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Breve storia degli striscioni del Celtic

Difficile battere le coreografie del Celtic Park

Breve storia degli striscioni del Celtic Difficile battere le coreografie del Celtic Park

Nel match di Europa League giocato contro la Lazio, gli Hoops hanno dato l’ennesima dimostrazione di sapere esattamente come sfruttare la loro proverbiale ironia sugli spalti. La vergognosa parata di alcuni ‘tifosi’ della Lazio – con braccia tese e saluti romani per il centro di Glasgow – ha subito stuzzicato i supporter degli Hoops, che non hanno aspettato il ritorno all’Olimpico per rispondere a tono. Forse premeditato, forse no. In ogni caso, nel corso della partita sono cominciati a spuntare diversi striscioni dichiaratamente rivolti alla componente più estrema del tifo laziale. Dai più diretti “Lazio vaffanculo” e “Follow your leader” con l’immagine di Mussolini appeso a testa in giù, al più articolato “Brigate Verde”, traduzione letterale di Green Brigade, storico gruppo di tifosi del Celtic.

Il Celtic Park non è nuovo a coreografie così schierate. La fanbase del Celtic ha radici profonde e una forte coscienza sociale e politica che costituisce l’identità stessa del club. Dalla sua fondazione nel 1888, il Celtic Football Club è simbolo della comunità irlandese cattolica emigrata in Scozia, nazione prevalentemente protestante (come i Rangers, storici rivali del Celtic). La Green Brigade è dichiaratamente di sinistra e negli anni non hai mai mancato di rimarcare la sua forte connotazione politica. Nel 2016 alcuni tifosi del Celtic sventolarono sulle tribune numerose bandiere della Palestina e nel 2018, sempre per dimostrare la propria posizione sulla questione palestinese, sugli spalti era apparsa la scritta “Celtic stands with Palestine. End genocide. End zionism” (“La tifoseria del Celtic con la Palestina. Basta genocidio. Basta sionismo”). Ricorrente è anche la loro vicinanza con movimenti indipendentisti (Athletic Bilbao) e altre tifoserie di sinistra come quella del St. Pauli, squadra di Amburgo che ha fatto del suo schieramento politico e della sua lotta all’omofobia un marchio di fabbrica. Anche il Celtic ha dimostrato più volte di essere un club apertamente gay-friendly, esponendo nel 2017 uno striscione che recitava con un font arcobaleno “A club open to all”. 

Ma gli striscioni presenti al Celtic Park non hanno solamente una connotazione politica. La lunga serie di banner esposti sulle tribune del Paradise dimostra come l’ironia e la creatività siano caratteristiche distintive della tifoseria biancoverde. Nel 2013 l’inventiva degli Hoops raggiunse forse uno dei suoi picchi più elevati: in occasione del match di Champions League contro la Juve, venne esposto un gigantesco striscione che replicava fedelmente la copertina dell’album dei Clash London Calling, con Paul Simonon intento a spaccare il suo basso sullo stemma della Juve ormai in frantumi. Nel 2012 al Celtic Park comparve invece uno striscione in ricordo delle vittime della Great Famine (la grande carestia), che a metà Ottocento causò la morte di circa un milione di persone. Decisamente più legato all’ambito sportivo è invece l’enorme banner dedicato a Muhammad Ali esposto dal Celtic lo scorso ottobre nel match contro il Cluj in Europa League, che recitava la celebre frase del pugile americano “Ain't nothing wrong with going down. It's staying down that's wrong” (“Non c'è niente di sbagliato nell'andare al tappeto. Stare al tappeto è sbagliato").