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Il volo di Icaro di Conrad "McNasty" McRae

The Basktball's Disease

Il volo di Icaro di Conrad McNasty McRae The Basktball's Disease

Lo scorso 10 luglio, verso le sette del mattino, nella città così bella che il suo nome deve essere ripetuto due volte, incrociai lungo la 155esima strada, "Kool Bob Love” o meglio "Bobbito the Barber” o meglio ancora "DJ Cucumber Slice”, all’anagrafe Robert "Bobbito” Garcia, una delle leggende del basket newyorkese mai diventato professionista. Stava eseguendo una serie di movimenti con il pallone chiamati: dribbling drills, rubati ovviamente dall'eserciziario privato di “Pistol” Pete Maravich, eserciziario che Stephen Curry ha imparato a memoria fin da bambino. Riesco a stringergli la mano, abbagliato dalle emozioni, e lui mi risponde con una frase che non dimenticherò mai: «Man, if ya love basketball like me, today is a sad day, Na’ mean?»

Non capii subito a cosa si riferisse e gli chiesi spiegazioni mentre ci recavamo a l’incrocio con l’Ottava Avenue, ovviamente ad Harlem, NYC. Mentre entravamo nel “The Mecca”, cominciò a raccontarmi di una partita giocata proprio sull’asfalto dell'Holcombe Rucker Park. Ero convinto di conoscerla, e iniziare sparare nomi a raffica fino a quando fui interrotto in malo modo e con frasi colorite. Parlò di una partita avvenuta nel 1994 per il Nationally-televised All-Star game dove si affrontano i più promettenti di Chicagocontro quelli più promettenti di New York. All’epoca la rivalità tra le due città era altissima, colpevolissimi furono gli scontri nei play-off tra i Bulls di Michael Jordan e Pippen contro i Knicks di Pat Ewing e Starks. Non nominò nessuno di Chicago, i newyorkesi li pronuncia con notevole ammirazione e sono: Conrad "McNasty" Mcrae, James "Speedy" Williams, Tony Hargroves, Derrick Canada, Kevin Young, e Steve Burt Sr.

I nomi non mi suonano sconosciuti, infatti almeno tre di loro sono apparsi in Italia nel nostro campionato. Ad esempio da ragazzo rimasi incantato da come Steve Burtt sr., arrivato a poche partite dalla fine del campionato salvò, giocando un basket celestiale, la mia squadra del cuore dalla retrocessione. Ad ogni suo canestro  guardavo mio padre con l’espressione “Ma come ha fatto? è inspiegabile un movimento così!”. Alla partita lui si presentò con un curriculum ricco di esperienza pro-basketball che al "The Mecca” non conta per niente. Era infatti famoso per tutt’altro e per saperne di più visitare l’IONA College.

Tra quei nomi però gli chiedo di Conrad Mcrae perché pur suonandomi familiare non riuscivo a trovare nessun appiglio nella mia memoria che mi riconducesse a lui. Bobbito preme play nel suo ghetto bluster in stile Radio Raheem di "Do The Right Thing" e mentre ascoltiamo Jaylib-Mcnasty Filth lui mi spiega come Mcrae andava “to bad” sul ferro e sulla testa di chiunque si trovasse lungo la sua strada. Proveniva da una stagione strana alla Syracuse University, dove aveva perso il Big East Tournament contro i Seton Hall Pirates. Il pupillo di Derrick Coleman in quello stesso anno fu scelto al draft dai Washington Bullets ma senza Jim Boeheim sulla panchina l’esperienza NBA non cominciò mai.

Dick Vitale lo notò proprio nel campetto dove mi trovavo e chi l’ha visto alla Fortitudo Bologna negli anni successivi sa benissimo di come attaccava il ferro e con che cattiveria. Il problema principale per chi doveva fermarlo era che… volava! Saliva in alto e ci restava come Dominique Wilkins, lui era Shawn Kemp prima della nascita di Kemp.

Alla partita c’era ancheil sacerdote che ha creato e custodito per anni lo spirito del “The Mecca”, Il messiah Earl "The Goat” Manigault. Gioca una partita leggendaria. I punti erano superflui ma le stoppate che rifilava ad ogni avversario erano disarmanti. New York esce ovviamente vittoriosa e la gente entrò in campo incredula, dopo aver visto una partita così spettacolare. Tra le altre cose altri due di quei nomi su citati entrarono nella squadra degli Harlem Globetrotters. Però Mcrae dopo qualche anno passato qui e lì in Europa, quando ormai aveva già piegato tutti i ferri di ogni campo da basket a livello agonistico e, dopo aver letteralmente dato fuoco ad una palla da basket per poi schiacciarla a canestro durante un contest, riprovò nella NBA.

Durante un allenamento con gli Orlando Magic fu vittima di un infarto che spense definitivamente il suo talento, aveva solo 29 anni. Si doveva sposare ed aveva da poco avuto un bambino a cui aveva dato il nome di Jordan. Questo ragazzo attualmente gioca anche a basket e milita nella squadra della Binghamton University.Talento? Vedremo, ma nel frattempo a New York il suo nome risuona ancora oggi perché ogni anno a Brooklyn si organizza la Conrad McRae Youth League in suo onore. 

Anche se qui siamo ad Harlem, Bobbito, alla fine mi guarda fisso negli occhi e mi dice: «This is where McNasty lives on».