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The NSS Guide To The World Cup

Le Notti Magiche di Italia '90

The NSS Guide To The World Cup Le Notti Magiche di Italia '90

Diciamocelo: non è stato un gran Mondiale. Nonostante l’organizzazione italiana fosse stata tutto sommato (stranamente) buona, nonostante solo la Francia avesse mancato la qualificazione all’appuntamento, nonostante Maradona, non è stato un gran Mondiale. Anzi, in tanti sarebbero pronti a giurare d’aver assistito alla più brutta Coppa del Mondo della storia, colpa di uno spettacolo in campo davvero poco interessante (i passaggi indietro al portiere saranno vietati solo nel ’92, e questo certamente non aiuta la spettacolarità dell’evento), di partite noiose ed un clima molto, troppo pesante. Non è stato tutto da buttare (e ci mancherebbe): un grande Baggio,  l’affetto e la cordialità del popolo italiano, che verranno ricordati da quasi tutte le nazionali ospitate, la consacrazione di bomber Skuhravy, la sorpresa del Costarica di Madford e Cayass, e la delusione della super Olanda di Van Basten, Gullit e Rijkaard, arrivata in Italia da campione d’europa in carica e buttata fuori in maniera abbastanza netta dalla Germania. Sempre la Germania.





 

Ma una vera finale?

La Germania Ovest è forte. Troppo più forte dell’altra finalista, l’Argentina, nonostante in quella squadra ci giochi il dio del calcio. Ma i tedeschi sono stanchi, marcano ad uomo e raddoppiano Diego e vanno in cerca di un episodio. Gli Argentini invece, consci della loro inferiorità, si chiudono dietro, puntando dritto ai rigori. La finale più brutta della storia dei Mondiali allora si decide con un rigore, gentilmente concesso dall’arbitro Codesal ai tedeschi, in una decisione che ha l’amaro sapore del complotto. Vince la Germania Ovest e non Maradona. Il perché, lo capirete più avanti.

 

Totò, sempre Totò, solo Totò.


Fare una buona stagione con la Juventus, in Italia, equivale a conquistarsi un posto ai Mondiali. Succede proprio questo a Salvatore Schillaci, per tutti Totò. Il posto da titolare no, per quello ci sono Baggio, Vialli e Carnevale. Non facili da superare. Eppure il 9 Giugno, durante la prima partita degli azzurri ad Italia ’90, Totò entra in campo e segna, di testa. Cominciano in quel preciso istante le notti magiche, i sei gol, il titolo di capocannoniere, la delusione del terzo posto, ed una carriera che, di notti magiche, ne rivivrà poche, troppo poche.





Roger il magnifico

Il più vecchio giocatore ad andare a segno nei Mondiali. Roger Milla 38 anni. Il record verrà corretto poi,  ad USA ’94 da un camerunense. Roger Milla 42 anni. La straordinaria longevità calcistica uniti ad un talento unico ed una tenacia d’altri tempi, e quell’esultanza tutta sua, ballando vicino alla bandierina, hanno fatto di Roger Milla il simbolo dei leoni indomabili. Milla segnerà 4 gol in quei Mondiali, entrando però in tutte le azioni importanti del Camerun, che si arrenderà solo ai rigori contro l’Inghilterra. 

 

Da Napoli a Roma: dagli applausi a fischi.

Hijos de puta”. Il labiale è di tale Diego Armando Maradona. La motivazione, i fischi ingiustificati dell’Olimpico di Roma durante la finale contro la Germania. Strana la sorte dell’Argentina a quei Mondiali. Arrivata da campione in carica, non era certamente la favorita, e nonostante tutto riesce ad arrivare in finale, a giocarsela con la corazzata tedesca. Ma è durante la semifinale che succede qualcosa di molto particolare. Si gioca a Napoli la partita tra Italia e Argentina, e Caniggia pareggia al 68° un gol del solito Schillaci. L’Italia viene fermata dai soliti calci di rigore, ma il pubblico napoletano non può essere scontento. Proprio non riesce a tifare contro il suo eroe romantico, quel Diego che ha trascinato Napoli ed il Napoli nell’elite del calcio europeo. Ma al resto dell’Italia quel boccone non va giu. Fischiano l’inno dell’Argentina e gioiscono per la loro sconfitta, arrivata grazie ad un calcio di rigore “quantomeno” dubbio. Lo pensano, e lo sanno tutti. Qualcuno ha fatto pagare all’Argentina ed a Maradona gli applausi di Napoli.

 

Un’estate italiana
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Il ricordo che noi italiani (o meglio, voi italiani, io non ero neanche nato) abbiamo di Italia ’90 è comunque straordinario. Gli stadi nuovi, il clima di festa che la carovana “Mondiale” si porta inevitabilmente dietro, quella squadra veramente forte che fino all’ultimo, fino al gol di Caniggia ci ha fatto sognare la vittoria della 4 coppa, che avverrà, con qualche anno di ritardo. E poi l’inedito trio Nannini-Bennato e Giorgio Moroder in produzione, per confezionare quello che è l’inno mundial più famoso, la splendida cerimonia d’apertura, con modelli di tutto il mondo che sfilavano indossando abiti dei più importanti stilisti italiani, mentre Moroder prima e Riccardo Muti poi, mostravano al mondo la seconda eccellenza e passione italiana dopo il calcio: la musica.