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Kanye West to the conquest of the NBA

NSS - New Sport Side

Kanye West to the conquest of the NBA  NSS - New Sport Side

Kanye West è nato l’8 giugno del 1977. Vale a dire che la scorsa estate ha compiuto 38 anni. Lo ha fatto ovviamente al fianco di sua moglie, Kim Kardashian, magari coinvolgendo la sua piccola, North West. Lo ha fatto però nel più Kanye dei modi.
Lo scorso 8 giugno lo Staples Center – lo storico pallazzetto dello sport dei Los Angeles Lakers -  è rimasto chiuso, nessuna partita di nessun campionato, nessun concerto niente. Anzi, qualcosa sì. Kim Kardashian aveva fittato lo Staples Center per una notte, organizzando al suo interno la festa di compleanno del marito. Si è giocato a basket riprendendo ogni tiro, twittando in continuazione e facendo sinteticamente crepare d’invidia tutto il mondo. Per 110 mila dollari Kim ha potuto mettere sullo stesso parquet Kanye West, Pusha T, Tyga, Justin Bieber, ma anche Russel Westbrook, John Wall, James Harden (fresco di firma con adidas). Kanye ha scelto ovviamente il numero 23 e tutti si sono divertiti.

Ci sono diversi elementi di questo aneddoto fondamentali per capire l’NBA oggi e soprattutto per capire Kanye West e il suo rapporto travagliato con il mondo NBA. KW è da sempre un grande fan del Gioco, è una delle presenze più assidue sui parquet di Los Angeles, Brooklyn – molto prima, quando c’era anche Jay Z, ora meno – e a volte Chicago, che resta sempre casa sua. Ma Kanye West, being Kanye West, non si è mai approcciato all’NBA da fan. Non ha mai investito in essa, cosa che invece ha fatto Jay-Z, ne ha mai provato a rappresentarla, in questo caso l’esempio è Drake. No. Kanye West ha sempre voluto essere l’NBA, e c’ha provato in tutti i modi che conosce.

Oggi esce The Life of Pablo, il nuovo album di Kanye West. Attesissimo, ha cambiato diversi nomi: prima doveva essere Swish (il rumore che fa la retina nel tiro perfetto, nel basket) poi Waves (scatenando ire e dissing con Wiz Khalifa, che ha velocemente coinvolto Amber Rose) e infine TLOP, che dopo diversi tentativi a indovinare da parte dei fan e un premio messo in palio da Kanye si è rivelato significare The Life of Pablo.

Per la cronaca ben 33 fortunati riceveranno il regalo. Di quale Pablo però non è dato sapere (sembra si tratti di Escobar). Nello stesso giorno esce la Season 3 di Yeezy, già ampiamente annunciata e leakata e di sicuro impatto anche nel mondo NBA. Già le prime Yeezy infatti sono state utilizzare a più riprese sui parquet di mezza America: Lou Williams – allora a Toronto – ne è un esempio, anche Jeff Teague le ha indossate, anche se il massimo esponente dello yeezismo in campo NBA è senz’ombra di dubbio Nick Young aka Swaggy P. Poco (o quasi) importa che per costuzione le Yeezy siano rischiosissime per le caviglie, e quindi successivamente vietate dalle società. Mettetevele a casa vostra, ma non per giocare. Altrimenti vi infortunate e a noi tocca pagare. Questo il condivisibile messaggio.

Questo non ha però fermato la diffusione delle Yeezy nei look dei giocatori: quasi tutti gli atleti adidas, la nuova stellina dei Lakers Jordan Clarkson, la lista è davvero lunga. E comprende anche LeBron James, da punto di vista mediatico IL gicoatore. O per meglio dire comprendeva, dato che dopo i recenti sviluppi qualcosa tra i due (l’uno fan dell’altro oltre che amici) potrebbe essersi rotto.

Cos’è successo? Il primo giorno dell’anno, Kanye West ha pubblicato Facts, una nuova traccia che fa parte del nuovo album e che nel momento centrale richiamava una traccia di Drake e Future strizzando però l’occhio ad altro. “Yeezy Yeezy Yeezy jump on Jumpman” infatti, è stato dai più letto come un attacco, un dissing, alla Jordan (Jumpan d’altronde ricorda molto da vicino MJ) e quindi a Nike, brand di cui è stato testimonial e con cui pare ci fosse stata qualche ruggine che ha portato alla fine del rapporto. Nonostante le reazioni stizzite di tutti i fan del Gioco e delle sneaker, che accusavano KW di lesa maestà, e nonostante la risposte piccata del figlio di Jordan su Twitter, Kanye sembra aver ragione.

È dell’altro giorno infatti la notizia, riportata da Investors.com, che Nike, pur essendo sempre solido leader del mercato sta percendendo importanti porzioni di essi. Per quanto riguarda le sneaker da basket infatti, Nike ha visto le sua vendite diminuire del 14% circa, a fronte di un aumento del 24% di Nike e del 70% di Under Armour, trascinata quest’ultima dalla Step Curry mania. Sempre nella stessa traccia KW chiamava in causa anche LeBron (che entra nella nostra storia) rappando «Nike, Nike treat employees just like slaves/Gave LeBron a bili’ not to run away».

LeBron ha risposto cercando di essere quanto meno visibile possibile - «non ho ascoltato, ma comunque sono dalla parte di Nike. Nike è come una famiglia». L’epilogo è il più Kanyeano possibile: in preda ad un raptus da Twitter, KW si è scusato lo scorso 9 febbraio con Jordan. «Ti rispetto tanto, ce l’avevo solo con Mark Parker» (il CEO di Nike).



E poi c’è la musica. Anche se dovrebbe esserci la musica prima di tutto con Kanye può non essere sempre così. L’amore tra Kanye e l’NBA spicca probabilmente il volo quando la sua Amazing, singolo del suo più fortunato album 808 & Break viene scelta come intro per i playoff del 2009.

Ne esce uno degli spot più emozionanti di sempre per l’NBA, sicuramente il più emozionante e memorabile dell’era moderna, cioè quella post Jordan. Era un Kanye West diverso, molto concentrato sulla musica, sul diventare quello che lui stesso definisce “uno dei migliori artisti di sempre”. È anche il momento in cui il Kanye personaggio comincia a venire fuori, nel percorso che lo porta sul parquet dei Playoff, anni dopo, nel 2015 per l’esattezza, a cantare All Day a casa sua a Chicago.

Un’esibizione che non coinvolge troppo, anche perché durante i Playoff dell’enterteinment importa meno. Quella All Day non è poi finita nel disco, così come un’altra traccia, No More Party in LA. Eppure l’influenza pop di Kanye è così forte che anche i Sacramanto Kings hanno provato a farsi trainare, presentando sui social la candidatura di Demarcus Cousins “copiando” il foglietto degli appunti su cui Kanye aveva trascritto la tracklist di Waves prima e di The Life of Pablo poi.

Album che ha presentato in diretta dal Madison Square Garden (altro tempio del basket NBA), insieme alla nuova collezione Yeezy e supportato da Lamar Odom, ex forte giocare dei Lakers e dei Miami Heat, anche lui membro della famiglia Kardashian. Adesso Kanye ha un nuovo album, dieci nuove tracce per continuare a influenzare e condizionare tutti, anche quelli che non lo sopportano, che in lui non ci vedono un genio. NBA compresa.