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USA National BasketBall Team

Do the right thing

USA National BasketBall Team Do the right thing

Gli Stati Uniti sono un luogo particolare, sotto tanti punti di vista. Vivono lo sport in maniera assolutamente unica, attribuendogli un’importanza primaria, che li porta spesso ad eccellere. Il basket, come dimostrato dall’NBA, è sicuramente una di quelle discipline dove tendono a primeggiare. Il più grande palcoscenico internazionale, le Olimpiadi, li ha visti andare sempre a podio, e vincere 14 delle 17 edizioni a cui hanno partecipato. Eppure la storia olimpica degli USA non è cosi lineare come tutte le medaglie d’oro potrebbero testimoniare.

Riviviamo la storia della nazionale di pallacanestro a stelle e strisce, attraverso 5 momenti fondamentali, rappresentandoli con le cinque jersey corrispondenti.

Melbourne 1956

Fin dalla prima edizione dei giochi Olimpici (Berlino 1936) dove si sia giocato a basket, gli States avevano una regola, che proibiva ai giocatori NBA professionisti di vestire la maglia della nazionale. Per questa ragione nel 1956, Bill Russel, uno dei 4 giocatori NBA più forti di sempre, decise di rimandare di un anno il suo ingresso tra i pro, per poter difendere i colori del suo paese. Fu un trionfo, 56 punti di scarto di media, per quella che ad oggi resta la miglior prestazione olimpica di sempre di qualsiasi sport (di squadra). Erano gli anni ’50 e la divisa del team era bianca e candida.

Monaco 1972

L’edizione del ’72 conobbe il finale più controverso forse della storia dello sport. Gli States venivano da 60 incontri senza mai perdere, l’ennesima finale contro l’URSS, in piena Guerra Fredda. Per un problema tecnico che non stiamo qui a spiegare, gli USA si ritrovarono a festeggiare prima del tempo, salvo essere poi beffati ad un secondo dal termine dai sovietici. Il clima tesissimo, non aiutò il ricorso degli americani, che incapparono nella loro prima disfatta olimpica. Nelle jersey della nazionale, e nelle acconciature dei giocatori in campo c’era tutta l’essenza degli anni ’70. Incredibile.

Seul 1988

La più classica delle gocce che fa traboccare il vaso. Gli USA, pur imbottiti di future stelle NBA, perdono in seminifinale ancora contro i Russi, stavolta in maniera netta. Siamo di fronte ad un momento epocale per la storia e della nazionale olimpica e delle olimpiadi stesse. La regola che impedisce ai pro di vestire la maglia della nazionale verrà abolita. Dalla prossima volta, si farà sul serio. Una divisa da gioco che assomigliava molto a quella dei Knicks, simbolo funesto, a quanto pare.

Barcellona 1992



Ladies and gentleman: il Dream Team. Archiviata la delusione asiatica, gli USA concedono ai pro di unirsi alla nazionale, e per la prima assoluta, si vestono d’oro. La più forte, entusiasmante, talentuosa e cool squadra nella storia dello sport per distacco. Michael Jordan. Pippen, Magic Johnson, Lerry Bird e potremmo continuare all’infinito. Un fenomeno planetario, un esempio di cultura pop che invase il mondo intero. Il retroscena più interessante è certamente quello riguardante Isaiah Thomas. Sicuramente uno dei playmaker (se non IL playmaker) più forti dell’epoca, venne escluso per volere di Jordan, che tuonò: “o lui o me”. Non l’hanno neanche lasciato finir di parlare, ed addio Isaiah. La jersey della spedizione è semplicemente la più famosa divisa da gioco nella storia del basket.

Atene 2004

C’è un po’ di sano patriottismo in quest’ultima inclusione. Dopo il ’92, e fino ad oggi,  gli USA vinceranno sempre le Olimpiadi senza mai perdere una partita. Se non fosse stato per il 2004. Alle olimpiadi greche il “Nightmare Team” subì la prima sconfitta olimpica nella storia dei pro americani. La squadra degli incubi in realtà era composta da Iverson, Lebron James, Wade e giocatori di tale livello NBA. Tuttavia la spedizione fu talmente sfortunata da concludersi al terzo posto dietro i campioni argentini e all’Italia (da cui l’orgoglio di sopra). Le divise furono prodotte dalla Reebok, il risultato non fu proprio entusiasmante.