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Pura estetica calcistica - Intervista a Hallyink

Divise iconiche, leggende del calcio e Subbuteo

Pura estetica calcistica - Intervista a Hallyink  Divise iconiche, leggende del calcio e Subbuteo

Le illustrazioni di Gavin Hall, in arte Hallyink, rimbalzano da un account Twitter a un altro, spinte dal suo intenso uso dei colori, e da quelle linee così caratteristiche che le rendono immediatamente identificabili. Gavin nasce nel North-East dell’Inghilterra, e da quello spirito e da quell’amore incondizionato per il football è permeato sin da bambino. La sua estetica è riconoscibile da chi è cresciuto a pane e Nic Hornby e si intreccia con quella delle serie TV e soprattutto con quella del Subbuteo, magistralmente re-interpretato da Gavin in chiave moderna. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare la sua storia, le sue ispirazioni e la sua, piccola, squadra del cuore.

Ciao Gavin, siamo molto contenti di averti qui con noi. Mi piacerebbe cominciare chiedendoti come hai iniziato a disegnare e quando sei venuto in contatto con il mondo dell’illustrazione?

"Ciao Francesco, grazie per avermi invitato, è un vero piacere. Disegno fin da quando ero bambino, addirittura alcuni dei miei primi ricordi sono di me che disegno magliette da calcio. È stata sempre una delle mie più grandi ambizioni quella di lavorare come designer per uno dei grandi brand sportivi. L’illustrazione, invece, l’ho incontrata un paio di anni fa e il mio stile iniziale si focalizzava sulla celebrazione di giocatori iconici di un team o una nazione. Ho poi evoluto il mio stile lavorando ad altri design, alcuni più contemporanei, ma sono sempre più felice quando devo mettere mano a qualcosa di più retrò."

Questo ci porta alla seconda domanda: nell’illustrare il calcio prediligi, come hai detto, sempre porre la tua attenzione sulle divise, in particolare su quelle storiche: perché?

"Sono sempre stato molto attratto dal design delle maglie da calcio e dalle diverse ere e stili che queste rappresentano. Crescendo negli anni ’80 e ’90 ho potuto assistere al boom del design calcistico, e ho quindi cercato di incorporarlo quanto più possibile nel mio lavoro. Una cosa che ho notato è che i tifosi provano un senso di attaccamento e nostalgia verso alcune magliette più che verso i giocatori che le indossavano. Da un punto di vista stilistico un sacco di classici o di incubi arrivano direttamente da quest’era."

Nei tuoi lavori si avverte una forte influenza dello stile casual e hooligans che, specialmente negli anni ’90, era molto forte. È un’interpretazione corretta?

"Nonostante non sia una decisione conscia, credo che le due cose vadano sempre a braccetto e quindi sempre interpretate in questa maniera, quindi sì, direi di si. Credo che con i miei lavori gli anni ’80 e ’90 si attualizzino in un certo senso, ma resteranno sempre le ere della mia giovinezza e adolescenza."

Di che squadra sei tifoso?

"Sono un grande supporter dell’Hartle United, il che non è una cosa facile, visto che ho passato gran parte della mia vita soffrendo."

Mi pare di capire tu sia un grande appassionato di calcio. Qual è la tua divisa preferita di sempre? E quale ti piace di più illustrare?

"La mia preferita è quella della Germania Ovest ai Mondiali del 1990, in Italia. Tutto in qualla divisa ha uno stile molto classico e pulito, colori iconici e un grande senso del brand e di identità. Questa è una cosa che mi piace molto, mi piacciono molto i club che mantengono un forte senso identitario nel loro design, in particolare quelli di Sampdoria e Ajax, design semplici e storici, che non cambiano mai la loro forma."

Ultimamente, sul nostro magazine, ci siamo trovati a discutere del ruolo degli sponsor sull’estetica delle magliette da calcio. Qual è la tua idea?

"Credo che le sponsorizzazioni abbiano aggiunto estetica alle magliette, ma sfortunatamente i team non sono legati ai brand come lo sono stati fino a 15-20 anni fa. Devo ammettere che sono sempre stato affascinato dai team continentali con molti sponsor sulle loro divise, una cosa popolare in Scandinavia e in Francia. Credo che aggiungere un senso di caos e personalità ad una divisa sia qualcosa che debba essere alla base di un design."

 

Il tradizione del Subbuteo è un qualcosa che, almeno in Italia, ultimamente sta andando un po’ persa. Perché, e quando, hai cominciato ad illustrarlo? E qual è il tuo più bel ricordo legato al Subbuteo?

"Ricordo vividamente quando durante un Natale di tanti anni fa, ricevetti un Subbuteo dipinto a mano con le divise di West Ham e Tottenham Hotspur, da lì è cominciato il mio amore. La decisione di incorporare il Subbuteo nei miei disegni ha seguito una richiesta di un mio cliente, da lì il mio stile si è perfezionato e sono contento sia diventato qualcosa di molto popolare. Lo stile è molto semplice ed efficace, e unisce le figure del Subbuteo con i kit moderni, incapsulando un sapore contemporaneo e retrò allo stesso tempo. È una vergogna che il Subbuteo non viva una rinascita, anche se capisco che non potendo mai competere con videogiochi come FIFA, resterà sempre una scelta da puristi."

Hai mai pensato di disegnare scarpini da calcio?

"È qualcosa che sono sempre stato tentato dal fare, tuttavia le scarpe non hanno su di me lo stesso senso di appeal romantico delle divise, quindi magari rimanderò al futuro."