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'El partido del Siglo' dalla curva azul y oro

La finale di Copa Libertadores vista da molto vicino, e precisamente dal settore del Boca Jrs

'El partido del Siglo' dalla curva azul y oro  La finale di Copa Libertadores vista da molto vicino, e precisamente dal settore del Boca Jrs

28 giorni. Precisamente 670 ore e 30 minuti. Tanto è trascorso dal fischio finale della partita di andata, a quello iniziale della gara di ritorno in programma a Madrid. Nel mezzo, di tutto: un popolo, quello del River, che non aspettava altro che alzare la Copa in casa propria, contro i rivali di sempre; l’altro, quello azul y oro, con la possibilità di silenziare uno stadio e un quartiere intero. Però poi, pietre, gas urticante, vetri rotti, tribunali sportivi e la CONMEBOL, hanno cambiato non solo lo scenario abituale della Copa Libertadores, il Sud America, ma addirittura continente. Ma non importa, per le strade si vedono solo maglie biancorosse e gialloblù e l’attesa è spasmodica. La partita più agonica e iconica della storia del calcio è arrivata a Madrid, inizia la festa.

La Fan Zone del Boca Juniors è in zona Nuevo Ministerios, a 10 minuti a piedi dal Bernabeu, e il clima è impressionante. È tutto giallo e blu, bandiere, fumogeni, ombrelli. La maniera viscerale di vivere il calcio dei sudamericani fa si che vincere sugli spalti sia importante quasi quanto vincere sul campo. La Doce (il dodicesimo uomo in campo), com’è chiamato il settore più caldo del tifo boquense, è presente anche qui, con tamburi e trombe. È come se fosse uno sport diverso, dove schemi e talento vengono in secondo piano e anche la gente gioca la sua partita. Madrid oggi trasuda passione, quella vera, argentina, feroce, diversa da quella fredda e aristocratica del popolo merengue.

“Somos la mitad más uno,

somos el pueblo

y el carnaval”

La gente di Madrid si ferma estasiata ad ammirare la festa bostera, qualcosa a cui non sono abituati. Son tutti ai lati delle strade, a riprendere con lo smartphone l’attesa ad un evento che probabilmente non ricapiterà mai più nella storia del calcio. River Plate e Boca Juniors, i due colossi del Sud America, si giocano la partita più importante della loro vita calcistica a 10.000 chilometri dalla capitale argentina. Nessuno vuole perderla, qualcuno non vorrebbe nemmeno giocarla (Angelici, presidente Boca). Ora è tempo di decretare un vincitore, la coppa non resterà vacante. Santiago Bernabeu, 62.282 spettatori. 
Miedo escénico.

 

Il Boca Juniors scende in campo con un centrocampo di poca costruzione e tanta interdizione, e attacca verso il settore occupato dalla propria tifoseria. Il River Plate invece schiera tutto il talento possibile. Anzi no, del talento entrerà anche nel secondo tempo e avrà forte influenza sul risultato finale. Concezioni di calcio differenti quelle del mellizo (gemello) Schelotto e del muñeco (bambola) Gallardo, a loro volta avversari in campo nella precedente vita da calciatori.

Minuto 44’, doppia occasione River e contropiede xeneize: palla in verticale dell’uruguagio Nandez per Benedetto, dribbling su Maidana e piatto aperto a superare Armani. 1-0 Boca e de-li-rio sugli spalti.

Tra il 44’ e il 66’ (gol dell’1 a 1 di Pratto) il fondo sur del Bernabeu trema letteralmente. El carnaval azul y oro è qualcosa che tutti dovrebbero provare una volta nella vita, va oltre al calcio, è un sentimento che non si può fermare, contagioso e inspiegabile. 

“Boca es la alegria de mi corazón,
vos sos mi vida vos sos la pasión,
mas allá de toda explicación”

Poi però entra Juan Fernando Quintero, ve lo ricordate? Colombiano ex Pescara, mancino dal baricentro basso. Dopo il pareggio dell’ex Genoa Pratto, con in Boca Juniors in 10 a causa dell’espulsione di Wilmar Barrios e a 10 minuti dai calci di rigore, Quintero decide con un tiro dal limite dell’area che la coppa deve finire a Nuñez e non a la Boca. È un gol bellissimo, opposto alla disperazione della gente xeneize. Gago si rompe per la terza volta in carriera il tendine d’Achille (tutte e tre le volte in un superclásico!), Jara colpisce il palo al 118’. Cosa ci sarebbe stato di più incredibile che il gol del pareggio a due minuti dai calci di rigore per rendere la partita più discussa di sempre la più epica di sempre? La palla non entra e su un calcio d’angolo al 122’ per il Boca con anche il portiere Andrada in area avversaria, il Pity Martinez segna in contropiede a porta sguarnita. 3-1 River, è finita

Il settore gialloblù si svuota in fretta. Fa troppo male vedere gli acerrimi nemici alzare la coppa che a la Boca non si vede dal 2007. Le lacrime smetteranno di scendere ma non ci sarà mai una rivincita, un partita rinviata due volte, giocata un mese dopo in un altro continente, per rimediare a questa sconfitta.

Ora anche il Boca Juniors ha la sua macchia, la sua mancha