
«Il cinema è uno dei linguaggi della nostra generazione», intervista ad ArteSettima Il podcast più amato dai social è ora anche un magazine cartaceo
Nel panorama culturale italiano, pochi collettivi sono riusciti a coniugare passione e competenza come ArteSettima. Nato come magazine online nel 2016, oggi è un ecosistema che abbraccia podcast, carta stampata, produzione audiovisiva ed eventi, diventato ormai un punto di riferimento per chi vive e racconta il cinema fuori dagli schemi tradizionali. A metà tra critica e cultura pop, il progetto continua a crescere, con oltre 162 mila follower su Instagram e 8,1 milioni di like su TikTok. In occasione del lancio dell'Issue 0 di ArteSettima Magazine, abbiamo parlato con Andrea Vailati, fondatore e direttore editoriale di ArteSettima e uno degli host principali di ArteSettima Podcast.
Ad oggi Artesettima è diventato un podcast, un magazine cartaceo e un circuito di eventi. Come nasce il progetto e che cosa rappresenta per voi ArteSettima?
ArteSettima nasce come magazine online nel 2016, avevamo 20 anni appena, usavamo Facebook e ci siamo conosciuti lì, creando un vero e proprio collettivo digitale. Abbiamo scritto un manifesto, per una critica poetica, perché il nostro obiettivo era quello di proporre un approccio inedito alla scrittura sul cinema. Per noi quest’arte è sempre stata contemporaneamente uno specchio per riflettere sul mondo contemporaneo e un ponte per tutte quelle dimensioni della cultura, tra poesia, filosofia e oltre, che il cinema ha dentro di sé e che ripropone in modo inedito.
Poi, con l’evolversi dei linguaggi digitali, abbiamo cercato di intercettare e di contaminarci con le nuove piattaforme social e i rispettivi codici, portando un’identità visiva ad ArteSettima e ramificando il lavoro nel e con il cinema a vari livelli, diventando a tutti gli effetti una società di produzione. Oggi ArteSettima per noi è un hub creativo basato sulla contaminazione, dove chi scrive, chi produce e chi crea coesistono nel fare cinema.
Nell’ultimo anno avete intervistato alcune delle figure più rilevanti dell’industria cinematografica, italiana e internazionale. Com’è aprire le porte del vostro podcast a ospiti di questo calibro?
È stato un grande onore per noi vedere il nostro podcast diventare un ambiente di confronto e dialogo sul cinema dove anche personalità talvolta distanti dalla dimensione digitale abbiano avuto voglia e piacere nel partecipare. Fare puntate durante il Festival di Venezia con Toni Servillo e Pierfrancesco Favino, avere l’occasione di chiacchierare con Luca Marinelli e Valeria Golino e tanti altri è stato speciale. Inoltre, è da tutti e tutte accolto il nostro format: non un’intervista ma una chiacchierata di cinema con birrette, dove leggerezza e approfondimento sono in totale sinergia. Questo tipo di approccio ci ha permesso di ospitare anche figure non verticali sul cinema ma che amano quest’arte, come Francesca Michielin e Salmo. La volontà del podcast è proprio questa: ricreare una dimensione conversativa di qualità e cura, leggera ma sempre attenta, allo stesso tempo divertente e divulgativa.
Avete appena lanciato la Issue 0 di Artesettima Magazine: cosa vi ha spinto a voler espandere il progetto anche nel formato cartaceo?
Come ti dicevo, la nostra origine è quella del Magazine. Dopo tanti anni di lavoro e il consolidamento di un progetto crossmediale, di una community stupenda e di una visione creativa più matura, riappropriarci della nostra origine è un’occasione speciale. Soprattutto perché nel 2025 non esiste una strada giusta o sbagliata, esistono i progetti che sviluppi con cura e studio. Lavoriamo a questo numero da 1 anno e mezzo, non ci siamo dati fretta né vincoli, perché questo numero non segue scadenze temporali o mode provvisorie, vuole essere un oggetto che permane, non istantaneo.
Sia il cinema che l’editoria stanno attraversando un momento complesso. Come riuscite a far convivere e crescere Artesettima all’interno di questi due mondi?
È una sfida costante, perché bisogna bilanciare una strategia business a una volontà artistico-culturale. Nel nostro piccolo cerchiamo sempre di rimanere coerenti con la nostra visione e onesti con la nostra community, lavorando sulla qualità e non sul format virale del momento. Nelle collaborazioni con i brand, non viviamo di sensazionalisti ma di progettualità narrative e percorsi di critica e divulgazione funzionali, basati anche su filtri di qualità fondamentali per noi. Questo a lungo termine paga, ma è in tutti quei giorni che definiscono quel lungo termine che bisogna mantenere salda la visione, senza stagnare né nell’arroganza del sentirsi più bravi o arrivati, né nell’inerzia data da un’ondata di numeri positivi. Aggiornarsi costantemente, rinnovare, studiare i linguaggi di oggi per sviluppare progetti accessibili, pop, ma comunque curati e non fatti per fare numeri ma per essere una cosa bella.
Negli ultimi anni la cultura cinematografica in Italia è cambiata profondamente: realtà come il Cinema Troisi a Roma o il Cinema Beltrade a Milano lo dimostrano. Quali sono i vostri obiettivi per avvicinare la Gen Z al mondo del cinema attraverso Artesettima?
L’audiovisivo è uno dei linguaggi di questo tempo. Rintracciare nel cinema una delle versioni virtuose di questo linguaggio è fondamentale: perché questa generazione lo comprende, ci empatizza, si riconosce. E allora ecco che la potenzialità del cinema, anche nel suo senso più ampio di serialità e animazione, è tutta qui, nel farsi grammatica generazionale per vivere il mondo di oggi. Lavorare sull’educazione sessuale e affettiva, sui malesseri e le nevrosi di questo tempo, ma anche sulla bellezza e sul peso della cultura: tutto questo, con un’alfabetizzazione all’immagine, diviene tutt’a un tratto plausibile e interessante per questo tempo storico. Perché non è vero che le nuove generazioni non sanno o non vogliono sapere, ma hanno nuovi linguaggi per dialogare con questo tempo. Il nostro lavoro è questo: orizzontalità ma non banalità.
Qual è stata l’intervista che vi ha segnato di più ad oggi?
Devo dire che ci sono state tante puntate con ospiti bellissimi, come quelle che ti citavo prima. Sicuramente una dimensione speciale che si sta espandendo è quella internazionale: abbiamo avuto l’onore di intervistare Terry Gilliam, Danny Boyle e di recente è venuto ospite al nostro podcast Luc Besson, regalandoci un’ora di chiacchiere sul cinema meravigliose. Posso dirti che l’ultima puntata che abbiamo girata è stata speciale, era con Mario Martone alla Colombaia, la leggendaria ex villa di Luchino Visconti, un luogo magico nel comune di Forio, Ischia. Lui è un'artista enorme con cui ci siamo ritrovati a passare una serata di chiacchiere appassionate sul cinema, di iperboli e di risate. Quando una persona così piena di qualità decide di condividere con te in questo modo il cinema, allora stai facendo qualcosa di bello.









































