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5 trame alternative per Space Jam 2

Tra distopie di robot NBA ed elezioni presidenziali andate male

5 trame alternative per Space Jam 2  Tra distopie di robot NBA ed elezioni presidenziali andate male

L'annuncio di Space Jam 2 ha scatenato le reazioni più disparate. C'è stato chi, fedele al ricordo di Michael Jordan e dei Looney Tunes non ha gradito la notizia, e chi ha invece esultato all'idea che LeBron James avrebbe raccolto l'eredità culturale e cinematografica di His Airness. Noi di nss sports invece, abbiamo deciso di andare oltre, e provare a immaginarci 5 scenari alternativi (quasi tutti abbastanza distopici) per il sequel del più famoso film sul basket di sempre. Abbiamo chiesto a 4 amici (Valentina Ziliani e Dariush Aazam di DLSO, Federico Sardo [contributor, tra gli altri, di Pixartthinking, Zero e Noisey] e Federico Bernocchi di Canicola Radio 2 e 400 Calci) di immaginarsi Space Jam 2. Per il quinto contributo invece, ci siamo affidati alle parole di un ospite molto speciale. 

 

The Birdman (di Federico Bernocchi)

Mi piacerebbe dire che il basket ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Per questo motivo vi posso raccontare con esagerata convinzione che “hey, per i tre anni delle medie ero nel quintetto base della squadra della mia scuola, allenato duramente dal Maestro Ezio, che credi?” Ero medio scarso, ma per scopi drammatici ora mi invento che ero fortissimo, “una promessa! Poi una volta mi sono rotto un legamento nella finale regionale, e quindi, niente, ho dovuto mollare. Non fosse stato per quel legamento…” Tutto inventato, eh? Però è vero che mi piaceva moltissimo, il basket. Compravo anche una rivista specializzata in edicola (come si chiamava? Uff, la vecchiaia, signora mia!) e una notte del lontano 1988, insieme al mio amico Carlo, rimasi sveglio per vedere la terza mitologica vittoria consecutiva nella Gara da 3 di Larry Bird. Quella dove all’inizio sbaglia tutto e poi, vecchio diesel, ingrana e ne mette tipo nove di seguito. E quindi ti immagini il povero Dale Ellis dei Sonics da solo, triste e sconsolato, nello spogliatoio a fare no, no con la testa. Goccia di sudore che cade in terra al rallentì, flashfoward al 1996, anno in cui non ero più in fissa col basket ma con il rap.

Quindi mi ricordo di Space Jam principalmente per "Hit ‘Em High", pezzo clamoroso col Dream Team della Golden Age: B-Real dei Cypress Hill, Coolio (wut?), Method Man, LL Cool J e Busta Rhymes in stato di grazia. Corsi e ricorso storici, 20 anni dopo, voglio rimettere insieme tutti questi elementi, riallineare i pianeti e immaginare quindi uno Space Jam 2 così: Chris Andersen dei Miami Heat lascia il basket per entrare finalmente nella Ultimate Fighting Championship. Pioniere e visionario, dopo essere diventato campione del mondo battendo dei mostri animati (malissimo), alzerà l’asticella delle Mixed Martial Arts inserendo l’Antica Arte della Manipolazione della Mente. Il resto del film saranno dunque dei tableaux vivants psichedelici, girati da Nicolas Winding Refn, in cui Birdman lotta a colpi di psiche contro delle intelligenze artificiali decise a conquistare il mondo. Colonna sonora, e singolo di lancio, firmato dal compositore islandese (sotto contratto con la Deutsche Grammophon) Jóhann Jóhannsson.

 

Make Trumpville Great Again (di Federico Sardo)

In un futuro prossimo, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, esiliato dal mondo a causa delle sue politiche fallimentari, si è dato al business interplanetario. Il suo pianeta di punta, però, una specie di gigantesca Las Vegas che ha chiamato Trumpville, non funziona più come in passato: i terrestri, grazie a politiche ambientali più illuminate, stanno riscoprendo il piacere di uscire di casa sul loro pianeta, e non hanno più tanta voglia di viaggi spaziali.

Trump decide allora di fare rapire Ghali, ormai la popstar più amata del mondo, per costringerlo a un contratto tipo quello di Celine Dion al Caesars Palace: un concerto a sera per tre anni, in esclusiva, solo su Trumpville. Punta così a risollevare le sorti turistiche del suo pianeta. Ghali capisce che non può scappare da solo, e con la scusa di featuring e ospitate fa arrivare man mano su Trumpville l’intera squadra dei suoi vecchi amici (Izi, Tedua, Sfera, Rkomi…). A questo punto è pronto per fare una proposta, ricordandosi un vecchio cartone della sua infanzia: una partita di basket contro una squadra capitanata dal braccio destro di Trump, Matteo Salvini. In caso di vittoria potrà tornare immediatamente sulla Terra.

Salvini si impegna a costruire il suo team, facendo costruire umanoidi geneticamente modificati: ariani lombardi altissimi e agilissimi, caricati a polenta taragna. Questi robo-atleti si rivelano fortissimi, e il giorno della partita le cose sembrano mettersi molto male per i nostri eroi. Ma Ghali, ricordandosi sempre di quel film, gioca la carta più potente: quella della fantasia. In aiuto alla sua squadra si materializzano uno ad uno Goku, Dende, Doraemon, svariati Pokémon, e tutte le figure dei cartoni animati che il cantante ha evocato nella sua carriera. Con il loro aiuto la situazione si ribalta, e la squadra di Salvini viene ridicolizzata dai personaggi dei cartoni.

