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Storia di Acerbis, dai parafanghi alla Serie A

Un’azienda solida che potrebbe puntare alla top europea

Storia di Acerbis, dai parafanghi alla Serie A Un’azienda solida che potrebbe puntare alla top europea

La maglia dello Spezia, una poltrona e i serbatoi di motocross apparentemente non hanno nulla in comune, nemmeno nella più lontana delle ipotesi sarebbe possibile trovare una correlazione tra le tre cose. Eppure c’è un uomo partito dal suo garage, come tutte le grandi multinazionali di oggi, vedi Amazon o Apple, che dal 1973 ad oggi è riuscito ad unire queste tre cose, facendo della gestione di tre settori opposti un punto di forza assoluto, tanto da registrare un fatturato di 50 milioni nel 2018. Tornando indietro nel tempo la storia degli Acerbis o meglio di Franco Acerbis, l’uomo che ha dato inizio a tutto si riassume citando un piccolo episodio risalente agli inizi della sua carriera, che ci fa comprendere tutta la sua visione. Nel primo anno di vita Franco Acerbis e la sua azienda producevano parafanghi per conto di un’azienda americana, un ottimo affare se non che dopo circa un anno quella multinazionale chiuse i battenti, lasciando l’Acerbis in un nulla di fatto. Da qui in poi avviene una inversione totale, uno dei problemi dell’epoca era mettere la benzina nella plastica, una cosa considerata da tutti rischiosa. Come raccontato in un’intervista da PrimaBergamo, Acerbis cercò nuove soluzioni per il mondo delle due ruote: “feci i primi collaudi: salii sul terrazzo di casa, al terzo piano, presi un serbatoio in allumino e uno di plastica, li riempii d'acqua e li feci cadere. Quello in alluminio si ruppe, quello di plastica no. Era la strada giusta.”

Gli inizi

Franco Acerbis è un motociclista di lungo corso, un grande appassionato che conosce alla perfezione tutti i bisogni dei guidatori. Nei primi anni di vita il brand si concentra solo ed esclusivamente sul mondo delle due ruote, due anni dopo infatti rivoluziona il mercato con il suo parafango creato per proteggere il pilota dagli schizzi: una rivoluzione che cambiò nettamente questo mondo e per darvi un saggio della sua passione, ecco qui la sua dichiarazione: «Ne fabbricai tre - ricorda Acerbis - uno per me, uno per un campione di enduro e uno da vendere», così è iniziata la distribuzione di parafanghi in resina termoplastica Acerbis. Due anni dopo la sua nascita, il brand di Bergamo era già sulla cresta dell’onda, collaborando con i marchi migliori e attestandosi tra i migliori nel panorama mondiale.

Gli anni ‘90 e il primo materiale tecnico

Con il passare del tempo l’esperienza e la conoscenza maturate negli anni avvenire hanno portato alla creazione di una business unit dedicata a sviluppare più vie e non fermarsi ad un unico e solo sport. Dopo aver aperto una storica filiale nel 1985, gli anni ’90 e l’avvento del figlio Guido alla carica di amministratore delegato segnano l’inizio di una nuova avventura, Acerbis decide di lanciarsi nella produzione di materiale tecnico nel mondo delle due ruote, ma allo stesso tempo decide di diversificare i suoi investimenti, entrando in altri mondi. 

Anni 2000 e l’apertura al calcio

Negli anni 2000 più precisamente nel 2006, complice il rigore di Grosso e la conseguente storica vittoria del mondiale in Germania, la famiglia Acerbis, decide di lanciare il brand nel mondo del calcio. Lo fa prima dedicandosi al mondo dei portieri, realizzando delle maglie e pantaloni con più protezioni, sperimentando dei cuscinetti laterali in gradi di attutire meglio le cadute . Una via che però non porta grossi risultati, proprio in quegli anni i portieri cominciano ad abbandonare i completini con le protezioni, i pantaloni e le maglie lunghe a favore di quelli che vediamo oggi. La svolta arriva nello stesso anno con la creazione di Acerbis Football e la prima sponsorizzazione di un club sportivo, l’Albinoleffe che ai tempi militava in Serie B. Una singolare lettera “A” campeggia sulle maglie dell’Albinoleffe come partner tecnico. Dopo l’Albinoleffe infatti il brand italiano ha virato verso le province, quelle dove il calcio è appena sopra il dilettantismo. Negli anni Acerbis, prima di approdare in serie A con lo Spezia, ha accompagnato l’Alessandria nella storica qualificazione in Coppa Italia a San Siro, con un kit in cui vi era mix tra la tradizione dei colori e la novità dei disegni. L’anno successivo ha relegato ai tifosi la creatività, facendo scegliere design e template delle nuove maglie.

La Serie A e la (quasi) definitiva affermazione

Rispetto al 1985 quando aprì la prima filiale in America, oggi l’azienda conta 260 dipendenti, tre sedi ad Albino, in Val Seriana, tre all’estero e una produttiva in Repubblica Ceca.
Una programmazione basata sulla diversificazione degli investimenti che ha portato in pochi anni Acerbis a far crescere a dismisura il suo fatturato. Merito senza dubbio della visione di padre e figlio che da semplici parafanghi in termoplastica hanno fondato un marchio solido, che è stato in grado di fare grossi passi a livello tecnologico, progettando maglie con tessuti leggeri e sostenibili, al passo dei grandi marchi. È stato sponsor del Brescia, prima di stringere accordi con lo Spezia, per quattro anni accompagnandolo fino alla massima serie. E l’ha fatto con delle divise innovative, dal punto di vista di colori e logo, senza mettere da parte la tradizione e la classica V che ha da sempre caratterizzato le uniformi del Brescia. Con lo Spezia, Acerbis ha raggiunto un traguardo che mancava sia al club che al brand: la massima serie italiana. Proponendo per la maglia home non il tradizionale e canonico total white, ma dettagli neri, più precisamente un inserto che va da spalla a spalla, includendo anche il colletto a girocollo. In generale però le maglie della squadra allenata da Italiano erano abbastanza semplici, basando anche la seconda e la terza su un colore con l’aggiunta di inserti a contrasto. Ma Acerbis è andata anche oltre, uscendo dai confini italiani ha sponsorizzato il Lugano, dove ha coinvolto Guè Pequeno nella campagna di lancio, il Valenciennes e infine anche il Las Palmas.

Oggi la rete distributiva di Acerbis copre 55 paesi in tutto il mondo, offrendo un assortimento di oltre 1.800 prodotti lanciandosi anche nel volley e rugby, ha realizzato le sedute degli stadi fornendo le poltroncine dello Juventus Stadium, dell'Olimpico di Roma, degli sky box di San Siro, inoltre Acerbis collabora oggi con Aprilia, BMW, Cagiva, Ducati, Honda, KTM, Triumph e Yamaha e da due anni a questa parte si trova nella massima serie italiana di calcio con lo Spezia. Adesso dopo l'emissione di bond per finanziare il brand ci si aspetta una crescita che dovrebbe arrivare entro il 2023, permettendo ad Acerbis di sedersi nel tavolo delle grandi.