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Swaggy P

do the right thing

Swaggy P do the right thing

Mai banale. Se mi chiedeste di descrivere in due parole Nick Young sceglierei sicuramente queste. Lui no, lui ha già scelto “Swaggy P”, cosi che da qui si possa agilmente tornare indietro alle prime due.


Nicholas Young nasce a Los Angeles nel 1958. Minore di cinque fratelli, ha avuto un’infanzia tutto sommato felice (passi per un tragico evento), al riparo dal ghetto di Compton, dov’è invece venuto su suo cugino. Il nome dovrebbe dirvi qualcosa, si chiama Kendrick e di cognome fa Lamar. 
Lo scorso anno, giovane ma non giovanissimo, Nick è finalmente approdato nella sua Los Angeles, nella parte giusta stavolta, quella gialloviola. Un giocatore imprevedibile, fuori dagli schemi, con quell’esultanza tutta sua ad ogni tripla. 


C’è sempre gioia nel volto di Young, e ce n’è sempre stata. Tranne che per un momento, quando suo fratello venne ucciso, per sbaglio, a LA. Un momento che l’ha segnato, ma non cambiato. Nick è andato avanti, e dopo un lungo peregrinaggio NBA (Washington, LA, Phila), ed una carriera fatta di poche luci e troppe ombre, ha ottenuto il suo posto al sole, da sostituto di Kobe Bryant. 
La leggenda di Swaggy P invece è diversa e nasce ai tempi dei Clippers, dove durante una conferenza stampa Chris Paul introduce al mondo Nick Young, o Swaggy P, come gli piace farsi chiamare. Da un breve sguardo al suo look quel giorno  non farete fatica a motivare il nickname. Nick Young è quanto di più swag l’NBA possa proporre, più di Westbrook e di Durant, più delle camice del Barba, lui è l’emblema del ragazzo “alla moda” 2.14. Passi per gli inspiegabili mocassini che sfoggia con nonchalance in diverse colorazioni, Swaggy P rappresenta l’intero campionario del fashion. Nike Air Yeezy, Kobe 9 (che gli ha addirittura tributato un’edizione), Bape, BBC, camicie a fantasia e via discorrendo all’infinito. 

Lui è uno che alla domanda “ Da dove vien fuori il tuo soprannome?” risponde, con una semplicità e sincerità disarmante “Just from hanging around the homies, and how I dress. They just came up with something and I just ran with it. They would talk about how my jeans are too skinny, and my style is different.” e che ammette di avere circa 200-300 paia di scarpe. Ha lanciato la “Guns Germ $teal Shirt” indossata poi anche dal cuginetto Kenrick nel video di “How Many Drinks” di Miguel, e con Durant (e Pharrell aggiungerei) sta riportando in auge la moda tutta 90s di allacciarsi le felpe in vita.
Un fenomeno mediatico a 360 gradi, dal flirt con Izzy Azalea, a Rihanna che invoca il suo nome, è arrivato al punto in cui  tutti vogliono un pezzo di Swaagy P. Chi certamente riesce ad averlo sono: i suoi fans in primis, data la cura maniacale con la quale aggiorna il suo profilo instagram, ed il suo allenatore Mike D’Antoni, che ha trovato in lui uno dei pochi appigli di una stagione decisamente da dimenticare. Ovviamente, quando gli va a genio.

Eppure nessuno cambierà mai Nick Young, niente lo smonterà mai, il suo jumpshoot, cosi come il suo stile non si modificherà davanti a nulla, se non alla sua volontà. La volontà di uno che, pur volendo, non potrà mai essere banale.