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Kevin Durant - The Importance Of Being Second

do the right thing

Kevin Durant - The Importance Of  Being Second do the right thing

Molte volte, in ambito sportivo, si abusa del termine straordinario. Si tende a sfruttarlo troppo, rendendolo di conseguenza non cosi fuori dal normale. Tutto ciò va a discapito di momenti, come quello attuale di Kevin Durant, dove davvero qualcosa fuori dall’ordinario sta accadendo.

Nato 25 anni fa a Washington, Kevin non ha avuto un’infanzia facile, non ha praticamente mai conosciuto suo padre, ed è stato tirato su dalla madre e da nonna Barbara, si perché non sarebbe una vera storia NBA senza una nonna dalla personalità forte, sempre pronta a consolarlo, come quella volta in cui KD si lamentava di essere troppo alto (e per questo trattato diversamente dai compagni e maestri). E' stata lei a a dirgli “non temere, un giorno questa altezza sarà una benedizione”.

Guardatelo oggi, 2,06 m per 107 kg, magro per davvero per gli standard NBA, ma con una forza fisica che anche quelli di ESPN stanno ancora provando a spiegare. Un rilascio della palla leggero, un crossover sublime, ed una coordinazione e convinzione nei proprio mezzi davvero difficile da concepire.

E’ uno che impara in fretta Kevin, riesce a far sue quelle che ritiene essere le migliori tecniche degli avversari, ad assimilarle e migliorarle. Ha imparato anche ad essere il numero due, non ad accettarlo sia chiaro, ma a prendere il meglio da questa situazione. Sembra davvero che essere secondo sia nel destino del ragazzo che è andato al collage ad Austin, secondo miglior prospetto nazionale proprio ai tempi del Texas, seconda scelta assoluta al Draft nel 2007, è arrivato secondo nell’unica volta in cui è riuscito ad arrivare in finale (nel 2011/2012) , secondo in 3 delle quattro volte che Lebron ha vinto il premio di MVP della stagione.

Arriviamo al punto: LeBron James. Come molte volte capita nella storia dello sport c’è qualcuno che nasce semplicemente nell’epoca sbagliata. Senza il Re, K-Smoove sarebbe indiscutibilmente il miglior giocatore della lega, come ha dimostrato nel mese di Gennaio 2014. 12 partite al di sopra dei trenta punti, circa 38 punti di media e una percentuale al tiro imbarazzante. Senza Westbrook, solo al comando. In un articolo comparso qualche mese fa su SLAM dal titolo emblematico “The King and I” Durant ha ammesso (come pure in altre interviste) di essere “amico” e di rispettare tantissimo Bron, che due si sono anche allenati tanto insieme nell’anno del lock-out., pensate che spettacolo.

Chiedete a qualsiasi atleta professionista come ci si sente ad essere secondo, pur nel corpo di un numero uno. Vi risponderà mentendo. Ma non Durant. Recentemente ha dichiarato : “Io vado in palestra e lavoro sul mio gioco, non ho l’immagine di LeBron sulla palla o il suo nome nella mente. Tutto riguarda me stesso ed il migliorarmi. Io so come sentirmi meglio. Io conosco la fiducia che ho in me stesso, e voglio andare fuori da qui e provare al mondo d’essere il migliore, contro il migliore.”. E c’è da crederci, perché KD 35 è davvero cosi. Non può nascondere di sentire la pressione, ma può provare a mostrare il contrario. E’ sempre il primo ad arrivare in palestra, ed è sempre pronto a migliorare qualche aspetto del suo gioco. Un leader silenzioso, il piu simile in questo a Tim Duncan. 
Non pensate però che non abbia carattere, a SportIllustrated infatti tuonò d’essere stanco di essere sempre secondo, di non essere nato per questo e di pensarci ogni giorno.
Lo sa anche il Prescelto. “Someone, somewhere, is trying to take my spot and I know where he is, too. He’s in Oklahoma” parola di Lebron James.