Vedi tutti

Quella volta che Jordan giocò col 12

The Basketball's Disease

Quella volta che Jordan giocò col 12 The Basketball's Disease

In una notte di circa 25 anni fa, dall’altra parte dell’oceano, durante una partita su di un parquet incrociato dell’NBA Championship Ring accade qualcosa d’irripetibile.

Siamo alla Orlando Arena. La franchigia della città sta per affrontare i Chicago Bulls di Michael Jordan durante una devastante stagione per la corsa verso il titolo. 

Qualsiasi persona che popola questo globo almeno una volta nella vita si è imbattuta in un rituale di superstizione. Ecco, MJ che all’epoca era molto ossessivo e scaramantico, aveva una routine pre-game da rispettare obbligatoriamente prima della palla a due. A parte indossare sotto la divisa dei Bulls i suoi pantaloncini del college (i celebri “calzoncini” di Space Jam), con cui ha vinto il campionato del 1982 e fatto lo scherzo del talco ai telecronisti, lui deve toccare ogni volta la sua maglia, nel cabinato personale, prima ancora di posare il borsone a terra per cambiarsi.

Quella sera la maglia sparì 4 ore prima del fischio d’inizio e Michael, con tutta la dirigenza, impazzì per ritrovarla o per trovare una soluzione al problema. Per lui la notte di San Valentino si stava trasformando nel peggiore incubo della sua carriera.

 

Passa il tempo e la maglia non si trova, si deve quindi pensare ad una soluzione di emergenza, che arriva solo qualche ora dopo. Jordan è costretto ad indossare una maglia d’emergenza col numero 12 senza neanche il nome e qui, le sue paranoie sulla futura prestazione, iniziano a invadere i suoi pensieri. Già durante la presentazione dei quintetti tutto è molto strano, Michael giocava con il 23 fin dai tempi del liceo perché era la metà del numero con cui giocava il fratello Larry, e questo numero 12 – seppur provvisorio – lo fa sentire diverso.

La partita però diventa subito emozionante, finisce anche all’overtime. Jordan, in uno stato di perfidia con un livello pari ad una suora irlandese adirata per delle “marachelle”, ne segna 49. Quasi tutti in faccia a Reggie Theus (apparso anche in Italia) che ama prendere in giro con un "Trash Talk" più "dirty" del solito, soprattutto sull’aspetto fisico di quest’ultimo, anche perché ha una capigliatura ispirata dalla pubblicità di Soul Glo nel film Il principe cerca moglie. l Bulls persero la gara e la maglia fu ritrovata giorni dopo tra il soffitto ed i panelli in plexiglass che delimitano la stanza, ma quella notte entrò nella storia, perché nessuno segnò più quel record di punti con quel numero.

D’altronde, se sei l’atleta sul parquet più vicino nel contatto tra l’umano ed il divino ci sarà pure un motivo.