Trump, infuriato, scende in campo e decide di interrompere la partita e decretare la vittoria a tavolino di Salvini: siamo sul suo pianeta e lo può fare. Ma è quando tutto sembra ormai perduto, e i nostri destinati a rimanere per sempre prigionieri di Trumpville, che arriva sul pianeta l’attuale presidentessa degli Stati Uniti: Beyoncé Knowles.

All’istante la Commander-in-chief dichiara guerra a Trumpville, scatena il suo esercito di amazzoni, incarcera Trump, Salvini e tutti i loro scagnozzi, e decide di convertire immediatamente il pianeta in una gigantesca colonia gratuita per bambini terrestri a base di black music, enormi spazi verdi e campi da basket.

 

Ore 15.00 – meeting per Space Jam 2 (di Valentina Ziliani)

- «Al diavolo il sequel! Realizziamo un reboot che parte proprio con Obama dopo la fine del mandato, che poi se ci pensate è un po’ una situazione simile all’originale con Michael Jordan che si ritira dal basket. La presidenza Trump, che assomiglia incredibilmente al cattivone di Space Jam, crea malcontento, confusione, odio. Il popolo americano reclama a gran voce: “Bring Obama Back”. Obama viene così catturato dai Looney Tunes, costretti ora dal governo a recitare in infomercial anti-Islam. Non chiedetemi come si sviluppa la vicenda, so solo che ci deve essere una partita di basket, la folla che urla Yes, we can e Frank Ocean che rifà I Believe I Can Fly».

- «Come Empire di Andy Warhol, il lungometraggio di otto ore ad inquadratura fissa sull’Empire State Building, Space Jam 2 diventa un piano sequenza di Bill Murray che esulta in ralenti alla vittoria dei Looney Tunes in stile Chicago Cubs».

- «Semmai Nike dovesse perdere l’accordo per il product placement delle scarpe, ci potrebbe essere una comparsata di Kanye West che fluttua in campo, distribuisce Yeezy e motiva la squadra dei Looney Tunes come solo lui sa fare. Con mic drop finale».

 - «Enfatizzare finalmente l’omosessualità di Daffy Duck (o il Tom Haverford che c’è il lui); nel caso farlo doppiare da Aziz Ansari. E il cattivo a Louis C.K.; e Lola Bunny, per favore, renderla meno pupa/Jessica Rabbit e più Tina Fey».

- «Durante la fase di promozione, assicurarsi di avere un quote praise di Lena Dunham – che ultimamente sembra avere il diritto di dire la sua su ogni libro e prodotto culturale».

- «Il product placement strategico di Oreo per un video-tutorial dello slam dunk fatto coi biscotti».

- «Il balletto di Drake durante l’intervallo a metà partita. Anzi: la gif di Drake a metà partita. O ancora: le gif di Drake a commento di ogni singola azione».

- «Si però anche Shaq, Shaq e ancora Shaq. La sua risata, la sua voce, ma soprattutto le sue manone a mo’ di intervento divino».

 

King of the Space (di Dariush Aazam)

Ottobre 2017. La stagione NBA è appena iniziata, il titolo è da poco tornato a Oakland. 

A Cleveland, uno sconsolato LeBron James vive un'ossessione: da mesi non si toglie dalle dita i tre amati anelli NBA; se non fosse per il coach, li indosserebbe anche agli allenamenti. Una sera, rimuovendolo dall'anulare, un anello scivola nello scarico del lavabo risucchiando LeBron al centro della Terra.

"Hey, amico, ci servi perché i Monstars vogliono la rivincita. Il figlio di Swackhammer è un rapper, Lil Swack. Vuole vendicare il padre per poi potersene vantare in una canzone." Bugs Bunny spiega che gli alieni, questa volta, avevano riprodotto in laboratorio cloni mutanti dei migliori giocatori della lega. La sfida, all'inizio, segue i pronostici.

Sotto di 45 punti all'intervallo, l'umore di Bugs e compagni è a terra. LeBron, vedendo due compagni che si punzecchiano, realizza la soluzione: i singoli punti deboli. Silvestro agguanta la barba di Games Darken, confuso al punto da difendere sui suoi compagni. Sorte simile per Deaf Hurry, assordato dal rumore del ferro su un tiro di Daffy Duck. Bugs porta a Crawl Gorge l'almanacco universale dei cognomi, trucco efficacissimo. Muscle BestLook, presto liberatosi dalle catene della panchina, rompe il canestro dopo una schiacciata da metà campo, e Porky Pig lo espelle. Un'altra riserva dei mostri, JR With, arriva in palestra con ritardo epocale. Subito incalza Lola Bunny, che alla stretta di mano risponde un atteso "With who?", servendo su un piatto la replica di JR: "With You.". With si toglie la maglia da gioco, trasformandola in un'amaca per portare via con sè Lola.

Marvin il Marziano, sugli spalti, accende la radio al massimo volume: dal parquet Flamian Thrillard, il cui alter-ego sulla Terra è un ottimo MC, non resiste all'energia del pezzo, e scaglia decine di insulti rimati contro Lil Swack, fino all'arrivo della security. Davanti all'Eletto rimane solo Kevil Durantula, clone di chi gli aveva negato la gioia del quarto campionato. A quel punto, dagli spogliatoi compare un volto amico: Kyrie Irving.

"Ho ritrovato questo", dice lanciando l'anello a LeBron. "Ma non dimenticare: tu non sei quegli anelli. Loro sono te!". Il 23 esita, ma, in assenza di alternative, insacca il canestro della vittoria. Tripudio per il TuneSquad e ovazione per LBJ, che tornerà a vincere il premio di MVP della stagione regolare dopo quattro anni.

 

I desideri di His Airness

L'ultimo soggetto, non poteva che essere quello desiderato da Michael Jordan in persona, attraverso un video di qualche mese fa.

Un video pubblicato da Sports Videos (@houseofhighlights) in data:

Artwork by Alessandro Bigi 

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