel calcio Da Gullit a Camavinga, a volte un taglio di capelli definisce una personalità

Il campo per un calciatore è un luogo come un altro dove poter esprimere la propria personalità. Forse non è più lo spazio principale, sostituito ora dai social, ma resta comunque l’opzione migliore per far circolare la propria immagine in tutto il mondo senza faticare molto. E in questo senso la cura del look resta una parte integrante nella preparazione di una partita: c’è chi non bada troppo alle apparenze e chi invece ci tiene eccome, con un'attenzione particolare alla propria capigliatura. In questo senso il calcio non è esattamente lo sport a cui associamo immediatamente l’immagine dei dreadlock eppure la storia di questo sport ci ha offerto diversi esempi, ognuno dei quali racconta una storia differente.

Ruud Gullit - Il pioniere

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Bisogna partire da qui, dalla capigliatura afro che fece impazzire l’Italia alla fine degli anni ‘80. Ruud Gullit è stato il primo calciatore che ha provato ad essere cool portando i dreadlock in campo. Una nota esotica all’interno di una panorama fatto di canoni estetici prestabiliti con rarissime eccezioni. Gullit con quella sua folta criniera distrusse questa monotonia, tanto che spinse Gianni Brera a ribattezzarlo Simba.

I trionfi del Milan di Arrigo Sacchi e dei Paesi Bassi, resero l’immagine di Gullit famosa in tutto il mondo. E da quel momento in poi, dalla fine degli anni ‘80, i dreadlock smisero di essere un’eccezione sui campi da calcio. L’influenza sulle generazioni successive fu fortissima tanto che solo nell’Ajax vincitore della Champions League nel 1995, tre giocatori portavano i dreadlock e uno di loro, Edgar Davids, negli anni ha modellato la sua immagine intorno a questa capigliatura.

Henrik Larsson - Il più cool

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È possibile che il giocatore più cool di sempre a portare i dreadlock su un campo da calcio venga da Närlunda, un distretto svedese di 1500 abitanti? Sì, perché è da qui che è partita l’ascesa di Henrik Larsson. Svedese sì, ma con origini capoverdiane ereditate dal padre che gli hanno conferito dei tratti somatici lontani dalla nostra idea del profilo nordico.

Henrik Larsson è stato l’epitome del calciatore con i dreadlock. Innanzitutto perché la sua irruzione sulla scena del calcio mondiale coincise con il ritorno dei dreadlock nel panorama musicale grazie a Zack de la Rocha, cantante dei Rage Against The Machine, o Lenny Kravitz. E se i Mondiali del 1994 negli USA lo hanno reso popolare, la fascetta bianca con cui li teneva ordinati, le maglie del Celtic firmate da Umbro e la lingua mostrata dopo ogni gol lo hanno reso una leggenda.

Kyle Beckerman - Il Rastafari

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Sino ad ora ne abbiamo fatto una questione di stile ma di fatto la diffusione dei dreadlock in epoca moderna è legata a motivi religiosi e più precisamente all’adesione di Bob Marley al rastafarianesimo. La musica reggae è stata la cassa di risonanza della fede di Marley e le sue canzoni hanno ispirato generazioni di ragazzi. Fra di loro c’è anche Kyle Beckerman.

Beckerman divenne celebre in occasione dei Mondiali del 2014 in Brasile, un palcoscenico calcato con la maglia della Nazionale USA e con i suoi dreadlock. Dreadlock di ispirazione reggae, come confermato dallo stesso Beckerman nella bio del suo vecchio blog, che restituivano un'immagine più selvaggia rispetto a qualsiasi altro calciatore.

Trent Alexander Arnold - Il ritorno

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Ad un certo punto è sembrato che i dreadlock fossero spariti completamente dai campi da calcio, come se fossero diventati il punto di partenza per gli articoli sulle capigliature più strane nella storia dello sport. A restituire popolarità e dignità a questa capigliatura ci ha pensato Trent Alexander-Arnold.

Il terzino del Liverpool ha proposto una soluzione differente, non la classica chioma di capelli che superano le spalle ma come un casco di dreadlock molto più spessi che cadevano tutti intorno alla sua nuca. Una sorta di punto di contatto fra la tradizione di questa capigliatura e la sua evoluzione in elemento di tendenza in un momento nel quale molti artisti Hip-Hop riscoprivano questa versione, da Lil Uzi Vert ai Migos.

Rafa Leao - La versione 2.0

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Torniamo al nostro punto di partenza. Alla voglia di sentirsi cool, di andare oltre il calcio ed esprimere la propria personalità anche attraverso la propria capigliatura. Il volto di questa corrente è senza dubbio Rafael Leao con quei fini dreadlock che ondeggiano insieme a lui ogni volta che parte in velocità a campo aperto.

L’attaccante del Milan non è l’unico esempio. Edoardo Camavinga sposa perfettamente i suoi dread all’iconica camiseta blanca del Real Madrid, lo stesso accade al Barcellona con Jules Koundé e al Manchester City con Nathan Aké. In Serie A ci sono Zambo Anguissa e Moise Kean. In Bundesliga c’è Kevin Mbabu. Tutte rivisitazioni in chiave moderna di una delle capigliature più antiche della storia e che ci restituiscono una morale. Che sia per moda o per omaggio alle proprie origini poco importa, i dreadlock sono tornati protagonisti nel calcio.