
Che senso ha il bleu de travail oggi?
Dalle officine alla passerella, da regalo delle aziende agli operai a articolo di lusso
23 Aprile 2025
Ormai sulle relle di un qualsiasi mercatino dell’usato si trovano collezioni enormi di giacche da lavoro. Con l'arrivo della primavera, è pressoché impossibile aggirarsi per una fiera di abbigliamento vintage senza imbattersi nel blue de travail. Il modello del copricapo ha fatto il giro del mondo negli ultimi anni, partendo dalla Francia fresca di rivoluzione industriale per poi atterrare, nel ventesimo secolo, negli atelier degli artisti e dopo ancora negli armadi degli americani, degli italiani e di chiunque ami il vintage. Oltre al colore, un blu indaco brillante per nascondere le macchie, alle tasche pratiche, usate per portare gli attrezzi, e al taglio oversize, ciò che ha reso il bleu de travail un'icona senza tempo è stata la sua resistenza - sia materiale che simbolica. Si tratta a tutti gli effetti di un indumento appartenente alla classe operaia, di una giacca che utilizzavano le persone che non avevano paura di sporcarsi le mani in officina così come per strada, durante le proteste. Per questo, sebbene vedere Harry Styles aggirarsi per le strade di Roma e di Londra indossando un modello del bleu de travail sia divertente, scoprire che brand come The Row hanno preso ispirazione dalla sua silhouette per creare giacche da 1790 euro fa sorgere qualche dubbio sul livello di comprensione che la moda ha degli abiti storici.
The Row non è l’unico brand ad aver offerto una reinterpretazione della giacca da lavoro francese, ma certamente il loro punto di prezzo è impareggiabile. Brand come Velasca, Polo Ralph Lauren e SS Daley (che firma quella indossata da Mr Styles) hanno realizzato altre edizioni del bleu de travail, con prezzi che si aggirano tra i 300 e i 700 euro. Per seguire il trend, Uniqlo ne ha fatto una versione più economica, insieme ovviamente a Zara, Mango e tutti gli altri furbi del fast fashion. Se però nel caso di SS Daley si potrebbe dire che il bleu de travail c’entra con l’immaginario del brand inglese, trattandosi di un marchio che racconta attraverso gli abiti la lotta di classe del Regno Unito, diventa un po’ più complesso cercare di trovare punti in comune tra l’armadio del proletariato francese e brand come The Row o Polo Ralph Lauren, per fare un esempio. Proprio perché alcuni marchi hanno provato a riscriverne la silhouette e l’estetica, il design della giacca da lavoro francese sta cambiando nell'immaginario comune, come spesso accade con i trend che, invece di prendere esempio dalla storia, finiscono per modificarla.
Per capire al meglio quale bleu de travail è più simile all’originale - quello indossato dai manovali francesi, scolorito e macchiato, strappato ma ancora pronto per essere messo al lavoro - basta guardare gli articoli di brand come Le Mont St. Michel, che opera dal 1913, o fare due chiacchiere con gli appassionati ricercatori di vintage originale. Secondo la leggenda, il tessuto deve essere Moleskine, oppure in tela più ruvida, 100% cotone e fabbricato in Francia; le cuciture devono essere robuste e i bottoni in metallo o in resina; le tasche sono solitamente tre, due grandi e una più piccola sul petto, e un colletto che si allaccia fino al collo. Le etichette potrebbero leggere nomi come Adolphe Lafont, Le Mont Saint Michel o Le Laboureur. Tutto, dal fit al design di ogni bottone - che spesso era a scomparsa per evitare di impigliarsi ai macchinari - rende il bleu de travail non solo un’icona del suo tempo, simbolo della rivoluzione industriale che ha accompagnato migliaia di lavoratori durante la loro vita, ma anche un classico insormontabile. Motivo per cui molti brand ne stanno cogliendo l’estetica per realizzarne una versione più moderna. Non c’è nulla di male nel trovare ispirazione in silhouette d’altri tempi - d’altronde, oggi il vintage è il diventato un punto di riferimento costante per moltissimi brand - ma bisogna dire che considerare la giacca da lavoro un trend passeggero, da usare una stagione e da nascondere nell’armadio la seguente, o peggio buttarla via, contribuisce a cancellarne la storia. Se amiamo davvero l’abbigliamento vintage, faremmo meglio a proteggerne l’eredità.